La scialuppa della DAD

La scialuppa della DAD

di Marco Macciantelli

Una situazione eccezionale

            Come spiega il dizionario Devoto-Oli eccezionale significa straordinaria, unica. E’ la situazione in atto a causa del Codiv-19. Non senza persistenti preoccupazioni e incognite, sul piano sanitario, sociale, economico. Lasciando da parte il terribilismo verbale, non una guerra, una pandemia, vale a dire un’epidemia globale. Qualcosa di sufficientemente grave senza bisogno di far ricorso al linguaggio bellico.

         Facciamo bene a raccontarci che ce la faremo. Penso anch’io che ce la faremo. Ma prima dovremo attraversare questa crisi, senza sapere quando, a quali condizioni, ovvero in quali condizioni, potremo traguardarne la fine.

Scuole aperte

         E’ bene precisare che, in questo contesto, la scuola non ha chiuso, come si continua a ripetere. La scuola è rimasta aperta, al lavoro, e ha potuto farlo grazie ad una didattica che, per l’impegno dei suoi docenti, dei suoi dirigenti scolastici, dei suoi DSGA, del personale ATA, dalla presenza ha saputo riorganizzarsi da remoto.

         Cosa sarebbe stato del diritto all’apprendimento, costituzionalmente tutelato, di oltre 8 milioni di alunni e studenti, se non vi fosse stata a disposizione la risorsa della didattica a distanza?

         Certo, tra luci e ombre, incertezze e fatiche, tuttavia non senza qualche risultato.

         Certo, con il rischio di nuove sperequazioni, tra chi è dotato di un p.c. e chi no, tra chi ha la connessione e chi no, tra una famiglia nelle condizioni di essere partecipe e una famiglia troppo presa da altre comprensibili urgenze.

Un necessario check-up

         Problemi che non vanno ignorati, che meritano risposte ulteriori a quelle date sin qui, durante l’emergenza, se non vogliamo che la forbice della diseguaglianza si allarghi e si aggravi in un Paese già pesantemente esposto.

         Ma non parliamo male della DAD, sarebbe come se il naufraugo si lamentasse della scialuppa mentre si ritrova in un mare in tempesta.

         L’organizzazione del lavoro nella scuola, contrattualizzato dal 1992, grazie agli istituti previsti dalla normativa, merita un check-up, o meglio un aggiornamento, in relazione a problematiche che vanno dalla regolamentazione dei tempi di lavoro a distanza al diritto alla disconnessione, sino al fondamentale valore sociale della salute e della sicurezza.

         Tutte questione meritevoli della massima attenzione e che, nelle sedi appropriate, devono essere affrontate. Anche a livello di singola istituzione scolastica, com’è giusto, in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico, insieme alla RSU e alle OO.SS.

Verso gli scrutini

         Il Covid-19 ha indubbiamente colto tutti di sorpresa, ma in parte il sistema scolastico italiano non è risultato del tutto sprovvisto di orientamenti, già in precedenza assunti, a favore della competenza digitale, tra i presupposti – anche se non l’unico – della didattica a distanza.

         Ora l’impegno di questi mesi deve avere un approdo verso un’ordinata conclusione dell’anno scolastico.

         Provo a dire cosa cosa si può fare dal punto di vista dell’autonomia scolastica.

         Della serie: “non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.

         Partendo dalla fine.

         Ci sarà un momento, secondo quanto previsto nel Piano annuale delle attività, in cui i Consigli di classe si riuniranno per gli scrutini. Qualche giorno prima ciascun docente dovrà avanzare delle proposte di valutazione. Nessuna novità. E’ sempre stato così.

         L’esercizio responsabile della professione docente in presenza o a distanza, da questo punto di vista, non fa differenza.

Il Registro da cartaceo a elettronico

         Il registro ha una storia.  

         Un secolo fa il regio decreto n. 965 del 1924 ne ha istituito l’obbligo. Poi, con il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, coordinato con la legge di conversione 7 agosto 2012, n. 135, art. 7, comma 31, siamo passati al registro elettronico.

         Dall’anno scolastico 2012-2013.

         Secondo i dati Miur nell’a.s. 2014/2015 già il 73.6% dei docenti italiani utilizzava il registro elettronico.

         Sono passati altri cinque anni e questa modalità si è rapidamente diffusa. All’inizio sembrò un impaccio, per alcuni un fastidio, poi è diventata un’abitudine, un indispensabile strumento di lavoro. Al punto che sarebbe inimmaginabile tornare ai registri cartacei.

         Bene, qualche giorno prima degli scrutini, ciascun docente sarà chiamato, come ogni anno, come già nella didattica in presenza, ad avanzare delle proposte valutative, da inserire nel registro elettronico, perché possano comparire nel tabellone che sarà sottoposto all’attenzione del consiglio di classe.

Trasparenza e tempestività

         Ciascun docente dovrà dedicare un po’ di tempo all’inserimento dei dati, non senza un supplemento di riflessione.

         Ci sono docenti che formulano voti già chiaramente definiti, altri che presentano al consiglio voti in via di definizione. Ciò accade proprio perché il consiglio è chiamato ad esprimere l’ultima parola, all’unanimità o a maggioranza, valutando se e in quali o in quante materie ogni singolo studente può conseguire giudizi positivi o negativi.   

         Ovviamente ogni valutazione deve avere un fondamento. Quel fondamento poggia su due criteri: la trasparenza e la tempestività.

         Mi riferisco al dpr n. 122 del 22 giugno 2009, art. 1, comma 2:

“La valutazione è espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale, nonché dell’autonomia didattica delle istituzioni scolastiche. Ogni alunno ha diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva…”

         Ciò secondo quanto in precedenza aveva indicato il dpr n. 249 del 24 giugno 1998, all’art. 2, Diritti, relativo allo Statuto delle studentesse e degli studenti, integrato dal dpr n. 235 del 21 novembre 2007 relativo al Patto educativo di corresponsabilità.

Maggio, il mese più faticoso

         L’attribuzione del voto nelle singole discipline assume dunque il profilo di un atto collegiale su proposta dei singoli docenti.

         Siamo nella prima decade di maggio.

         All’inizio della Terra desolata Thomas Stearns Eliot, circa un secolo fa, scriveva: “Aprile è il mese più crudele”.

         Per la scuola si potrebbe dire: “Maggio è il mese più faticoso”. Ma – a compimento dell’a.s. – è anche il più ricco di soddisfazioni.

         Lo è sempre stato. Anche nella didattica in presenza. Forse perché in questo mese si concentrano le attese del pentamestre e, al contempo, quelle dell’intero anno scolastico. L’esigenza di completare i temi da trattare – i programmi, come è noto, non esistono più da tempo – si sovrappone alla responsabilità conclusiva della valutazione.

         La quale dovrebbe distribuirsi nel tempo, siccome, tanto più si dà una congrua provvista di prove e verifiche, tanto meglio è.

L’ansia per le scadenze

         Solo che, nonostante i propositi, a maggio si dà come un’ansia che progressivamente si accentua con l’approssimarsi delle scadenze.

         Sin qui, giustamente, si è detto di non limitarsi al dato cognitivo, di considerare la relazione, la partecipazione, il ruolo attivo e propositivo degli studenti, di ciascuno studente. Come ha osservato Daniel Goleman, c’è anche una intelligenza emotiva.

         Trasparenza significa saper rendere conto delle ragioni, dei criteri, dei metodi.

         Una verifica senza un’evidenza pubblica non ha questi caratteri. Tempestività nel comunicare gli esiti, nel modo più sollecito. Quindi meglio subito. Avendo riguardo alla delicatezza della comunicazione. Se poi la valutazione è negativa, essa va riferita con particolare riguardo, chiarendo che non si tratta di un giudizio sulla persona, ma di una presa d’atto dello stato di avanzamento di un percorso che comporta sempre nuovi stimoli e incoraggiamenti.

         E’ prassi che il coordinatore di classe si faccia carico di trasmettere le criticità alle famiglie: anche questo è un modo per rafforzare le ragioni della trasparenza unita alla tempestività.

Attesa per le Ordinanze

         I presupposti di fondo per un retto valutare tali erano nella didattica in presenza e tali sono nella didattica a distanza.

         Nei giorni scorsi si sono svolti due incontri promossi dal Ministero dell’Istruzione con le OO.SS.

         In data 6 maggio per l’illustrazione di tre Ordinanze Ministeriali: una per la valutazione di fine anno degli studenti e per il recupero degli apprendimenti; una per gli Esami del primo ciclo; una per gli Esami del secondo ciclo.

         In data 7 maggio sulle condizioni di sicurezza degli edifici scolastici in relazione allo svolgimento dell’esame di Stato in presenza.

         Le OO.MM. dopo essere state presentate ai sindacati, sono state inviate al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il parere prima della pubblicazione.

Cautela sui testi ancora in bozza

         Circola una bozza anche dell’Ordinanza concernente la valutazione finale degli alunni per l’anno scolastico 2019/ 2020 e prime disposizioni per il recupero degli apprendimenti.

         Ovviamente va considerata con estrema cautela.

         All’art. 4 (Scuola secondaria di secondo grado – Valutazione delle classi non terminali) si spiega che:

         “Nel verbale di scrutinio finale sono espresse per ciascuno alunno le eventuali valutazioni insufficienti relative a una o più discipline. I voti espressi in decimi, ancorché inferiori a sei, sono riportati nel documento di valutazione finale”.

             “Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni insufficienti o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, il consiglio di classe predispone il piano di apprendimento individualizzato di cui all’art. 6, in cui sono indicate, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi liveli di apprendimento”.

             “Nei casi in cui i docenti del consiglio di classe non siano in possesso di alcun elemento valutativo relativo all’alunno, per cause non imputabili alle difficoltà legate alla disponibilità di apparecchiature tecnologiche ovvero alla connettività di rete, bensì a situazioni di mancata o sporadica frequenza delle attività didattiche, già perduranti e opportunamente verbalizzate per il primo periodo didattico, il consiglio di classe, con motivazione espressa all’unanimità, può non ammetterlo alla classe successiva”.

             “Sono fatti salvi di provvedimenti di esclusione degli scrutini o dagli esami emanati ai sensi dello Statuto delle studentesse e degli studenti”.

         Per chi sarà ammesso alla classe successiva con votazioni inferiori a 6 decimi o, comunque, con livelli di apprendimento non consolidati, sarà predisposto dal consiglio di classe un piano individualizzato per recuperare, nella prima parte di settembre, quanto non è stato appreso. Resta ferma la possibilità di non ammettere all’anno successivo, con motivazione espressa all’unanimità, gli studenti con un quadro carente fin dal primo periodo scolastico.

Sollecitazione all’impegno

         Quindi bisogna utilizzare bene questo mese, come già i precedenti, per sollecitare tutti gli studenti alla partecipazione attiva, dell’impegno, alla disponibilità alle verifiche.

         Senza dimenticare che da più di vent’anni esiste l’autonomia scolastica, e ancor prima, dal 1° gennaio del 1948, con la Costituzione, la libertà d’insegnamento, le quali entrambe, nel rispetto del quadro normativo, comportano una particolare responsabilità di ciascuna istituzione scolastica e di ciascun consiglio di classe.

Serenità

         E’ bene che ogni docente si prenda il tempo per promuovere un’occasione di comunicazione, o se si preferisce di meta-comunicazione, con i propri studenti, per trasmettere loro un consuntivo sull’andamento didattico, evidenziando, senza toni allarmistici, ma argomentati e sinceri, positività e criticità.

         In questi mesi sono uscite qualificate considerazioni, in particolare su “Scuola7” e su “Edscuola”, su come prendere nota, su come lasciare traccia di questo lavoro, redigendo un diario di bordo (Franca Da Re). Oppure producendo un feed-back costruttivo, un effetto scaffolding (Giancarlo Cerini).

         Sapendo che verrà il momento in cui, nell’esercizio responsabile della libertà di insegnamento, dalla valutazione formativa si passerà a quella sommativa e tutto questo avrà un punto di approdo nel giorno fissato per lo scrutinio del consiglio di classe.

         Karl Weick, diventato famoso per la teoria dei legami deboli nella scuola, ha spiegato che: “La superiorità di una mente collettiva rispetto a una pluralità di menti individuali sta nella capacità di affrontare eventi inattesi con molta maggiore efficacia”.

         Di qui l’esigenza di confidare gli uni negli altri, specie nella vita di una comunità scolastica, in una situazione eccezionale come quella nella quale attualmente si deve operare.

         Non senza una condivisa serenità, nella predisposizione paziente degli ultimi passaggi, nei ponderati giudizi in itinere e conclusivi.

         Buon lavoro.