Renzi e la riforma di “sinistra” della scuola

da Tecnica della Scuola

Renzi e la riforma di “sinistra” della scuola
di Pasquale Almirante
Nel confronto televisivo tra Bersani e Renzi, in vista del ballottaggio per la presidenza del consiglio alle prossime elezioni politiche, il sindaco di Firenze ha detto: ”La riforma Berlinguer della scuola di sinistra aveva solo il nome”. Domanda: che significa riforma della scuola di sinistra?
”La riforma Berlinguer della scuola di sinistra aveva solo il nome”: e quando mai una riforma della scuola ha avuto bisogno di una etichetta politica o di caratterizzarsi di destra o di sinistra? Da dove spunta fuori questa idea che chi va a governare debba comportarsi come Brenno, mettere cioè sulla bilancia del governo il peso della spada della vittoria?
Una riforma seria della scuola, e voluta soprattutto da persone serie, ha bisogno solo di condivisione, che è appunto dividere insieme nella logica di una visone unitaria e la più ampia possibile, e non quella di far prevalere la propria visione del mondo e il proprio particolare ideologico. Mosse proprio da questa sbagliata prospettiva, e dall’affermazione del principio di una parte, lo stravolgimento operato da Letizia Moratti, subito dopo la vittoria del centro destra nel 2001, della riforma della scuola di Luigi Berlinguer che oggettivamente aveva dei buoni spunti innovativi, come il biennio unico, ma che furono macinati proprio per questo concetto balzano che chi comanda decide perfino su delle riforme che coinvolgono, non solo tutta la nazione, e dunque destra e sinsitra, ma anche il futuro della sua futura classe dirigente in funzione perfino delle sue scelte culturali e di competitività economica. E c’è forse riforma più importante e delicata di quella dell’istruzione? Dire dunque che di sinistra la riforma della scuola di Luigi Berlinguer avesse solo il nome, significa, a nostro parere, o non avere chiaro il concetto di istruzione e quindi di scuola nel suo complesso, oppure cercare di fare breccia nell’elettorato di sinistra, iniettando il dubbio del consociativismo con la destra. In entrambi i casi non ci pare un modo serio di fare politica nella convinzione che se si vuole mettere mano, come si dovrebbe finalmente fare, a una riforma seria della nostra scuola, affinchè sia competitiva in Europa e si piazzi ai massimi vertici delle classifiche internazionali, occorre buttare a mare ideologie e ammiccamenti elettorali, procedendo con rigore e lungimiranza, al di fuori e al di sopra di qualche miglio di voti da racimolare. Di riforme epocali ne abbiamo viste fin troppe, non vorremmo quindi vedere nemmeno riforme di sinistra o di destra, ma solo riforme per il bene della Nazione.