Esami di Stato in presenza

– Al MINISTRO DELL’ISTRUZIONE
E, p.c.
– Al Capo di Gabinetto
LORO INDIRIZZO PEC O MAIL

Preg.issimo Ministro,

in un momento di grande difficoltà per il Paese e complessità per il ruolo che lei ricopre, siamo consapevoli della difficile lettura che potrà dare a questo nostro appello, derubricandolo magari ad una mera contrapposizione manichea tra favorevoli e contrari allo svolgimento degli esami di Stato in presenza. Ma vogliamo correre questo rischio! In primis perché deputati a tutelare diritti costituzionalmente garantiti, quali quelli della salute e dell’istruzione, per centinaia di migliaia di dirigenti, docenti e studenti. In secundis perché rappresentativi, come organizzazione sindacale, dei dirigenti scolastici che oggi reclamano attenzione verso una decisione che, in quanto foriera di inevitabili ripercussioni sulla salute pubblica, potrebbe generare imprevedibili conseguenze in tema di responsabilità civile e penale.

E’ per questo che ci permettiamo di rivolgerle con garbo, ma anche con fermezza, alcune circostanziate domande, con l’intento di sollevare in Lei alcuni ragionevoli dubbi che, come si sa, sono l’anticamera della certezza:

– è convinto che nel giro di un mese, o giù di lì, il ‘sistema’ scuola, con i suoi atavici divari socio-economico e territoriali e le sue conclamate criticità strutturali, sia in grado di garantire nella straordinarietà, quello che per decenni non è riuscito a garantire nell’ordinarietà in tema di sicurezza e garanzia della salute pubblica?

– è convinto cioè, che nel giro di un mese, o giù di lì, ogni singola scuola, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, sia in grado di garantire la predisposizione di tutti quei presidi sanitari previsti dalla normativa vigente? Adempimenti di natura formale (adeguamento del DVR, nomina del medico competente, valutazione del rischio biologico, protocolli anticontagio, solo per citarne alcuni), ma anche adempimenti di natura

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sostanziale (sanificazione degli ambienti scolastici, dei condizionatori, dei termoconvettori per lo più non manutenuti da anni durante tutte le fasi di svolgimento degli esami; dotare il personale docente, ATA e studenti di dispositivi di protezione individuale quali mascherine, guanti, igienizzanti; individuare ambienti idonei ed ampi dove consentire il distanziamento sociale, etc. etc).

– ha valutato se, ed in che misura, l’eventuale decisione di riaprire le scuole per gli esami di Stato si concili con la necessità di ridurre gli assembramenti e garantire quel distanziamento sociale che è oggi l’unica arma veramente vincente contro il virus?

– ha soppesato la reale capacità del suo Ministero, di concerto con quello della Salute, di garantire sull’intero territorio nazionale uno screening di massa di esami seriologici o tamponi, i primi per capire se una persona è già entrata in contatto con il virus, ed i secondi per diagnosticare la presenza del virus nell’organismo e quindi l’infezione in corso, al fine di ridurre ragionevolmente il rischio del contagio durante le fasi dell’esame di Stato?

– ha valutato ex ante, ed ha già prefigurato una soluzione B, nella malaugurata ipotesi in cui dovesse risultare positivo un solo membro della commissione, o uno solo studente, nel corso dell’esame di Stato? Soluzione che determinerebbe la messa in quarantena dell’intera commissione, se non dell’intero istituto?

– ha fatto una ponderazione statistica del rischio di una defezione di massa da parte dei membri interni e dei Presidenti di Commissione? Per quale ragionevole motivo costoro, che hanno già dato e molto in termini di qualità e quantità lavorativa, a fronte di risibili compensi statuiti dalla normativa vigente, dovrebbero esporre se stessi e gli altri ad un ineliminabile rischio di contagio?

Ma poi, al netto di tutte queste problematiche di natura ‘sanitaria’ (ammesso e non concesso che delle stesse non se ne possa tener conto),

– ha valutato fino in fondo quale potrebbe essere il valore aggiunto di un esame in presenza? In che maniera, cioè, tale modalità potrebbe valorizzare di più e meglio un percorso scolastico che la commissione “tutta interna” conosce perfettamente, alla luce di un processo di apprendimento quinquennale già validato sino al primo quadrimestre e che, comunque, non potrà essere minimamente scalfito e smentito in sede d’esame dalle risultanze degli ultimi mesi?

– non pensa che a poco più di un mese dalla fatidica data del 17 marzo 2020, con la realistica ipotesi in campo di una recrudescenza del visus, ipotesi accreditata da parte dell’intera comunità scientifica, sia più opportuno adottare un comportamento improntato al principio della massima prudenza e cautela?

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– Quale Presidente di Commissione si assumerà mai la responsabilità di dichiarare idonei locali che di fatto non lo sono?

– Su chi ricadrebbe la responsabilità di un eventuale nuovo focolaio determinato dalla promiscuità in ambienti scolastici di studenti, docenti e personale ATA per più di tre settimane? Per lo più in ambienti spesso non a norma? La risposta non è così scontata! In maniera diretta sui poveri dirigenti scolastici i quali, ai sensi dell’art.18 del D.Lvo. 81/08, devono “valutare tutti i rischi, individuando le misure di prevenzione e protezione idonee a eliminarli o ridurli, le procedure da mettere in atto per realizzare tali misure e i ruoli o le persone che devono provvedere a realizzare queste procedure… Organizzare e gestire le situazioni d’emergenza”. Ma, in maniera indiretta, e non per questo con meno enfasi mediatica, anche sul decisore politico. Cioè lei!

Siamo consapevoli delle innumerevoli pressioni che lei, in qualità di Ministro, sta ricevendo da parte di chi si illude che un esame in presenza posa costituire un viatico per una ripresa delle relazioni sociali. Così come siamo consapevoli della necessità, per certi versi improrogabile, di evitare di dare la stura a tensioni sociali che, coll’andare del tempo, potrebbero amplificarsi, fino a degenerare, all’interno del paese. Ma queste considerazioni non possono prescindere da una puntuale e lungimirante analisi costi-benefici. La stessa che da millenni regola le decisioni economiche e politiche, e determina la ricchezza, non solo culturale, ma anche morale, di alcuni popoli rispetto ad altri.

Bene, Sig.Ministro, se è convinto, se ha valutato, se ha ponderato, se ha (come pare) già deciso…….,

non dimentichi gli oltre 6000 dirigenti scolastici che staranno in trincea a presidiare in presenza le istituzioni scolastiche. Dia loro quello che nell’ultimo decennio non è mai stato dato. Risorse finanziarie immediatamente spendibili, autonomia di spesa e di decisione, supporto logistico da parte degli Enti locali, presenza dei presidi sanitari sul territorio, avvio di una tempestiva operazione di screening di massa sulla popolazione scolastica, indicazioni chiare e precise sugli adempimenti da eseguire, evitando, se possibile, infausti e fuorvianti annunci ex ante!

Vede quante cose ci saranno da fare nel giro di un mese? E non dimentichi che su questi 6000 dirigenti scolastici pendono, come una spada di Damocle, pesanti responsabilità sia in tema di violazione delle norme antinfortunistiche, sia in tema di reati penalmente rilevanti, laddove non fossero messi nelle condizioni di adottare le misure necessarie a prevenire il rischio di un possibile contagio.

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In conclusione Sig. Ministro,
alla luce dell’elevata età media del personale scolastico (dirigenti, docenti ed ATA), è a conoscenza che i dati epidemiologici mostrano chiaramente una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative quali quelle cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche che, in caso di comorbilità con l’infezione, possono incidere negativamente sull’esito della patologia? Se la sente di passare alla storia come colei che ha sottostimato una tale eventualità? E’ consapevole che la perdita anche di una sola vita umana darebbe ex post alla sua decisione precisi connotati di imprudenza, cioè di comportamento palesemente contrastante con le norme di sicurezza dettate dalla ragione o dall’esperienza e/o imperizia, cioè mancanza di abilità e di preparazione specifica?

Ed allora, cui prodest?

Come O.S., che ha il DOVERE di tutelare la categoria, ci corre l’obbligo di comunicarle che nessun dirigente scolastico, si assumerà responsabilità di qualsiasi genere attestando inesistenti sicurezza e protezione della salute del personale e dell’utenza. Se non ci saranno le condizioni previste dalla legge e dal citato art. 18 del D.l.vo 81/08 DIRIGENTISCUOLA è pronta a invitare la categoria alla disobbedienza civile.

In attesa di riscontro è gradita l’occasione per distintamente salutare.

Il Presidente Nazionale
(Attilio Fratta)