La fatica dell’insegnante

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La fatica dell’insegnante

di Maurizio Tiriticco

Che bello oggi, tutto a distanza! La DAD! Che bella invenzione! Facciamo tutto a casa! Insegnanti e alunni! Oggi è possibile, ma grazie alle TIC più avanzate! Qualche decina di anni fa, invece… potevi attaccarti solo al telefono! E non c’era in tutte le famiglie! Oggi nella scuola in presenza – ovviamente in situazioni di normalità – il rapporto interpersonale docente/alunni, o meglio docente/alunno x, y, z, ecc. non è sempre semplice da gestire da parte di un insegnante. Il gruppo/classe – ma in effetti qualsiasi gruppo di persone – vede il costituirsi di un mix di molteplici relazioni/interazioni. Pensiamo ad una classe di 20 alunni, cioè di 20 persone. In effetti ciò che conta non sono tanto le persone, VISIBILI; quanto le relazioni che intercorrono tra loro, INVISIBILI. In un gruppo di venti persone o alunni, le interazioni sono 20 x 19 = 380. Non lo dico io; lo dice la sociometria, la disciplina inventata dallo psichiatra rumeno Jacob Levi Moreno (1889-1974). Stando alla ricerca sociometrica, due membri (una coppia, o meglio una diade) attivano due relazioni; tre membri ne attivano sei; quattro membri ne attivano dodici! Pertanto, il numero dei membri del gruppo moltiplicato per lo stesso numero meno uno ci dà il cosiddetto “coefficiente relazionale”. Ne consegue che, per un insegnante, attivare, motivare, controllare, dirigere, valutare ed altro ancora, 20 alunni, di fatto equivale a dover gestire un insieme di 380 relazioni! Ed il che non è affatto una cosa semplice. Difficile in un’aula in presenza, ancora più difficile… nell’aria, a distanza!

La DAD, appunto! E il grande apporto che può dare la rete! Anzi, che la rete in effetti dà! Perché la rete oggi è una sorta di macroenciclopedia universale! Della quale solo i vecchi come me, forse, avvertono l’enorme importanza! Quando andavo a scuola – anni trenta – l’unico mio supporto era il libro di testo. Qualche libro in casa lo avevamo, libri tecnici di mio padre, qualche romanzo di mia madre! Ma i miei pensavano molto a me! Mi acquistarono tutti i libri per ragazzi della Scala d’Oro della Utet: mi ricordo la storia di Sigfrido e la saga dei Nibelunghi, le tragedie di Shakespeare – che io leggevo com’era scritto, Sachespeare – una ricca enciclopedia per ragazzi, ovvero “Il tesoro del ragazzo italiano”. Leggevo tanto! Non c’era la TV e mia sorella era più piccola di sei anni! Una distanza lunare! Cos mi lessi quasi tutto Salgari, “I Pirati della Malesia”, “Il Corsaro Nero”, “La cattura di Capodirame”, e l’immancabile “Ventimila leghe sotti i mari”, di Giulio Verne! Un autore che mi affascinava! “Viaggio al centro della terra”! “Cinque settimane in pallone”!Mi portava in terre lontane! E poi c’era Salgari, Emilio Salgari! I misteri della jungla nera! Tremal-Naik! Il Corsaro Nero! Ovviamente non mancava “Il Corriere dei Piccoli”! E c’era “L’Avventuroso” E poi “Topolino”! “L’intrepido” e “Il Monello” non mi piacevano tanto! Insomma le edicole in quegli anni erano piene della stampa per bambini e per ragazzi! Oggi invece c’è una sorta di morìa! Il “Topolino” settimanale oggi è un album piccolo piccolo con storie assurde! Mi chiedo: ma i bambini e i ragazzi oggi che cosa leggono, che sia veramente prodotto per loro? Qualche lettore mi risponda! Forse ci saranno dei libri: non so! Con questo maledetto Covid è da quel dì che non vado in libreria!

Mah! I bambini e i giovani d’oggi! Tutto cellulare! Tutto messaggini! E se sono sgrammaticati. poco importa! Tanto ci si capisce lo stesso! Quindi tutte coordinate! Subordinate? Mai oltre il “quando” ed il perché”! Ovviamente non vorrei il “conciossiacosaché”! Quindi, anche di qui la fatica dell’insegnante, oggi! In presenza o a distanza, la differenza è nella, di fatto! La mediazione della “macchina” in realtà c’è sempre! Il registro elettronico! Capo ha cosa fatta! Nessuna mediazione! L’alunno non può nascondere un quattro! E il genitore gode o si indigna. E in questo caso la colpa è sempre dell’insegnante! Le ingenue bugie del bel tempo antico! Ricordo ancora: gli ultimi anni del mio insegnamento nelle scuole, anni sessanta e settanta… il ricevimento dei genitori! “A professo’! Nunglielodicaammamaeappapà che ho preso quattro! Poi rimedio! Glielo prometto!

O tempora! O mores! O, se si vuole, quando la barca va, lasciala andare!