“Classi da dieci e lezioni all’aperto” Il piano della task force per la scuola

da Corriere della Sera

Maria Novella De Luca e Corrado Zunino

ROMA — Tre miliardi di euro, è la cifra necessaria per far partire le scuole a settembre». Patrizio Bianchi, economista, già rettore a Ferrara e assessore in Emilia, ora alla guida del Comitato di esperti per la ripartenza (della scuola italiana), è chiaro nell’analisi e nella sua resa pubblica: «Stiamo entrando nel dettaglio e, consapevoli che l’ultima parola sarà della ministra Azzolina, daremo indicazioni precise». Quella di fondo sarà questa: «Servono tre miliardi per due voci. Da una parte il capitale fisso: un grande cantiere scolastico da aprire nel Paese per interventi minori da fare subito e scuole da costruire per il futuro. Poi, gli apparati digitali. Dobbiamo rivoluzionare l’approccio alla questione online. Ce l’ hanno chiesto genitori e studenti: vogliono una scuola dentro i tempi che viviamo. Il tablet è solo l’ultimo ingranaggio, il rubinetto rispetto alla diga. Serve la diga: un’unica grande piattaforma digitale nazionale, dedicata interamente alla scuola. Sarà la base di una nuova didattica. Approfittando di questo disastro chiamato Covid, possiamo costruire gli apparati di un’istruzione diversa e ricucire ritardi di vent’anni. Non dobbiamo immaginare solo tre miliardi a settembre, come hanno spiegato i calcoli realizzati nei giorni scorsi da Repubblica . Serviranno tre miliardi ogni anno per i prossimi cinque anni».

La commissione che Bianchi guida ancora ieri ha illustrato alla ministra Lucia Azzolina la prima forma di un piano che diventerà completo entro il 31 luglio. Prevede: una partenza con l’utilizzo spinto delle lezioni all’aperto. «Il Trentino dovrà sfruttare i suoi boschi, Milano i musei, Roma i suoi parchi. Il territorio è materia educativa, la comunità educante non sono solo muri e professori ». Si cercheranno accordi con i comuni e il Terzo settore. «Nei nostri lavori indichiamo la cancellazione delle classi pollaio e la separazione delle attuali realtà standard. Le aule saranno più piccole e moderne». Questo accadrà, soprattutto, per infanzia e primaria. «In classe i bambini devono guardarsi in faccia, a debita distanza, e non soltanto la nuca. Immaginiamo 9-10 piccoli, al massimo, insieme». Meno alunni — meno della metà, nel dettaglio — corrisponde a un numero di sezioni che cresce. Per gli studenti di licei e tecnici a queste soluzioni si aggiunge la possibilità della lezione a distanza.

In generale, secondo la commissione i docenti dovranno essere meglio pagati: «Lo scriveremo, sotto forma di suggerimento, ma questa è materia contrattuale». Sarà un autunno di turni e rotazioni, come ha ricordato Augusta Celada, nuovo direttore generale dell’Ufficio scolastico della Lombardia: «La campanella non suonerà più alle otto per tutti».

Il premier Conte ieri ha detto alla Camera che sarà possibile riaprire nidi e scuole dell’infanzia da giugno, «in modalità sperimentale». E così i centri estivi. Il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione cortili, palestre e locali degli istituti scolastici. Lo schema per riaprire i nidi lo anticipa il sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Pensiamo a un operatore ogni quattro bambini, rigorosamente separati. I giochi dovranno essere quelli presenti nella struttura, sterilizzati. Nulla si potrà portare da casa. Gli operatori dovranno favorire attività all’aperto, i genitori accompagnare i figli e riprenderli in fasce orarie diverse. Non potranno accedere ai nidi bimbi che hanno parenti positivi al virus o familiari con gravi patologie. Si potranno usare le cucine interne. Tutto il personale sarà sottoposto a tamponi, ai bimbi si controllerà la temperatura».