Scuola, più fondi o maxi-detrazione per salvare le paritarie

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno, Claudio Tucci

Ogni nove studenti che scelgono le scuole statali ce n’è uno che opta per le paritarie. E nel comparto dell’infanzia questo rapporto scende a due. Benvenuti nel sistema nazionale di istruzione che in Italia esiste da 20 anni e che vede istituti paritari (religiosi e non) e comunali in campo accanto a quelli pubblici. Stiamo parlando di un universo variegato che non sempre ha brillato per trasparenza e qualità, ma che in alcune regioni (e in alcuni comparti) si rivela indispensabile per l’erogazione universale del servizio scolastico dai 3 anni in su di età. Un mondo che sta facendo i conti con l’emergenza coronavirus e che a settembre – quando si tornerà finalmente in classe – rischia di essere fortemente decimato. Tant’è che il Governo sta pensando di correre ai ripari con il decreto Aprile e anche le Regioni e i Comuni stanno iniziando a fare la loro parte (su cui si veda l’altro articolo in pagina).

La galassia non statale

Partiamo dai numeri. Le scuole paritarie in Italia, secondo gli ultimi dati del Miur, sono 12.564 (contro le 40mila statali) e accolgono 866.805 studenti (a fronte dei 7,5 milioni iscritti al pubblico): la fetta principale, 524.031, sono nel segmento della scuola dell’infanzia (compresi asili e materne). Il settore impiega circa 160mila unità di personale alle dipendenze, tra docenti (90mila) e tecnici-amministrativi (70mila) e tutto sommato ha retto al grande “esodo” di insegnanti che hanno colto al volo le varie tornate di stabilizzazioni iniziate nel 2015/2016, optando per il posto fisso negli istituti statali.

I fondi

Il finanziamento al mondo delle paritarie negli anni è salito, per effetto degli interventi spinti dall’ex sottosegretario, oggi deputato Iv, Gabriele Toccafondi. Il contributo pubblico ora ammonta a 512,7 milioni annui; a cui si aggiungono i 35,9 milioni previsti per inserire gli studenti con disabilità (gli ultimi dati indicano circa 12mila alunni). Le rette a carico delle famiglie oscillano dai 2mila ai 4-5mila euro, suddivise in 10 mensilità, a seconda del grado di istruzione; ma è prevista una detrazione, al pari delle scuole statali, del 19% fino a 800 euro di spese.

La riapertura a rischio

Già prima dell’emergenza coronavirus il sistema era in affanno: negli ultimi tempi, tra chiusure e nuove aperture, si sono perse circa 200 paritarie l’anno, soprattutto superiori, e con la stretta sui “diplomifici” in vigore da tre anni è stata tolta la parità a oltre un centinaio di istituti. In questo scenario è arrivata la crisi legata al Covid-19. Anche le scuole non statali sono state chiuse in tutta Italia dal 5 marzo e si sono dovute “riconvertire” alla didattica a distanza. Ma gli interventi statali di sostegno scarseggiano. Per effetto del decreto “cura Italia” le paritarie si sono viste recapitare 3,7 milioni (sui 43,5 complessivi) per le pulizie straordinarie dei plessi e l’acquisto di prodotti igienizzanti e, dopo un emendamento parlamentare, 2 milioni (contro gli 85 previsti sin dall’inizio per le scuole statali) per dotarsi di piattaforme e strumenti digitali da usare nelle lezioni online.

Il nodo restano le rette, che molti genitori, a loro volta colpiti dalla crisi, non stanno più versando. Come conferma Luigi Sepiacci, presidente di Aninsei Confindustria (che associa 600 gestori di strutture private): «A marzo ha pagato il 30% delle famiglie, ad aprile nessuno, anche chi sta usufruendo della didattica a distanza. Se continua così – è il suo allarme – a settembre rischiamo di avere il 50-60% degli asili chiusi. E quelli che resteranno in piedi saranno costretti a raddoppiare le rette». Ma un extra-costo rischia di pagarlo anche lo Stato. Un’eventuale chiusura di massa delle scuole paritarie costerebbe alla collettività circa 5-6 miliardi di euro all’anno, considerando che, secondo l’Ocse, la spesa media complessiva per uno studente è in Italia di circa 6.500 euro all’anno.

Le misure allo studio

Per evitare lo tsunami di settembre paventato da Sepiacci il Governo sta pensando di aiutare il mondo delle paritarie. A oggi allo studio ci sono due strumenti: un potenziamento delle detrazioni vigenti per ristorare i genitori con cifre maggiori. Oppure un fondo ad hoc, «che dovrà avere una capienza di non meno di 100 milioni di euro – avverte Toccafondi – per aiutare le famiglie in difficoltà con i pagamenti». Su entrambi gli strumenti sono in corso approfondimenti dei tecnici del Mef. L’intervento dovrebbe confluire nel decreto atteso per fine aprile. Ma la crisi morde e il tempo stringe.