Bimbi, l’allarme dei pediatri “Cresce il disagio psicologico”

da La Stampa

Maria Rosa Tomasello
Roma

Bisogna restituire ai piccoli il tempo che gli è stato sottratto. Il tempo delle aule e dei banchi, dei giochi con gli amici, dei luoghi per lo sport e per la musica, perché il rischio, in caso contrario, è «che alla crisi sanitaria e a quella economica di aggiunga una crisi educativa e sociale con conseguenze pesanti per tutti i bambini e drammatiche per una consistente minoranza che già in precedenza viveva situazioni di difficoltà di apprendimento».
Dopo due mesi di isolamento forzato e la brusca interruzione delle attività scolastiche, i bambini – 8 milioni nella fascia che va da zero a 14 anni – continuano a essere ultimi nella lista delle priorità della politica. A chiedere attenzione è un gruppo di pediatri di fama che in una lettera-manifesto chiede interventi che non possono più essere rinviati: primo firmatario è Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino e membro del Comitato scientifico dell’International Society for Pediatrics and Child Health.
Conseguenze
«Il rischio di contagio per e da parte dei bambini – ricordano – è molto basso mentre il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole è molto alto». Ma se i bambini si ammalano poco e con manifestazioni cliniche lievi, «viceversa si stanno accumulando le evidenze sui danni collaterali provocati dal lockdown» con «un ritardo educativo che per la maggioranza è molto rilevante». A questo, denunciano, si associano «manifestazioni di disagio psicologico, aumentato rischio di violenza subita o assistita», oltre a inferiore qualità dell’alimentazione, o dei supporti medici per i piccoli affetti da patologie o disabilità. «È urgente cambiare rotta – avvertono – vanno riaperti spazi ludici con componenti educative e messe in campo iniziative di supporto per chi ha difficoltà specifiche» perché, concludono, «non possiamo far pagare ai bambini e alle loro famiglie il peso delle nostre esitazioni e della nostra ignoranza di fronte a quanto sta accadendo».
A conferma di questi rischi gli esperti citano i rapporti di organizzazioni come Save The Children e Sant’Egidio, secondo i quali almeno 6 bambini su 10 sono in condizioni di difficoltà. Secondo l’indagine di Save The Children condotta su un campione di oltre 1000 bimbi e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni (il 39,9% dei quali in condizioni di fragilità socio-economica a causa del Covid) un minore su 5 incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza. Una situazione che rende ancora più drammatica le condizioni di chi ha meno. In Italia oggi più di un milione di bambini vive in condizione di povertà assoluta: per questo l’ong sollecita misure che «durante l’estate e durante il prossimo anno scolastico contrastino la povertà educativa e la dispersione scolastica». Allarmanti anche i dati di Sant’Egidio che a Roma ha analizzato un campione di 800 famiglie con bambini dai 6 ai 10 anni: per il 61% degli studenti delle scuole primarie la didattica a distanza non è mai partita.
Mentre il governo continua a ripetere che si lavora per la ripresa della scuola a settembre con lezioni in presenza che tuttavia – tra ipotesi di divisori in plexiglass, classi ridotte e necessità di maggiori spazi e di più insegnanti – sono ancora una incognita, il primo segnale di normalità è la riapertura dei centri estivi sulla base delle linee guida redatte dal Dipartimento della Famiglia con un investimento di 185 milioni. Le attività, in collaborazione con Regioni e Comuni, prenderanno il via il 15 giugno. Il 4 giugno il Comitato tecnico scientifico ha dato parere positivo all’estensione delle linee guida per le attività estive destinate alla fascia 0-3 anni, ma gli amministratori aspettano ancora indicazione dettagliate del Ministero. Il Veneto sceglie di accelerare: a partire da domani saranno erogati infatti i servizi per la fascia da 0 a 3 anni: «Al momento non abbiamo notizie da Roma, non potevamo più attendere oltre la validazione» ha detto il governatore Luca Zaia firmata l’ordinanza. Punta a riaprire nidi e scuole dell’infanzia nella stessa data anche il Trentino, mentre a Torino, a partire da 15 giugno, i bimbi iscritti all’anno in corso potranno tornare a giocare nei cortili di 45 asili nido. Ma la strada della ripartenza è costellata di incertezze e gli operatori chiedono chiarezza: «A settembre, come si intende riaprire? Per quanto tempo si ipotizzano soluzioni transitorie?» ha chiesto al premier Giuseppe Conte Luigi Morgano, segretario generale della Fism, la Federazione che raggruppa oltre novemila asili nidi e materne. «Riaprire le scuole esige di non lasciare margini a equivoci interpretativi». —