L’esame finale del primo ciclo

L’esame finale del primo ciclo

Un’ occasione per rivedere la collegialità e le discipline

di Rita La Tona e Maria Rosa Turrisi

Lo scenario normativo

L’emergenza COVID-19 ha reso necessario rivedere l’intera procedura dell’Esame di Stato del Primo Ciclo, per altro già rivisitato dal D.Lvo 62/2017 e dal D.M. 741/2017. L’O.M. n. 9 del 16/05/2020 ha messo nero su bianco le modalità di svolgimento e precisato che gli studenti saranno chiamati a realizzare e ad esporre in modalità telematica un elaborato finale su una tematica assegnata dal Consiglio di classe. Come specificato nell’art.3 si andranno ad evidenziare conoscenze, abilità e competenze acquisite sia nell’ambito del percorso di studi, sia in contesti di vita personale, in una logica trasversale di integrazione tra discipline, mentre vengono definite e diversificate le modalità di realizzazione del prodotto che, coerente con la tematica assegnata, potrà essere presentato sotto forma di “testo scritto, presentazione anche multimediale, mappa o insieme di mappe, filmato, produzione artistica o tecnicopratica o strumentale per gli alunni frequentanti i percorsi a indirizzo musicale”.

Un nuovo contesto di apprendimento

Seppur semplificata, la procedura si presta a una stimolante lettura didattico-pedagogica nella direzione della valorizzazione delle attitudini e degli interessi dei discenti, ma anche dello sviluppo delle competenze professionali e, di conseguenza, di una significativa riorganizzazione in ottica collaborativa dei momenti collegiali e dei processi decisionali.

Sembra potersi rintracciare un significativo momento finale di costruzione partecipativa e riflessiva all’interno del quale:

– il discente si cimenta con situazioni reali, individua soluzioni concrete utilizzando le proprie conoscenze, abilità e competenze e sperimenta la valenza d’uso del sapere e la spendibilità di quantoha appreso a scuola;

– il docente, attraverso un processo di negoziazione, definisce il contesto reale in cui l’alunno dovrà agire con le discipline eindividua gli standard di qualità della prestazione rispetto ai quali il prodotto sarà valutato.

Proveremo a ragionare su come tutto questo potrebbe essere sviluppato nell’immediato e messo a sistema, nella prassi ordinaria, al di fuori dell’attuale emergenza. 

Le possibili risposte delle scuole

Le possibili  risposte  delle scuole all’eccezionalità di questa  procedura di esame che, in ogni caso,  rappresenta un  importante “rito di passaggio” verso la secondaria di secondo grado, saranno certamente legate da una serie di variabili intervenienti che agiranno o a favore dello sviluppo di un approccio significativo che possa favorire un possibile  atteggiamento professionale innovativo e riflessivo o, di contro, rappresentano una risposta al dettato normativo senza lasciare poi traccia in un futuro, non lontano, di revisione della progettualità didattica.

I vantaggi della nuova procedura

Nel primo caso le variabili positive intervenienti potrebbero essere cosi sintetizzate:

• la storia progettuale e didattica di ciascuna scuola e il grado diinvestimento nella costruzione di percorsi inclusivi e personalizzati per valorizzare gli studenti attraverso la realizzazione di prodotti in un contesto esperienziale significativo nell’ottica di una didattica orientata allo sviluppo di competenze;

• un ambiente didattico dove l’apprendimento individuale è prodotto della costruzione attiva del soggetto, è ancorato alcontesto e si svolge attraverso forme di collaborazione e negoziazione degli apprendimenti;

• la collegialità vissuta come luogo e strumento per leggere insieme la realtà, l’esperienza plurale, il compito educativo comune rivisitando le discipline;

• il ruolo del Dirigente Scolastico che interviene nei processi didattici non solo come garante delle norme, ma come leader per l’apprendimento che esercita il presidio della didattica, attraverso l’affiancamento e il supporto ai docenti. In questa direzione le competenze organizzative del Dirigente scolastico sono fondamentali per promuovere processi significativi nei Consigli di classe, favorire l’approccio dialogico dei docenti nell’ottica della personalizzazione, ragionare sulla valutazione degli aspetti che sottendono la competenza, orientare al riconoscimento delle contiguità fra le discipline.

In queste scuole l’approccio all’elaborato finale sarà vissuto come una nuovo traguardo, un’opportunità per rileggere il processo di insegnamento-apprendimento, anche a distanza nel tempo.

Gli aspetti critici del “vecchio” esame

Nel secondo caso, le variabili che potrebbero non favorire lo sviluppo di un pensiero innovativo e valorizzante potrebbero essere:

• adottare un approccio burocratico nell’organizzazione e nella didattica con adesione al dettato normativo senza mettere in discussione procedure e pratiche consolidate, facendo semplicemente una operazione di restyling dell’esame;

• considerare il colloquio come semplice restituzione orale del prodotto.

• ricondurre il prodotto alla famigerata “tesina”, con presunti equasi forzati collegamenti disciplinari che lo trasformano in un’accozzaglia di contenuti restituiti dall’alunno con scarso coinvolgimento personale.

Una sorta di “copia e incolla” di pratiche d’esame obsolete, ma purtroppo ancora diffuse, che rimandano a una didattica trasmissiva, centrata su contenuti, meccanicamente restituiti e non proiettata verso l’acquisizione di un sapere competente e durevole, con scarsa attenzione alle caratteristiche personali dello studente e basso grado di condivisione collegiale.

Nuove dimensioni della collegialità e cultura della valutazione

A nostro avviso, questa potrebbe essere invece una occasione per destrutturare le vecchie procedure e per costruire una nuova dimensione della collegialità attraverso:

• la condivisione delle scelte da parte di tutti i docenti nella mediazione didattica; l’attenzione all’individualità degli alunni e dei loro percorsi personali nel triennio;

• la negoziazione sui contenuti significativi per l’individuazione di un prodotto a partire dagli interessi individuali e dalle esperienze didattiche condivise e l’appropriazione da parte degli alunni del proprio processo di apprendimento;

• la costruzione di una conoscenza condivisa fra docenti e studenti;

• il superamento dei confini delle discipline: l’elaborato non deve necessariamente prevedere tutti i saperi delle discipline di studio;

• la possibilità per i docenti di osservare il processo e il prodotto nel momento della restituzione riconoscendo il valore formativo per ciascun alunno.

Tutto ciò comporta sicuramente di avere a disposizione tempi più distesi; i tempi stretti con cui hanno dovuto lavorare la scuole rispetto all’esame conclusivo sono stati un amplificatore di criticità a conclusione di un anno scolastico difficile, che ha fatto emergere tutti problemi del sistema scuola e le difficoltà di ciascuna realtà scolastica. 

Sarà inoltre necessario avviare una riflessione più complessiva sul processo valutativo nel Primo Ciclo dell’istruzione coerentemente con le Indicazioni Nazionali, la certificazione delle competenze e con le nuove forme di didattica collegate al digitale. Ciò rimanda alla necessità di avviare un’azione formativa diffusa sulla valutazione non soltanto rivolta ai docenti ma anche ai dirigentiscolastici non solo per condividere paradigmi teorici, ma per operare una vera e propria rivisitazione delle procedure valutative strettamente interrelate con le scelte didattiche e organizzative.

Cosa salvare dell’esame in emergenza?

Cosa salvare allora di questa inedita esperienza dell’esame? Sicuramente la responsabilità collegiale del percorso di insegnamento/apprendimento che vede la sua rappresentazione nel prodotto elaborato dall’alunno; l’attenzione all’individualizzazione del processo di apprendimento; il superamento dei confini delle discipline nell’ottica della costruzione di un sapere competente.

Quando l’esperienza si sarà conclusa sarebbe interessante avviare una riflessione con le scuole per capire le difficoltà incontrate, le risorse professionali mobilitate e le possibili ricadute nell’attività di progettazione didattico-organizzativa a partire dal prossimo anno scolastico.

Non serve uno sterile monitoraggio burocratico su quanto avvenuto, ma l’avvio di una attività di ricerca che possa costituire un vero e proprio momento di formazione anche attraverso il coinvolgimento di gruppi di scuole all’interno delle Reti di ambitopresenti nelle varie realtà territoriali. A tale attività potrebbe essere agganciato un ragionamento più complessivo sulle pratiche valutative anche alla luce dei più recenti provvedimenti normativi (Legge 6 giugno 2020, n. 42) che attualmente non riguardano la scuola secondaria di primo grado, ma che sicuramente influenzeranno la cultura della valutazione della scuola del Primo Ciclo.