Esami, protocollo sicurezza: niente guanti né termoscanner. Non necessari, parola di Comitato!

da La Tecnica della Scuola

Se si guarda al numero dei componenti del Comitato tecnico scientifico nominato dalla ministra Lucia Azzolina (sono ben 18, con un solo insegnante della scuola) per sintetizzare un primo commento sul documento relativo a come affrontare l’esame di Stato in presenza si potrebbe usare un modo di dire che riprende una citazione del poeta e scrittore satirico Orazio, il quale a sua volta si rifà ad una favola di Esopo, poi in qualche modo imitata da Fedro: “la montagna ha partorito il topolino”. Il documento in questione in alcuni passaggi appare un “festival dell’ovvietà”, mentre in altri lascia fortissime perplessità.

Si tratta del Protocollo di sicurezza elaborato dal Comitato tecnico scientifico (Cts), anche se il documento viene intitolato “Documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado”, però dopo le “premesse” e le “considerazioni generali” c’è il paragrafo più corposo che riguarda infatti la “Proposta di misure di sistema, organizzative e di prevenzione”.

Prima di evidenziare alcuni passaggi molto importanti, vorrei ricordare che al suo insediamento, dopo la nomina il 21 aprile scorso da parte della ministra, abbiamo letto che il Comitato avrebbe coinvolto, con apposite audizioni, anche il Forum nazionale delle Associazioni studentesche e il Forum nazionale delle Associazioni dei genitori della scuola (Fonags), nonché i rappresentanti delle Consulte studentesche. Magari se ne prevede il coinvolgimento su altre questioni e non su quella tecnica riguardante il protocollo di sicurezza, ma certamente sulla opportunità di fare l’esame in presenza tali componenti potevano essere consultate. Il Comitato lo ha fatto?

Esami come “banco di prova” per la riapertura delle scuole a settembre? Ma sono coinvolti 500mila studenti e 70mila docenti, oltre agli Ata!

Ma entriamo nel dettaglio del documento. Nelle “considerazioni generali” si dice: “L’attuale normativa sull’organizzazione scolastica non prevede norme specifiche sul distanziamento e la specificità del settore necessiterà di approfondimenti dedicati sulla sua applicazione alla riapertura delle scuole per l’anno scolastico 2020/2021 e che troverà diffusa trattazione in un documento dedicato”. Cioè, gli esami in presenza in fondo rappresentano un “banco di prova” a cui sono sottoposti due mesi e mezzo prima (quindi in una fase di rischio presumibilmente ben più consistente) circa 500mila studenti e 70mila docenti (più il personale Ata e chi ad altro titolo è comunque impegnato a scuola durante le giornate delle prove) per verificare se succedono “danni”, in vista dell’apertura del nuovo a.s. a settembre?! Ma no, tranquilli, che ci pensa la “task force” del M.I.

Infatti nel documento si precisa. “Tuttavia, l’esigenza imminente di espletamento dell’esame di stato, limitatamente agli Istituti secondari di secondo grado, necessita la predisposizione di indicazioni per un corretto e sereno svolgimento, in sicurezza, delle procedure”. Beh, meglio così, anche se quel “tuttavia” a qualcuno potrebbe sembrare quasi… una seccatura da espletare per puro senso del dovere (“imperativo kantiano”? Come da citazione impropria della ministra a proposito di un altro argomento).

Tra le “misure di sistema” (quattro righe intere in tutto, più due mezze righe) ecco la prima “perla di saggezza”: il Comitato suggerisce “altresì, qualora possibile, l’utilizzo del mezzo proprio”. Certo, ancora meglio un elicottero, ma sanno tutti che la maggior parte degli studenti (ed anche dei docenti) si muovono con mezzi pubblici (d’altra parte, è stato sempre consigliato, come buona abitudine contro l’inquinamento e il traffico incontrollato prodotto da un uso massiccio di auto e motorini).

La ministra ha scelto l’esame in presenza (nonostante i rischi evidenziati da più parti e tre mesi di didattica a distanza), garantendo la sicurezza

Ma passiamo finalmente alle “misure organizzative, di prevenzione e di protezione”. La ministra ha scartato le ragioni di chi proponeva gli esami a distanza (in videoconferenza, peraltro dopo mesi di Dad, per non correre gravi rischi sanitari, secondo anche i suggerimenti e le preoccupazioni di medici e virologi, in un settore che peraltro non è un’azienda e non produce Pil) e ha scelto l’esame in presenza, anche sulla spinta di motivazioni altamente scientifiche e didattiche come il “gusto dell’esame” e il “rito di passaggio”, però ha sempre aggiunto che saranno svolti in “assoluta sicurezza”, dunque il Comitato certamente avrà messo in campo un apparato di sicurezza sanitaria a prova di tutto.

Cominciamo: “In via preliminare il Dirigente scolastico assicurerà una pulizia approfondita, ad opera dei collaboratori scolastici, dei locali destinati all’effettuazione dell’esame di stato, ivi compresi androne, corridoi, bagni, uffici di segreteria e ogni altro ambiente che si prevede di utilizzare”. Vedi che il Comitato era indispensabile? Hanno pensato, dopo lunghe riunioni, anche all’androne, ai corridoi, ai bagni, e chi ci avrebbe mai pensato se non l’avessero specificato loro!

Quindi, comunque una sanificazione con prodotti specifici tramite operatori specializzati a fine giornata? No, piuttosto sembrerebbe solo ramazza, spazzolone e “olio di gomito” (da parte della bidella di turno?). Infatti si legge: “A riguardo si precisa che per sanificazione si intende l’insieme dei procedimenti e operazioni atti ad igienizzare determinati ambienti e mezzi mediante l’attività di pulizia e di disinfezione. La pulizia approfondita con detergente neutro di superfici in locali generali (vale a dire per i locali che non sono stati frequentati da un caso sospetto o confermato di COVID-19) è una misura sufficiente nel contesto scolastico, e non sono richieste ulteriori procedure di disinfezione” (è proprio sottolineato nel testo ufficiale del Comitato, ma non è spiegato perché è così nel contesto scolastico, vabbe’ ora non è che bisogna fare troppe domande e “cercare il pelo nel’uovo”, se lo hanno sottolineato “gli esperti” sarà così).

Solo che uno specifico documento del Gruppo di lavoro ISS (Istituto superiore della sanità) Prevenzione e controllo delle infezioni dice testualmente: “Il personale impegnato nella pulizia ambientale deve indossare i dispositivi medici e i DPI durante le attività di pulizia. L’utilizzo del solito set di DPI, es. uniforme – che viene rimossa e lavata frequentemente in acqua calda – e guanti (ma il Comitato non parla di uniforme, che non è certo il grembiule della collaboratrice/collaboratore scolastico, NdR) è sufficiente per la protezione durante la pulizia dei locali generali”.

A parte che da quello che leggiamo nella pagina web di un’azienda che si occupa di questi problemi bisogna stare attenti a non fare confusione nell’utilizzo dei termini pulizia, sanificazione e disinfezione.

Non previsto l’uso del termoscanner per evidenziare eventuale febbre, né esami sierologici…

Ciascun componente della commissione, inoltre, dovrà sottoscrivere un’autodichiarazione (su cui è necessaria una riflessione approfondita in un altro articolo perché presenta almeno un punto assai discutibile), tra l’altro anche “l’assenza di sintomatologia respiratoria o di febbre superiore a 37.5°C nel giorno di avvio delle procedure d’esame e nei tre giorni precedenti”. Questo vale anche per ciascuno studente che deve sostenere l’esame e per il suo eventuale accompagnatore.

Cioè questi neanche un paio di termoscanner (peraltro servono a poco, solo se si rileva lo stato febbrile, ma purtroppo come si sa non si tratta di un sintomo sempre presente in chi ha contratto il virus) vogliono comprare‼ E se qualcuno non lo avesse ben compreso, qualche capoverso sotto si afferma in modo perentorio: “All’ingresso della scuola non è necessaria la rilevazione della temperatura corporea”.

Altro che esami sierologici di tutti i soggetti coinvolti (peraltro non “decisivi” per sapere se il soggetto in quel momento è positivo, servirebbe quindi un tampone), come qualcuno aveva ipotizzato per fare dei controlli con un minimo di attendibilità medica!

…E niente guanti, per le mascherine quelle chirurgiche. Attenzione agli impianti dell’aria condizionata: deve prima controllarli un tecnico

Altra impeccabile “intuizione”: “Sarebbe opportuno, compatibilmente con le caratteristiche strutturali dell’edificio scolastico, prevedere percorsi dedicati di ingresso e di uscita dalla scuola, chiaramente identificati con opportuna segnaletica di ‘Ingresso’ e ‘Uscita’, in modo da prevenire il rischio di interferenza tra i flussi in ingresso e in uscita, mantenendo ingressi e uscite aperti”. Una grande cognizione tecnico/logistica (a parte la ripetizione quattro volte in una frase dei termini “ingresso” e “uscita”, una volta però… declinati al plurale effettivamente): cioè anche quello che fa qualsiasi negozio di generi alimentari se dispone di almeno due porte!

Distanziamenti nel locale dell’esame? “Anche per il candidato, come fra gli stessi docenti,  dovrà essere assicurato un distanziamento non inferiore a 2 metri (compreso lo spazio di movimento) dal componente della commissione più vicino”. Ma poiché i candidati potranno togliere la mascherina (peraltro per loro si parla di mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione) durante il colloquio (se no come parlano per circa un’ora!?!), non era più sicura una distanza maggiore, almeno tre metri, in caso di colpi di tosse o starnuti dell’alunno durante il colloquio?

“I componenti della commissione dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici mascherina chirurgica che verrà fornita dal Dirigente Scolastico (anche in precedenti passaggi, commissione e docenti scritti in minuscolo, così come Stato, invece dirigente e persino l’aggettivo scolastico in maiuscolo, NdR) che ne assicurerà il ricambio dopo ogni sessione di esame (mattutina /pomeridiana)”. Mattutina/pomeridiana? Ma perché non vanno esaminati un massimo di 5 studenti per circa un’ora, e si pensa a sessioni pomeridiane?! E perché? Poi ricordiamo che le maschere chirurgiche (ne esistono comunque di vari tipi: ai docenti quale sarà fornita, quella da 60 cent?!) non sono “dispositivi di protezione individuale”, servono infatti a trattenere gli schizzi di liquidi biologici che l’utilizzatore potrebbe diffondere per via orale. Inoltre per quante ore possa essere utilizzata ci sono svariate opinioni, e proprio per questo facendo una media delle varie opinioni il tempo di utilizzo andrebbe collocato fra le 4 e le 5 ore. Ora, prevedendosi cinque alunni  da esaminare ogni giorno, i tempi di ingresso/uscita e quelli tra un colloquio e l’altro – mettiamoci pure qualche “pausa bagno”, in fondo i docenti sono essere umani anche loro! – la permanenza a scuola supererà le 5 ore, quindi è consigliabile munirsi di mascherine di riserva, da portare da casa perché pare ve ne daranno una soltanto (e portate dei guanti in  lattice perché non ve ne daranno neppure uno)!

Per gli impianti di condizionamento (ammesso che ci siano in tutte le scuole e siano funzionanti, e ne dubitiamo parecchio) il Comitato rimanda alle specifiche indicazioni del Rapporto ISS COVID-19 n. 5 del 21 aprile 2020 che in realtà riguardo a problematiche immagino generalizzate rimanda, a sua volta, a un altro documento: “Rapporti ISTISAN 20/3 Qualità dell’aria indoor negli ambienti scolastici: strategie di monitoraggio degli inquinanti chimici e biologici” (pensavate che non me lo leggevo il suddetto Rapporto?). E che per quanto riguarda le conseguenze (in particolare il rischio del “riciclo” dell’aria) legate al Covid-19 fa un elenco di interventi sull’impianto, che necessitano in ogni caso di un tecnico, non del primo “improvvisatore”.

“Non sono necessari ulteriori dispositivi di protezione”, scrive il Comitato. Ma come? Si parlava di protezioni facciali (come in altre attività lavorative, e almeno si respira probabilmente meglio che con la mascherina, ma certo costano abbastanza di più delle mascherine!), o dei vetri in plexiglas come hanno spesso anche i panifici, le salumerie, le macellerie, ecc.

Almeno i guanti (sì, li citeranno senza dubbio dopo, nel corso del lungo documento)…  Ops, mi sono sbagliato: c’è scritto invece “NON è necessario l’uso di guanti”, quindi immagino non ve ne forniranno, se volete ve li portate da casa (e il “non” è proprio scritto tutto in maiuscolo, un po’ come la frase sottolineata a proposito della pulizia generale, giusto per essere chiari e… non fare illudere nessuno).

Poi dispone che “per gli studenti con disabilità certificata il Consiglio di Classe, tenuto conto delle specificità dell’alunno e del PEI, ha la facoltà di esonerare lo studente dall’effettuazione della prova di esame in presenza, stabilendo la modalità in video conferenza come alternativa”. Meno male, almeno per questi ragazzi il “sapore dell’esame” non era necessario.

Riunioni della commissione in presenza e non in videoconferenza, anche quella preliminare. Su questo ed altro cosa dicono i sindacati?

Nessun intervento per consentire almeno on line le riunioni previste tra i vari componenti della commissione, neppure per quella preliminare da svolgere non in 7 (i sei commissari più il presidente) ma in 13, perché accanto al presidente sono convocate insieme le due sottocommissioni: grazie ministra, grazie comitato, da parte dei docenti (come premio speciale dopo mesi di Dad fatta con dedizione encomiabile), non da parte mia che sono un modesto giornalista e quindi per fortuna ho un rapporto ben differente con ministro e, se loro signori permettono, anche con i componenti del comitato.

E i sindacati che dicono? E’ un protocollo di sicurezza soddisfacente? Nulla da obiettare?