Scuola, più maestre per gestire le classi Terza media, i presidi contro Azzolina

da Il Messaggero

ROMA Serve un maggior numero di insegnanti per tornare a scuola senza rischi, questa ad oggi è l’unica certezza. E servono spazi in più per accogliere gli studenti che, fino ad ora, sono stati abituati a studiare in classi sovraffollate. Se non addirittura in pollai con oltre 25 ragazzi in un’aula: impensabile in tempi di contagi. Ma non sarà semplice individuare tante risorse da qui a settembre. A questo sta lavorando il Comitato tecnico scientifico in sinergia con il ministero dell’Istruzione. Sul tavolo ci sono prospettive differenti a cui dare risposte: dipendono dalla curva dei contagi del Covid-19 e da come l’Italia nei suoi diversi territori reagirà alle prime aperture del 4 maggio e poi del 18 maggio ma dipendono anche dall’età degli studenti che dovranno riprendere la didattica.

L’IPOTESI

La possibilità di dividere le classi a settembre tra lezioni in aula e lezioni online potrebbe riguardare, infatti, solo i più grandi che frequentano le scuole superiori: gli adolescenti che hanno maggiore autonomia con tablet e computer, connessioni e lezioni sincrone. Non solo: gli studenti più grandi possono anche restare a casa a studiare mentre i genitori lavorano. Le criticità che si prospettano per i più piccoli invece riguardano da un lato la necessità del contatto con altri bambini e con la maestra e le difficoltà oggettive a studiare solo online, dall’altro il problema che vede mamma e papà in grave difficoltà quando devono tornare al lavoro ma i figli restano a casa.
L’idea quindi è di affrontare tre scenari diversi: per i ragazzi delle scuole elementari, delle medie e delle superiori. «Per gli studenti più grandi che si gestiscono meglio anche da soli – ha spiegato la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani – prevediamo che una parte dell’attività sia comunque fatta in presenza, però molto probabilmente la didattica a distanza continuerà ad essere una parte del loro curriculum. I bambini invece hanno assolutamente bisogno di recuperare una relazione in presenza quindi nella scuole elementari e medie immaginiamo di poter avere la scuola in presenza. Naturalmente riducendo i gruppi classe: facendo in modo che una classe sia divisa in due, ma moltiplicando le attività che si fanno, aggiungendo, cioè, ai curricula tradizionali più musica, arte, sport, creatività digitale e laboratori. Utilizzando per questo altri spazi che stiamo individuando insieme agli enti locali». A settembre il personale scolastico dovrà necessariamente aumentare: «Ci stiamo confrontando con il ministero dell’Economia per capire in che misura potremo contare su un ampliamento di organico».

LA SVOLTA

Una rivoluzione anche dell’orario scolastico, quindi, che interesserà tutto il primo ciclo. E proprio sulla conclusione conclusivo del I ciclo, intervengono i presidi: l’esame di terza media non ci sarà: i ragazzi dovranno concordare un argomento con i docenti, preparare un elaborato e poi illustrarlo online all’intero consiglio di classe. Tutto entro la fine delle lezioni, orientativamente intorno all’8 giugno in tutte le Regioni. Per i dirigenti però serve più tempo, almeno fino a fine giugno: «Tutti i presidi – spiega Antonello Giannelli presidente dell’associazione nazionale dei presidi in una lettera rivolta alla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina- dovrebbero presiedere i rispettivi consigli, alla presentazione degli elaborati. Ad esempio per sei classi terze di circa 25 alunni, saranno necessari almeno 13 giorni, compresi i sabati. Tutto questo avrebbe luogo mentre ancora si sta svolgendo la didattica a distanza per tutte le classi. Quindi, tenendo conto dell’attuale emergenza e del cambiamento profondo che la scuola italiana ha subito in un arco così breve di tempo, si suggerisce di lasciare all’autonomia delle istituzioni scolastiche la calendarizzazione delle operazioni d’esame, prevedendo che queste si concludano entro il termine, realistico, del 30 giugno».
Lorena Loiacono