Scuola nel caos: allarme per alunni, docenti e famiglie su valutazioni e Dad

da La Tecnica della Scuola

La confusione sembra regnare sovrana nelle faticose giornate della didattica a distanza, con alunni che faticano a seguire il ritmo di videolezioni, chat, mail, registro elettronico, whatsapp e docenti che lavorano decisamente più freneticamente che non nella normale attività didattica.

Adesso tutta l’attenzione è concentrata sul decreto che dovrebbe finalmente dare indicazioni concrete sullo svolgimento degli esami di Stato e sull’esito dell’anno scolastico per gli alunni delle classi intermedie. E già montano le polemiche, i dubbi, soprattutto la sorpresa per quello che è trapelato dalle bozze in merito a: valutazioni; incertezze su promozioni per tutti (ma con “debiti” da saldare a settembre dopo corsi di recupero, o soltanto lezioni di recupero prima dell’avvio del nuovo anno scolastico, e per chi?) che rischia di “vanificare” da qui in avanti il lavoro che con dedizione stanno svolgendo gli insegnanti nel caso molti alunni mettano in conto che tanto è tutto rinviato a settembre; esami di Stato conclusivi del percorso di studi delle scuole superiori ed esami al termine delle scuole medie.

La bozza del decreto rende probabilmente obbligatoria la Dad ma non cambia la libera scelta delle modalità di effettuazione

Come se ciò non bastasse nelle bozze circolate c’è il solito, “trito e ritrito” richiamo alla didattica a distanza, ma forse l’interpretazione “restrittiva” che ne è stata data non è esatta: nella bozza disponibile (poi vedremo se sarà confermata) all’art. 2 comma 3 si dice: “In corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”. Quindi non vedo molta differenza almeno per chi sta già praticando la didattica a distanza, perché non si parla di “lezioni on line” (video lezioni a tutti i costi, e magari su un’unica piattaforma) bensì di “strumenti informatici o tecnologici a disposizione” e gli strumenti tecnologici e informatici a supporto della comunicazione e della possibilità di interagire (quello che si richiede ai docenti con gli alunni) non sono solo i collegamenti on line.

Tant’è che subito dopo si legge: “Le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi dei dirigenti scolastici nonché del personale scolastico, come determinati dal quadro contrattuale e normativo vigente, fermo quanto stabilito al periodo precedente, possono svolgersi nelle modalità del lavoro agile anche attraverso apparecchiature informatiche e collegamenti telefonici e telematici, per contenere ogni diffusione del contagio”.

Quindi l’unica differenza di passo, se intendiamo bene (e se non si vuole forzare la situazione creando nuove polemiche, quando la stragrande maggioranza sta lavorando con grande vigore e dedizione, ed innescando effetti “boomerang”), sta nel verbo “assicura” invece del semplice auspicio: quindi la nuova “asserzione” è semmai rivolta a chi non ha preso parte sinora in alcuna forma alla didattica a distanza (per carità il rilievo è notevole perché chiama in ballo problematiche contrattuali, ma per non fare “confusione” e determinare ulteriore disappunto, che già diverse esternazioni passate della ministra hanno  generato, occorre dire – secondo me – che non si va a “schematizzare ingabbiandole” le modalità di didattica a distanza; e lo affermo, speranzoso di aver compreso il senso di quel comma del probabile futuro decreto, proprio io che non ho lesinato dubbi e aspre critiche in un precedente articolo.

D’altra parte a conferma di quanto sto scrivendo non trovo niente nella bozza che annulli o metta in discussione questo passaggio della nota n. 388 del 17 marzo scorso a firma del capo dipartimento Bruschi: “Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza”.

Ogni disciplina ha una propria specificità anche nelle modalità più adatte all’applicazione della Dad

Mi pare chiaro. Anche perché mi stupirei se la ministra non comprendesse che le modalità della Dad vanno anche adattate alle discipline insegnate (pensando magari solo ai licei classici, scientifici, linguistici o nello specifico delle discipline a italiano, matematica, lingua straniera, storia dell’arte, filosofia, storia, scienze, …); ad esempio per le materie tecnico/esecutive degli istituti professionali e dei tecnici, ma anche degli indirizzi artistico/laboratoriali dei licei artistici più che le video lezioni sono utili forme di interazione magari addirittura più complesse di un collegamento “a timer”, perché per queste discipline serve uno scambio costante di spiegazioni e immagini con file ed allegati e di elaborati da restituire da parte degli allievi, che poi riceveranno di nuovo gli elaborati corretti, magari utilizzando lo strumento interattivo del registro elettronico insieme a chat di gruppi classe per comunicare, mail e whatsapp per ricevere e restituire corretti gli elaborati (magari sino a mezzanotte se si hanno tanti alunni in “classi pollaio”!).

Per fortuna ciascun docente, di qualsiasi materia, sa quale tipo di didattica a distanza sia più utile alla propria disciplina e alle esigenza dei propri alunni, che nessuno conosce meglio dei maestri e dei prof che li seguono quotidianamente, e non dietro una scrivania ministeriale (o forse ancor più dietro a taccuini e microfoni).

E la stessa ministra inizialmente aveva detto che pur non essendo sufficiente la mera consegna di appunti e compiti l’importante era stabilire una interazione con gli alunni per una didattica a distanza inclusiva, con i mezzi ritenuti più idonei. E quindi, aggiungo, anche che tenesse conto degli strumenti tecnologici a disposizione dei ragazzi: e non ci si copra adesso dietro la “foglia di fico” degli stanziamenti per la Dad, in particolare la somma di 70 milioni da assegnare alle scuole per poter dare in comodato d’uso gratuito i dispositivi digitali per gli studenti meno abbienti, perché tali dispositivi non sono ancora effettivamente disponibili (ci sono procedure da seguire) e anche quando lo fossero prima della fine dell’anno scolastico (cosa sulla quale ho qualche dubbio) i beneficiari cosa dovranno fare per averli materialmente? Non potendoli ricevere a casa, immagino che dovranno andarli a prelevare nelle sedi degli istituti scolastici. Non è rischioso?

Tornare a “prove muscolari” non conviene a nessuno, anche per non innescare un effetto “boomerang”

Appurata la fattiva disponibilità della quasi totalità degli insegnanti (pochissimi quelli che hanno rifiutato di attuare una qualsiasi forma di didattica a distanza, magari legittimamente dal loro punto di vista, anche se il momento consigliava forse un atteggiamento meno rigido, ma naturalmente anche da parte di certi presidi e della ministra e purché arrivasse una certa “gratitudine” e non “prove muscolari” ed esternazioni che sarebbe stato assai meglio evitare), non penso tra l’altro che convenga alla ministra Azzolina creare un nuovo “fronte conflittuale” o di polemiche (a meno che non rappresenti una sua strategia) mentre tutti (grande maggioranza dei presidi e grande maggioranza dei docenti) stanno lavorando cercando di venirsi reciprocamente incontro, come è doveroso in una comunità educante, a patto però che non vengano fuori dal cilindro (mi auguro nessuno pensi… alla “corona” anziché il cilindro!) di alcuni presidi idee tipo l’autonoma decisione di accorciare le vacanze di Pasqua.

Lezioni a distanza durante le vacanze di Pasqua? Certamente no

Né possono esserci decisioni di tale tipo neppure avallate da Consigli di istituto (come leggo in un articolo riportato in questo sito) perché i giorni di lezione persi non possono essere recuperati durante vacanze stabilite dal calendario fissato dagli Usr (bel concetto di autonomia scolastica!) e solo una disposizione dello stesso Usr o a livello nazionale del Ministero potrebbero “cambiare le carte in tavola” (nel frattempo giustamente ed opportunamente il M.I. ha ribadito che nei giorni stabiliti delle vacanze pasquali non è prevista didattica). Semmai i Consigli di istituto possono rivedere decisioni prese con proprie delibere ad inizio di anno scolastico. Un “sommesso consiglio” ai rappresentanti dell’Anp: un bel corso di formazione su tali questioni verso alcuni dirigenti non sarebbe opportuno, guardando ogni tanto “in casa propria”?

Altra cosa è convocare riunioni (Collegi docenti, CdC) per gli insegnanti durante le festività (non certo durante le ferie: ci mancherebbe anche questo in Italia!) purché convocate secondo le regole stabilite: certo, convocare un Consiglio di classe ordinario on line il pomeriggio del venerdì Santo sembra… un tantino eccessivo, ma ciascuno (presidi compresi) risponde alla sua coscienza: però magari un “richiamo” del Papa, vista l’importanza della giornata del venerdì Santo per la liturgia cattolica, siamo quasi certi… che farebbe molto effetto!

La conflittualità con i sindacati

Dicevo: non penso convenga alla ministra creare un nuovo “fronte conflittuale” o di polemiche, a meno che il recente  incontro in videoconferenza con i sindacati l’abbia di nuovo fatta irritare (sapesse come sono “irritati” i sindacati!). I rapporti con le organizzazioni sindacali non sono mai stati particolarmente “affettuosi” (per usare un eufemismo‼) prima per la questione dei concorsi, poi per le date fissate per le domande di mobilità (e mi sembrano più che legittime le proteste dei sindacati), passando per le spiegazioni chieste dai sindacati anche sul mancato confronto in relazione alla nota a firma Bruschi e su alcune esternazioni che potevano apparire autentici “diktat”: da questo momento in particolare, la Azzolina ha cominciato a dare segni di evidente “fastidio” verso il normale contraddittorio che deve caratterizzare in democrazia il rapporto fra governo e parti sociali (datoriali e rappresentanti dei lavoratori). E ha inasprito i toni, apparentemente senza alcuna ragione, rivolgendo nel contempo “un appello” ai dirigenti scolastici, praticamente “radunandoli” e “spronandoli” dicendo: “Voi sì che siete i comandanti della nave” (quindi, come ho scritto in un altro articolo che si occupava di Dad e valutazioni, ogni parere contrario ai loro “ordini” va considerato insubordinazione, forse… addirittura “ammutinamento”, con tutto quel che ne consegue?). E se i dirigenti sono i “comandanti della nave”, lei cosa è: l’Ammiraglio?

E la cosa inspiegabile è che, tranne rare eccezioni, presidi e docenti, come abbiamo detto, stavano lavorando spesso in sintonia, applicando con il buonsenso la didattica a distanza ben consci però che si tratta di una metodologia transitoria (ma non per l’Anp, secondo quanto si evince da alcune dichiarazioni ufficiali), in una fase di drammatica emergenza sanitaria, che non può sostituire il clima d’aula, la presenza fisica in classe, il confronto diretto con gli allievi (e che comunque può essere un buona pratica, ad esempio, per la “scuola in ospedale” e per la didattica domiciliare per gli alunni che non  potessero essere presenti in classe per periodi medio-lunghi).

E dalla richiesta di chiarimenti dei sindacati è scaturito lo “scatto d’ira” nei confronti delle organizzazioni sindacali da parte dei 10 presidi che hanno tra l’altro scritto in un comunicato “Lasciateci lavorare (…) Vergognatevi” (della serie “non disturbate il manovratore”, cioè il “comandante della nave”?), con reazioni anche aspre di molti docenti che hanno sottolineato che sono disposti a impegnarsi con dedizione alla causa, visto il momento, ma che ciò non vuol dire che i diritti contrattuali devono essere considerati un “privilegio”, soprattutto che la libertà di insegnamento non può essere “annullata” ed è introdotta nel contratto proprio perché discende dalla volontà dei “padri costituenti” che la hanno inserita nella nostra bellissima e sana Costituzione, non  è un capriccio sindacale‼).

Reazioni dei docenti anche in risposta a certe prese di posizione che sembrano ispirarsi, probabilmente prendendo alla lettera l’invito ad essere “comandante della nave”, al capitano Bligh nel film “Gli ammutinati del Bounty”.

Si torni a toni più pacati. La scuola ha bisogno di dialogo e confronto

Poi, improvvisamente, i toni della ministra sono tornati più distesi (una pacata riflessione? Un meditato calcolo? Un “rimbrotto” dall’alto?). Bene. Ritorna il buonsenso e ritorna il sereno. Anche perché c’era il rischio di innescare un effetto “boomerang” tra i docenti (quel paventato… “ammutinamento”?), se gli stessi non fossero spinti da senso etico verso gli alunni.

Ora aspettiamo il decreto e vedremo, anche se per Flora Frate, confluita dal M5S al “gruppo misto” e che fa parte della Commissione cultura della Camera dei deputati, vi sono elementi di preoccupazione, affermando: “i pieni poteri che invocava Matteo Salvini hanno fatto gola a qualcun altro, che li vorrebbe per sè. O almeno questa sembra l’intenzione” mentre “la scuola ha bisogno di dialogo, concertazione, confronto e rispetto e non di protagonisti solitari. Ogni altra ipotesi rappresenterebbe una deriva pericolosa, da scongiurare con ogni mezzo”, ma dichiarandosi fiduciosa in un intervento del premier Conte).

Strane convergenze si delineano: si vuole “burocratizzare” il ruolo del docente, magari in un’ottica aziendale della scuola?

Ma io sarei più preoccupato delle “strane convergenze” che si stanno coagulando attorno alla ministra dell’istruzione e ai suoi “consiglieri”: non solo in parte i “renziani” e qualche Ds come la vice ministra Ascani, peraltro nominata già sottosegretaria “in quota Renzi” ma poi rimasta nel Pd (pur avendo formato una sua “minicorrente”, mi risulta) ma persino la Aprea, deputata di Forza Italia, che torna alla carica (fiutando il momento favorevole) e spera di poter finalmente far passare (con un governo di cui fa parte un partito “progressista” ed un altro che aveva fatto della lotta alla legge 107 e quindi al “dirigismo” un proprio “cavallo di battaglia”) le riforme che definirei di un modello di scuola aziendalista da lei sempre caldeggiate, a cominciare dall’abolizione legale del titolo di studio (…visto che quest’anno l’esame di Stato sarà comunque stravolto, forse forse  è l’occasione buona per riprovarci”!).

Senza un riferimento personale alla Aprea, ma parlando di tutti coloro che vedono una “opportunità” in questo lungo, drammatico momento, dico francamente che a molti parlare di “opportunità” in questa fase tragica provoca indignazione.

Tornando a quanto accennato prima, non vorrei ci fosse una “idea strisciante e strategica” di burocratizzare il ruolo del docente e usarlo come esecutore e “gestore” di decisioni verticistiche. Argomento che va approfondito, ma non in questo articolo, anche per ragioni di spazio.

Valutazioni, promozioni, esami di Stato: che fare? Urge chiarezza

Il disorientamento è stato tanto anche nel leggere che probabilmente gli alunni saranno tutti promossi (d’altra parte si può parlare di valutazione formativa, che ha certamente una sua importanza, ma sinché ci si affida negli scrutini ad una valutazione sommativa, cioè voti, c’è poco da fare in effetti perché mettere voti  tramite prove on line a distanza è improponibile per affidabilità, perché creerebbe discriminazione tra gli alunni e perché aprirebbe la strada a contenziosi che se vuole “si prende” il M.I. senza però “caricarli” sulle spalle – e le tasche! – degli insegnanti). Ma almeno si tratta di capire cosa si farà da settembre in poi con i casi di alunni insufficienti prima della sospensione delle lezioni in aula, né si può pensare di bocciare chi magari aveva un voto insufficiente nel primo quadrimestre.

Si rischia di demotivare gli alunni: alcuni potrebbero non seguire più la Dad

Ma se gli alunni saranno tutti promossi e il debito formativo dovesse essere assegnato (e recuperato a settembre) a chi sino al momento dell’interruzione delle lezioni in aula, o peggio alla fine del primo quadrimestre, aveva marcate insufficienze, ciò non può provocare una grossa ingiustizia? Infatti, magari chi aveva sufficienze non segue più e invece chi ha seguito assiduamente ed andrebbe quindi premiato (per l’impegno, ma magari ha dimostrato anche un buona ripresa sul piano degli apprendimenti) verrà lo stesso “rimandato” a settembre!

Si rischia di creare una demotivazione negli studenti, e poi se non si fanno più coinvolgere vedrete che la colpa sarà del docente poco disponibile all’interazione, magari proprio quello che fa quotidianamente la didattica a distanza, sia essa tramite video lezioni o utilizzo di altra metodologia con scambio di messaggi su chat di classe, whatsapp, mail, mettendo magari anche a rischio la salute propria e degli alunni.

Uso eccessivo delle tecnologie: rischi per la vista e problemi di dipendenza

A tal proposito a parte il concreto rischio per i ragazzi di fenomeni di dipendenza dovuti all’uso eccessivo delle nuove tecnologie, stare per tante ore (e nella didattica a distanza è proprio così, in aggiunta al normale uso e spesso abuso che quotidianamente ne fanno soprattutto gli adolescenti) può determinare conseguenze gravi anche per la vista.

E tanti genitori, ancor più che gli alunni si lamentano degli eccessivi compiti assegnati e delle troppe ore passate dai loro ragazzi davanti agli schermi.

Inoltre, tantissimi genitori vorrebbero al più presto sapere, così come gli studenti (ed ovviamente anche gli stessi docenti, soprattutto in tema di valutazioni), cosa si prevede per questa fase finale dell’anno scolastico (un rientro a scuola lo ritengono da irresponsabili, e io concordo pienamente anche perché scienziati e medici fanno appello alla prudenza e all’estrema attenzione per ancora diversi mesi: sarebbe da folli, dopo tanti “sacrifici”, anticipare il rientro a scuola di ragazzi e insegnanti – oltretutto sia gli uni che gli altri per recarsi a scuola prendono quasi sempre mezzi pubblici – che rischierebbero in prima persona ma che rientrando a casa farebbero correre incredibili rischi ai propri familiari, tra cui spesso persone anziane‼).

Prudenza per le date del rientro a scuola (proposte di lezioni in aula a maggio vanno censurate!) e anche per le modalità di svolgimento degli esami

Prudenza anche per gli esami conclusivi di Stato e per quelli delle medie (nessuna accelerazione dei tempi perché soprattutto al sud ancora non si sa come l’emergenza evolverà e quando si potrà essere sicuri, tenendo conto anche del grande problema degli asintomatici): e poiché per tanti motivi nella seconda metà di luglio e ad agosto non si possono organizzare allora o si fanno a distanza (con quali modalità?) o slittano a settembre. Ma occorre chiarezza. Invece, a parte la commissione formata dai docenti della classe più un presidente esterno, non si sa nulla di preciso e la confusione aumenta. Siamo praticamente fermi a dichiarazioni di questo tenore, riportate in corsivo: “Abbiamo già in mente possibili soluzioni (beh, sarebbe sorprendente se proprio al Miur non ci avessero ancora pensato) che garantiscano agli studenti di fare un esame serio, giusto – ha detto qualche tempo fa la ministra – in cui non si perda il sapore dell’esame (il…sapore dell’esame?), ma devo tutelare gli studenti rispetto agli apprendimenti degli ultimi mesi”.

Una proposta di valutazione biennale per le classi intermedie

Per le classi intermedie, invece, io avevo avanzato in un precedente articolo una proposta di valutazione biennale (rivedendo quella della Cub scuola) e mi fa molto piacere che nella sostanza sia assai simile a quella avanzata dall’Andis, altro sindacato dei dirigenti scolastici, le cui posizioni mi appaiono molto più concilianti e apprezzabili, anche rispetto ad un approccio generale, rispetto ad altre analoghe organizzazioni sindacali dei dirigenti, ponendo questioni concrete da risolvere e non invece un “manifesto di intenti”, con minuziose prescrizioni, sui futuri assetti della scuola, che vanno concertate al momento opportuno, non in questo momento tragico di emergenza sanitaria, con tutte le componenti che rappresentano le “parti sociali” e alla fine del confronto ovviamente poi tocca al Parlamento, ancor più che ai decreti ministeriali, legiferare.

La proposta della valutazione biennale la riassumo in sintesi; andrebbe effettuata il prossimo anno scolastico (tenendo conto anche di questo a.s.), cioè facciamo un esempio per chiarezza: gli studenti di una attuale terza delle scuole di istruzione secondaria di II grado vengono promossi “con riserva” alla classe quarta, i docenti durante l’anno scolastico verificheranno quanto appreso dai discenti anche nell’attuale periodo della didattica  a distanza (valutando quindi anche l’impegno profuso in modo differente dagli alunni in questa fase, tenendo ovviamente in debito conto se i problemi rilevati non abbiano origine da difficoltà oggettive degli alunni, ad esempio gli strumenti tecnologici che possono effettivamente usare) facendo una didattica di “potenziamento” per le eventuali lacune degli allievi, nel frattempo si organizza ovviamente il programma dell’a.s. 2020/2021, valutando infine a giugno 2021 complessivamente il rendimento dell’a.s. 2020/2021 e il superamento delle lacune registrate nell’a.s. 2019/2020, con i consigli di classe chiamati a decidere il superamento di entrambi gli anni o di bloccare lo studente per l’ulteriore anno successivo alla classe frequentata nel 2020/2021, cioè la quarta classe.

Mi sembra una proposta di buonsenso (e quindi temo …non verrà presa in considerazione!).