Plexiglass sui banchi, il ritorno a scuola dei ‘bambini in scatola’

da la Repubblica

da Marco Lodoli – Il rientro a settembre della ministra Azzolina prevede barriere divisorie. E mette a rischio la socialità dei ragazzi

Se, come sembra, il virus poco alla volta sta perdendo forza e cattiveria e inizia a ritirarsi, è doveroso pensare alla riapertura delle scuole a settembre. La Didattica a Distanza – anzi la DAD, perché nel linguaggio scolastico ormai tutto si contrae in acronimi e sigle – non può riproporsi a oltranza. All’inizio ha permesso di tenere vivi i rapporti tra gli insegnanti e gli studenti, di continuare a svolgere i programmi, ma ho capito che alla lunga genera malinconia, senso di solitudine, sbriciolamento sociale ed emotivo.

Una barriera insormontabile

E’ un dialogo tra schermi, un incontro quotidiano tra fantasmi sempre più evanescenti. E quindi come ripartire, come riportare i ragazzi sui banchi? A quanto pare la soluzione starebbe nei pannelli di plexiglass, quello che già accade i tanti ristoranti. In mezzo a ogni banco dovrebbe innalzarsi un divisorio trasparente, una barriera insormontabile. La tradizionale amicizia tra compagni di banco verrebbe spezzata da questi gelidi confini, di colpo svanirebbero le gomitate affettuose, le confidenze bisbigliate, il passaggio di bigliettini, le speranze di copiare la versione di greco o il compito di matematica dall’amico fedele. Tutti gli studenti rimarrebbero inscatolati nel loro minimo spazio vitale, come lavoratori di un call center.

La ricreazione

Certo non è una prospettiva allegra, il teatro vitale dell’aula si ritroverebbe frammentato in piccoli loculi, in cellette asfissianti. E nei cambi d’ora o nelle ricreazioni, cosa accadrebbe? Gli studenti dovrebbero mantenersi comunque a distanza, sempre prigionieri nel loro metro quadrato blindato e solitario? E anche il professore dovrebbe rimanere chiuso nel suo cubo di plexiglass, senza poter camminare tra i banchi, ridotto a pura voce che si diffonde dalla cattedra, astratto somministratore di lezioni?

Ragazzi nella bolla

La scuola insegna tante cose, ovviamente le varie materie, ma anche una socialità felice, un modo generoso di stare insieme agli altri: a scuola si impara, ma si stringono anche amicizie, ci si innamora, si condivide positivamente il tempo acceso della giovinezza: sarebbe triste se ogni classe si trasformasse in un alveare, dove ogni apetta lavora per conto suo, producendo un miele solitario. La scuola di oggi già va nella direzione dell’efficienza individuale e utilitaristica, si studia per iniziare a formare il proprio curriculum, per prepararsi alla competizione feroce del mercato: ma almeno prima ci sentiva tutti nella stessa barca, almeno nei lunghi anni passati tra la lavagna e i banchi. Ora ogni ragazzo starà nella sua bolla, separato dall’alito maligno del virus ma anche dal caos meraviglioso della vita, dal viaggio collettivo nel mare mosso della conoscenza.