Maturità, per il 60% degli studenti la didattica a distanza peggiora l’apprendimento

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

I maturandi sembrano essere la fascia di studenti più preoccupati per la situazione attuale e per il loro futuro. Quasi il 60%, infatti, pensa che la didattica a distanza abbia peggiorato la qualità dell’apprendimento, mentre il 75% dichiara di ricevere una mole di lavoro individuale maggiore ed è convinto che il programma non verrà completato. Inoltre, 1 maturando su 2 è preoccupato del fatto che tutto questo possa notevolmente influenzare il risultato finale dell’esame. E’ quanto emerge da un sondaggio Terre des Hommes e ScuolaZoo.

Inoltre, sebbene il 97,8% degli studenti abbia seguito le lezioni online, solo il 10% crede che questo abbia migliorato la qualità dell’apprendimento mentre per il 42,4% è peggiorata. È l’altro dato che emerge dalla fotografia scattata attraverso i risultati dell’indagine online “La
scuola digitale per la Generazione Z”, a cui hanno partecipato e risposto 5.000 studenti delle scuole secondarie italiane per raccontare l’impatto che l’emergenza Covid-19 sta avendo sugli studenti e quali scenari futuri si aspettano i ragazzi.

«Il benessere dei bambini e dei ragazzi è la ragione d’essere di Terre des Hommes e in un momento così difficile siamo più che mai interessati a conoscere la loro opinione. Per questo motivo abbiamo deciso di unire le forze con ScuolaZoo e ascoltare dalla voce dei ragazzi come stanno vivendo questo periodo e come si aspettano il futuro – dice Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Progetti Italia di Terre des Hommes – Tramite l’Osservatorio e il nostro progetto Network Indifesa vogliamo portare la loro voce direttamente presso le istituzioni che si debbono occupare del loro benessere. Preoccupa infatti il loro stato d’animo a due mesi di lockdown, ma soprattutto l’insoddisfazione generale per la didattica a distanza, e la preoccupazione per il rendimento scolastico futuro. Sicuramente sono aree su cui le istituzioni dovranno lavorare nei prossimi mesi, se non vogliamo abbassare ulteriormente le performance degli studenti italiani e il numero di ragazzi che completano il
ciclo superiore di studi».