Esami di stato, sos presidenti

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Mancano i presidenti di commissione per gli esami di maturità e gli uffici riaprono i termini delle domande oppure fanno ricerche a sistema per individuare i docenti che potrebbero svolgere tale incarico. E prende forma lo spettro della precettazione. La decisione anticipata dalla ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, di disporre gli esami in presenza e la stipula del protocollo di garanzia con i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals, Anief, Anp e Dirigentiscuola (la Gilda non lo ha firmato), sta scatenando il panico tra i diretti interessati. Ciò ha comportato una forte riduzione del numero delle domande volontarie degli aspiranti presidenti. E anche forti preoccupazioni per le eventuali defezioni dei dirigenti scolastici obbligati a svolgere tale ruolo. Tra i quali, peraltro, vi sono anche molti ultra60enni.

Per tentare di tamponare la falla, l’ufficio scolastico regionale per la Basilicata ha riaperto i termini delle domande (si veda la nota 2424/2020) e l’ufficio scolastico regionale per il Lazio, dove manca un presidente ogni 3 commissioni, ha disposto una ricognizione d’ufficio dei docenti aventi titolo (si veda la nota 12437/2020).

Allarme anche a Bergamo, provincia particolarmente colpita dal Covid-19, dove mancherebbe un presidente ogni due commissioni. L’ufficio scolastico per la Lombardia tace. Ma a dare l’allarme è stata la Cisl Scuola di Bergamo tramite il segretario provinciale, Salvo Inglima, secondo il quale vi sarebbe il rischio che le defezioni si traducano in «un intoppo gigantesco» che potrebbe mettere «a rischio lo svolgimento degli esami di maturità».

Allo stato attuale, peraltro, l’obbligo di svolgere l’incarico di presidente delle commissioni degli esami di stato vale solo per i dirigenti scolastici in servizio preposti a istituzioni scolastiche che comprendano scuole secondarie di II grado. Ma siccome già nell’ordinaria amministrazione si verificano defezioni per legittimo impedimento da parte dei dirigenti obbligati, la normativa prevede che possano presentare la domanda di partecipazione alle commissioni per gli esami di stato come presidenti anche i dirigenti scolastici preposti a scuole del I ciclo di istruzione e anche i docenti in possesso di determinati requisiti (si veda l’articolo 7 dell’ordinanza ministeriale 197/2020). Quest’anno il problema della scarsità dei presidenti si è ulteriormente aggravato.

Prima di tutto perchè un numero cospicuo di dirigenti scolastici, secondo quanto risulta a Italia Oggi, pur essendo obbligato a presentare la domanda, non lo avrebbe fatto. E poi anche e soprattutto per il fatto che le domande degli aventi titolo non obbligati scarseggiano a causa dei rischi connessi all’esame di stato in presenza e alle responsabilità che ricadono in primo luogo in capo ai presidenti.

Nel caso l’amministrazione non dovesse riuscire a coprire tutte le poltrone di presidente di commissione, una soluzione potrebbe essere quella della precettazione degli aventi titolo che non hanno presentato la domanda. Ma per fare questo sarebbe necessaria la previa emanazione di un provvedimento legislativo ad hoc. Provvedimento necessario anche per recepire il protocollo anti-Covid-19 sottoscritto il 19 maggio. Che peraltro contiene norme generali che andrebbero declinate con un’accurata disciplina di dettaglio anche a livello decentrato-territoriale.

Il protocollo, peraltro, fa riferimento a un non meglio specificato: «Documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’esame di stato nella scuola secondaria di secondo grado», che prevede alcune misure che necessiterebbero, a loro volta, di essere recepite in un provvedimento legislativo. Per esempio, il «documento» prevede che all’atto della presentazione a scuola il candidato e l’eventuale accompagnatore dovranno produrre un’autodichiarazione redatta utilizzando un modulo allegato.

Con tale autodichiarazione bisognerà affermare l’assenza di sintomatologia respiratoria o di febbre superiore a 37.5°C nel giorno di espletamento dell’esame e nei tre giorni precedenti; di non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni; di non essere stati a contatto con persone positive, per quanto di loro conoscenza, negli ultimi 14 giorni.

Il «documento» prevede inoltre che, nel caso in cui per il candidato sussista una delle condizioni indicate nel modulo, lo stesso non dovrà presentarsi per l’effettuazione dell’esame, producendo tempestivamente «la relativa certificazione medica al fine di consentire alla commissione la programmazione di una sessione di recupero nelle forme previste dall’ordinanza ministeriale ovvero dalle norme generali vigenti». In buona sostanza, dunque, i soggetti interessati dovranno autocertificare il proprio stato di salute. E ciò sembrerebbe in contrasto con le disposizioni contenute nell’articolo 46 del decreto del presidente della repubblica 445/2000.