E. Ianniello, La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin

Ianniello tra fantasia e realtà

di Antonio Stanca

   Nato a Caserta nel 1970, Enrico Ianniello ha compiuto qui gli studi superiori e poi a Firenze ha frequentato la Bottega Teatrale di Vittorio Gassman. Si è formato per lo spettacolo e sue prime esperienze sono state quelle di traduttore, attore e regista teatrale. Attività che si sarebbero combinate con l’altra svolta presso la televisione nella serie Un passo dal cielo, dove ha interpretato il commissario Vincenzo Nappi. E’ il 2011, seguiranno altri lavori in televisione nonché al cinema. Verso lo spettacolo si è orientato Ianniello, lo ha preferito ad altri generi artistici e solo nel 2015, quando aveva quarantacinque anni, ha esordito nella narrativa col romanzo La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin. Altra scrittura sarebbe seguita ma in effetti solo un secondo romanzo, La compagnia delle illusioni, avrebbe acquistato evidenza. Del primo nel 2018 è comparsa, per conto della Feltrinelli, una terza edizione nella serie “Universale Economica”.

   E’ una scrittura quella dello Ianniello che risente della sua personalità piuttosto inquieta, dinamica, del suo pensiero sempre nuovo, sempre diverso, sempre difficile da fermare, stabilire, fissare. Anche il linguaggio riflette tale mobilità sia nell’esposizione sia nel lessico. Diverse sono le fonti dalle quali proviene compresa quella del dialetto casertano. Vero, autentico vuole riuscire lo scrittore nelle sue storie anche se la realtà, la verità non sono i loro unici contenuti poiché tanta invenzione, tanta fantasia comprendono come c’era da aspettarsi da un carattere così effervescente.

   Quando Ianniello comincia a scrivere è ormai un personaggio pubblico, è conosciuto per la sua maniera di produrre testi per il teatro, la televisione, il cinema. Lo scrittore non poteva non inserirsi in questo movimento, in questa dinamica e continuarla nelle sue stranezze, nelle sue contraddizioni, nelle sue invenzioni.

   La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin sarà un romanzo molto premiato. Contiene la storia di un ragazzo che, durante gli ultimi anni ’90, in un piccolo e povero paese dell’Irpinia è destinato fin dalla nascita ad esprimersi mediante il fischio, a fare di questo la sua voce, a crederlo una nuova lingua, a procurargli un vocabolario, il Fischiabolario. Isidoro pensa che avrebbero dovuto imparare a fischiare anche i suoi compaesani, che col fischio avrebbero potuto comunicare tra loro senza farsi capire dagli altri, così avrebbero preparato, loro poveri, quella rivoluzione contro i ricchi che da tempo perseguivano e della quale il padre di Isidoro, sindacalista, parlava al figlio. Una funzione non solo privata ma anche pubblica, un servizio non solo individuale ma anche sociale avrebbe dovuto svolgere il fischio secondo Isidoro. E tanto si eserciterà in esso da giungere a perdere la parola, da non saper più parlare ma solo fischiare. La sua diventerà una vita simile a quella degli uccelli, del merlo indiano che sempre è stato con lui, col quale sempre si è esercitato. Il suo sarà un caso eccezionale, se ne parlerà ovunque, diventerà famoso, un personaggio diventerà “quel ragazzo che fischia”. Darà prova della sua dote in pubblici spettacoli ed anche lontano dal suo paese.   

  Ma diventato adulto, morti i genitori nel terremoto dell’Irpinia, si accorgerà di come quell’impegno, che all’inizio gli era sembrato un privilegio, l’abbia privato delle tante altre cose della vita, di come lo abbia escluso dalle esperienze degli altri, dal loro contesto. Temerà di non potervi più entrare a far parte, soffrirà, ma quando tutto sembrava perduto, il bisogno, ormai insopprimibile, di una vita come quella di tutti, lo muoverà a stare tra questi, gli farà tornare la voce, incontrare la ragazza che aveva perduto. Aveva scoperto di poter vivere quando ormai non ci sperava più. Aveva trovato un lavoro, aveva formato una famiglia. Un uomo era diventato dopo che al genere animale aveva creduto di dover appartenere per sempre. Vivere voleva dopo che aveva sognato.

   Tra questi momenti della vita di Isidoro si muove la scrittura di Ianniello, tra l’età dell’evasione e quella dell’impegno.

   Ad una favola sembra di aver assistito a lettura finita, ad una favola tanto ben costruita da far apparire naturale anche la combinazione tra fantasia e realtà.