Scuola, concorso ancora in stallo Sui precari ora si aspetta Conte

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Non sono bastati l’intervento del premier Giuseppe Conte e un lungo, affollato vertice a Palazzo Chigi con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il suo collega dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e i capi delegazione della maggioranza e i capigruppo. Sulla sorte dei precari della scuola e del concorso straordinario previsto per quest’estate si gioca un’altra battaglia politica dentro il governo: sembra sempre più probabile il voto di fiducia sul decreto scuola, che oltre a disciplinare i concorsi detta le regole per la maturità eccezionale di quest’anno. Scade il 7 giugno e deve ancora essere approvato al Senato per poi passare alla Camera. Dunque il tempo stringe e si procederà a tappe forzate domani e dopo per provare a trovare una soluzione e arrivare ad una tregua tra gli alleati.

La sorte dei precari della scuola da mesi è terreno di scontro tra la ministra, appoggiata non senza qualche iniziale mal di pancia, dai Cinque Stelle, e Pd e Leu che si sono fatti portavoce delle rivendicazioni dei sindacati. Dopo diversi tentativi falliti di trovare un accordo su numeri, modalità della prova, requisiti e persino il numero delle domande della prova del concorso, dopo uno sciopero proclamato e poi rinviato per via dell’epidemia, nelle ultime settimane, cioè da quando la discussione è arrivata in commissione al Senato, lo scontro da sindacale è diventato politico. Contro la proposta di Azzolina c’è ora un’inedita sintonia tra Pd-Leu e Lega-Fratelli d’Italia, tutti contrari a far svolgere la prova scritta.

Nel merito infatti la ministra, difesa ieri sera dal premier Conte, vuole far svolgere un concorso superleggero con un test a risposte multiple come unico requisito per l’assunzione di 32 mila precari con almeno tre anni di anzianità. Pd e Leu in nome dell’emergenza Covid-19 vogliono imporre una graduatoria per titoli, senza concorso. «Il merito e la qualità dell’insegnamento non si misurano con una prova a crocette», sostiene il vicepresidente Pd della commissione Cultura Francesco Verducci, che preferirebbe misurarli con i punteggi delle graduatorie. Con Azzolina si schierano anche Italia viva e Più Europa che chiedono «selezione e concorsi». «Purché si arrivi ad avere gli insegnanti di ruolo in cattedra a settembre», chiosa Gabriele Toccafondi (Iv). Perché è proprio sui tempi che si gioca la contesa, che negli ultimi mesi ha assunto toni via via più duri: secondo la ministra il concorso si può fare ad agosto, con tutte le misure di sicurezza del caso, ma la metà della sua maggioranza ritiene di no. Qualche dubbio ce l’hanno anche al ministero e infatti due giorni fa Azzolina ha provato a proporre una mediazione: sì al mini-concorso d’estate con la prova scritta, come stabilito, ma se tornasse qualche rischio sanitario si potrebbero assumere i docenti in base ai titoli e poi svolgere una prova scritta durante l’anno scolastico per confermare l’assunzione. Insomma una soluzione mista, che però Pd e Leu hanno seccamente rifiutato.

Il limite: Il decreto che regola le assunzioni e anche la maturità scade il prossimo 7 giugno

Neppure il fatto che il numero di posti disponibili nel concorso sia passato da 24 mila a 32 mila, con una norma contenuta nel decreto Rilancio che aumenta i posti anche per il concorso ordinario che per ora è rinviato, ha rasserenato il clima. Ora toccherà a Conte trovare la via d’uscita, senza delegittimare Azzolina e il suo partito, ma evitando che la settimana prossima il Senato si trasformi di nuovo in un campo di battaglia per la maggioranza. Oggi farà una nuova proposta che tenga conto dei due scenari.