In aula a settembre Lezioni più brevi e aule a rotazione

da La Stampa

Federico Capurso

roma

Approvato il decreto Scuola, con 245 voti a favore e 122 contrari – ma per domani i sindacati confermano lo sciopero del comparto – la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina già guarda alle riaperture di settembre, preparando «le linee guida per riportare gli studenti a scuola, in presenza e in sicurezza». Un piano che, a ora, è diviso in 5 macro aree: edilizia leggera; didattica negli istituti; didattica all’esterno; formazione di famiglie e docenti; dispositivi di protezione e prevenzione. Linee guida che lasceranno discrezionalità nelle scelte ai tavoli operativi aperti in ogni regione perché, spiegano dal ministero, «non avrebbe senso imporre le stesse regole per una scuola di una comunità montana e una del centro di Roma».
Distinzioni che cadono, però, di fronte alla necessità di superare le “classi pollaio”, che restano diffuse su tutto il territorio. «Rispettare il criterio del metro di distanza vuol dire garantire due metri quadrati ad alunno nelle classi – scrive su Facebook la viceministra Anna Ascani –. Un parametro molto vicino a quanto già indicato dalla legge. Difficile ma non impossibile». L’intenzione è quella di concentrarsi sull’ammodernamento e l’ottimizzazione degli spazi all’interno delle scuole e non di costruire nuovi sedi. Da qui, la definizione di edilizia «leggera», per la quale sono stati già stanziati 330 milioni e altrettanti arriveranno a fine giugno. Verrà dunque raddoppiata, dopo le proteste dei presidi, la cifra che era stata stimata in circa 38 mila euro per ogni istituto scolastico. Gestire questa nuova fase votata all’edilizia leggera non sarà comunque cosa facile e per questo sono già partiti i tavoli regionali, ai quali siederanno i rappresentati del ministero e che verranno coordinati dai sindaci, che per effetto del decreto sono diventati una sorta di super commissari.
Per gestire al meglio il “traffico” all’interno degli istituti, poi, nei documenti preparatori del ministero si chiede «flessibilità» nell’organizzazione della didattica e per questo si offriranno ai presidi maggiori poteri nella gestione e organizzazione delle classi. Concretamente, si parla di dare diversi orari d’ingresso a scuola, di passare a lezioni di 45 minuti e di scaglionarne l’inizio (ci sarà una classe, ad esempio, che avrà lezione alle 9:00, un’altra alle 9:15, una invece alle 9:30), in modo da non creare assembramenti nei corridoi. Se poi ci sono aule più spaziose di altre, che permettono un più facile distanziamento sociale, si ragiona sulla possibilità di accorpare classi, ma anche di invertire i flussi e tenere un docente fisso nell’aula, facendo invece girare gli studenti, o ancora di avere classi più snelle. Un modello già adottato da alcuni istituti sperimentali. Ma dovrebbe ancora essere prevista, seppur in situazioni limite, la didattica a distanza.
È emerso, poi, negli ultimi giorni, il tema degli spazi esterni, tra biblioteche, parchi, cinema e teatri, che potrebbero essere affittati per fronteggiare quei problemi che gli interventi di edilizia leggera e la maggiore flessibilità didattica non potranno risolvere. Ci saranno anche corsi per i docenti e incontri con le famiglie per fare formazione sui «comportamenti responsabili» da adottare all’interno della scuola e a casa. Infine, ci saranno disposizioni per la distribuzione di gel disinfettante, saponi e mascherine, oltre ai divisori in plexiglass per i banchi da due studenti – non tra banchi singoli – che potrebbero essere adottati per garantire la sicurezza laddove le distanze minime non potessero essere rispettate. Su quest’ultimo capitolo, però, c’è ancora una discussione aperta con il comitato tecnico scientifico al quale si chiederanno, nei prossimi mesi, pareri ulteriori seguendo lo sviluppo dell’epidemia.