Sempre più giovani sognano la divisa: la carriera militare attrae 4 ragazzi su 10

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da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Continua a crescere il numero dei giovani italiani che vorrebbero indossare una divisa e intraprendere una carriera nelle Forze armate o di Polizia. A valutare questa opzione sono, infatti, ben 4 ragazzi su 10. Non solo: per molti di loro (il 39%) sarebbe la prima opzione per l’immediato futuro e non un mero interesse di massima. A certificarlo è l’annuale monitoraggio dell’Osservatorio professioni in divisa – elaborato da Skuola.net in collaborazione con Nissolino Corsi – che, giunto alla sua terza edizione, ha visto la partecipazione di oltre 50mila studenti di scuole di secondo grado e università.

Complice, forse, il ruolo svolto dalle varie Forze nella recente emergenza sanitaria, si registra una crescita significativa rispetto al 2019, quando a mostrarsi interessato alla strada militare era stato circa 1 giovane su 3 (ed era la prima scelta per il 35%). Il loro identikit? Generalmente consapevoli della difficoltà del percorso, disponibili a stare lontani da casa e dagli affetti (ma non troppo), si preparano già rifacendosi il letto da soli e ordinando la propria camera, ma avrebbero qualche problema con attività fisica intensa, regole e disciplina.

La funzione sociale che le Forze dell’ordine incarnano è certamente al primo posto tra le ragioni che instradano tanti giovani su questa via. Tra i ragazzi che vorrebbero provare a entrare in una delle varie Forze in divisa, 1 su 4 lo farebbe soprattutto perché spinto dall’importanza dei valori di cui ci si fa portatori, mentre il 17% per il tipo di lavoro svolto, al servizio della gente. Solamente 1 su 10 è interessato allo stipendio fisso o alla stabilità lavorativa garantita.

Da non sottovalutare un 5% che lo farebbe per continuare la tradizione di famiglia. A confermare questa lettura sono anche le risposte date da chi, invece, si è detto non interessato dalla carriera militare: appena il 7% non approva l’operato delle forze dell’ordine, gli altri la scartano per ragioni strettamente personali, legate al carattere o ai progetti per l’avvenire.

Nel complesso, il 70% della Generazione Z dimostra di avere un atteggiamento positivo nei confronti delle Forze Armate e di Polizia. E anche i genitori, in larga parte (siamo nell’ordine di 2 su 3), appoggerebbero un figlio che volesse intraprendere questa strada; ma per alcuni solo a patto che la professione intrapresa non sia troppo a rischio.

Ma un conto è la vita sognata (o perlomeno immaginata), un altro è quella reale. Siamo sicuri che le nuove generazioni – quelli che, come si dice, ‘non hanno fatto il militare’ e per questo spesso additati di scarsa propensione al sacrificio – siano davvero pronte ad affrontare cosa li aspetta una volta entrati in caserma? A calarsi in una quotidianità scandita da regole, indubbiamente impegnativa? Anche qui il quadro che emerge è abbastanza confortante.

È vero che solo 6 su 10 pensano di essere già pronti per affrontare un addestramento ferreo ma più di 8 su 10 sono consapevoli che non c’è alternativa: la formazione militare è dura e bisogna sottostare all’autorità dei superiori; sapendo già che non faranno sconti (solo il 17% spera nella loro comprensione). Anzi, la sensazione è che le aspiranti ‘divise’ la immaginino addirittura più provante di quello che effettivamente è.
Lo si capisce dalle risposte date ad alcune domande poste dall’Osservatorio per indagare sul livello di conoscenza dei vari momenti della giornata di un allievo di Scuole e Accademie delle Forze armate e di Polizia. A partire dagli orari. Solo il 31% ha un’idea dell’orario tipico della sveglia, puntata alle 6.30. Molti meno – sono appena il 9% – quelli che individuano correttamente nelle 23 il momento di coricarsi (quasi tutti pensano debba avvenire prima). Stesso dicasi per il tempo destinato all’igiene personale e alla vestizione: solo 1 su 4 azzecca la risposta esatta (quasi dappertutto è circa 30 minuti). In generale, quelli che sbagliano lo fanno soprattutto per eccesso di rigore (o di pessimismo?).

Altro tema centrale è il netto cambio di abitudini che attende questi giovani una volta varcato quel cancello. I ragazzi sarebbero pronti a sostenere la vita militare? La motivazione, sulla carta, c’è. Ad esempio, il 58% non avrebbe problemi a dividere la stessa stanza con degli sconosciuti, mentre il 36% si sentirebbe inizialmente a disagio ma assicura di poter superare presto l’imbarazzo. Più complicato, ma ugualmente fattibile, è condividere i servizi igienici: il 46% si dice pronto, il 43% avrebbe bisogno di tempo per abituarsi, solo l’11% non ce la farebbe proprio. Rifarsi il letto da soli e tenere in ordine le proprie cose? Una passeggiata: 3 su 4 dicono di farlo già ora.

Sensazioni non proprio esaltanti, invece, sul fronte attività fisica: solamente il 29% si considera sufficientemente allenato per sopportare qualsiasi carico di lavoro, per il 50% la tenuta dipende dal tipo di sforzo richiesto mentre il 21% non crede di resistere a un’attività fisica prolungata e quotidiana.

Altalenante pure l’approccio alle regole sulla ‘libera uscita’: 1 su 3 sa (giustamente) che è concesso uscire solo di sera, per massimo due ore, e per andare a trovare la famiglia (ogni 15 giorni), salvo ordine contrario. Ma 1 su 4 pensa che queste finestre siano sacrosante e che niente e nessuno le possa negare e il 14% crede di poterlo fare ogni volta che vuole. A influenzare le loro risposte, forse, la voce del cuore: metà di loro, infatti, è dubbioso sul fatto di poter restare lontano da casa per settimane.

Ma il vero aspetto sui cui dovrebbero realmente lavorare i ragazzi che si vogliono avvicinare alle carriere in divisa è quello disciplinare. Per qualcuno sarebbe il caso di smussare qualche angolo del proprio carattere. Visto che più di 1 su 2 ancora non è in grado di subire rimproveri e punizioni senza reagire: il 41% dice che solo col tempo imparerebbe, l’11% tenderebbe a reagire o replicare puntualmente. E solo la metà (50%) si sente pronta a ubbidire sempre agli ordini che vengono dall’alto; il 33% lo farebbe solo se li reputasse sensati, il 12% proverebbe a fare solo le scelte che ritiene più giuste.

E che dire dell’obbligo di doversi separare per molte ore dal loro amico più fidato, lo smartphone? Circa 1 su 10 pensa di non farcela e un altro 42% avrebbe bisogno di un periodo di ambientamento per digerire questa prescrizione. Tutto sommato, però, la base di partenza è quella giusta. Basta solo un po’ d’impegno in più.