Come affrontare la prova sul testo da analizzare durante il colloquio

da Il Sole 24 Ore

di Mara Ferroni*

Per affrontare efficacemente la fase b) dell’esame di Stato, occorre tenere presente che essa è intesa idealmente come sostituzione della prima prova scritta degli scorsi anni. In considerazione di ciò sarà più facile inquadrare le competenze necessarie per sostenere, come indicato dal ministero, la «discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno e ricompreso nel documento del consiglio di classe».
Vediamo ciò che è richiesto, nello specifico, allo studente.

È necessario, innanzitutto, chiarire che cosa s’intenda col verbo “discutere”, con l’indicazione “breve testo” e con il vincolo contenuto nel riferimento al documento del consiglio di classe.

Con l’indicazione di “testo” ci si può riferire ad un brano letterario, o in prosa o in poesia, o a un brano argomentativo. Il fatto, poi, che nell’ordinanza si faccia preciso riferimento alla brevità implica che si possano sottoporre all’analisi dello studente anche porzioni di testo quali strofe di una lirica, passi significativi di romanzi o estratti di saggi argomentativi. In ogni caso, tutti i testi, di qualunque tipo o lunghezza, devono comparire nella sezione di Italiano all’interno del documento del consiglio di classe dunque devono essere conosciuti dallo studente.

Veniamo invece a cosa si intenda parlando di “discussione”: il termine è ampio nella sua applicazione pratica. Come sarà condotta, infatti, questa discussione? Da quel che è scritto, si intuisce che sarà possibile agli insegnanti guidare il dialogo con una batteria di domande poste esplicitamente sul testo a guida dello studente oppure sarà possibile lasciare al candidato stesso la facoltà di orientarsi liberamente impostando un proprio discorso.

In ogni caso, però, trattandosi di una discussione, il docente potrà intervenire per richiedere approfondimenti o argomentazioni. Qualunque sia la forma prescelta, mi piace immaginare la discussione come un dialogo. Questo, in fondo, insegniamo ai ragazzi per cinque anni, a dialogare con un’entità complessa, il testo, che va rispettata e accolta nella sua diversità, con un’alterità a cui porre domande e di cui vagliare risposte, con un io, infine, che parla, pur lontano nel tempo e con parole o stilemi suoi propri, e che, pur tuttavia, interpella il nostro presente.

Didatticamente possiamo declinare tale dialogo in tre passaggi, corrispondenti alle fasi indicate nella prima prova degli scorsi anni: comprensione, analisi, interpretazione.
Nella parte della comprensione occorre sinteticamente ricondurre il brano al suo contesto generativo: al suo autore, all’opera a cui appartiene e, eventualmente, all’anno di edizione. Ancora è auspicabile indicare la tipologia del testo, specificandone il genere letterario e, nel caso di una poesia, la struttura metrica.

In presenza di testi pubblicati non autonomamente, è bene precisare il titolo della raccolta. In questo frangente molti alunni si dilungano su notizie biografiche sull’autore, in genere non pertinenti, a meno che non concorrano a comprendere più in profondità il brano. Si passa poi ad una ricognizione generale del contenuto informativo in cui il candidato deve cercare di guardare il testo nella sua struttura generale per individuare, tramite il riconoscimento delle parti, la progressione logica del discorso, l’evoluzione del ragionamento o dell’esperienza descritta. Bisogna evitare che l’allievo si lasci subito attrarre da un particolare che conosce perdendosi di vista la globalità.

Dopo questa fase ricognitiva, si passerà, con l’esame degli aspetti formali, all’analisi propriamente detta. Ogni testo porta in sé una visione della realtà che è espressa nella costruzione retorica ovvero nelle scelte metriche, lessicali e stilistiche. Ecco che, allora, in fase di analisi, occorrerà far emergere parole, figure retoriche, evidenze metriche, che si pongono come “spie”, indizi, chiavi d’accesso, per entrare, in modo metodologicamente corretto, nel cuore più segreto del brano. Potranno essere rilievi testuali già evidenziati dal lavoro della classe che, come comunità ermeneutica, ha precedentemente analizzato il brano, ma è auspicabile che l’allievo originalmente proponga notazioni personali assumendosi la responsabilità dell’essere in prima persona “lettore”.

Lo scopo di questa parte analitica è testare la capacità dello studente di comprendere il testo nei suoi impliciti, in quelle pieghe delle parole in cui si annidano perle preziose di significato. Per riuscire a fare ciò lo studente deve padroneggiare con sufficiente consapevolezza gli strumenti specifici dell’indagine letteraria. Questo non per arroccarsi nozionisticamente in essi, facendone l’elenco a mo’ di “lista della spesa”, ma per renderli chiavi d’accesso al senso profondo del testo.

Tanto più ciò è importante se si pensa che questa fase deve essere sempre accompagnata e seguita da una ricomposizione sintetica, al fine di giungere ad un’interpretazione generale e personale del senso del testo. Nella terza e ultima fase, quella interpretativa, sono anche inclusi ulteriori approfondimenti, tesi a cogliere il brano in relazione alla poetica del suo autore e nei suoi rapporti intertestuali. Nel caso poi che il testo in questione sia argomentativo, a sostituzione della tipologia B della prima prova scritta, lo studente dovrà paragonarsi con ciò che è stato sostenuto nel testo e fornire una personale opinione suffragata da un adeguato apparato argomentativo.

Quando detto finora, inoltre, trova rispondenza in alcuni degli indicatori contenuti nella griglia di valutazione predisposta dal ministero. Sottolineo, in particolare, «l’avvenuta acquisizione dei contenuti e dei metodi delle diverse discipline del curricolo», la «capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle tra loro», la «capacità di argomentare in maniera critica e personale, rielaborando i contenuti acquisiti» e infine la «ricchezza e padronanza lessicale e semantica, con specifico riferimento al linguaggio tecnico e/o di settore».

Dunque, che cosa auguro a me stessa e ai colleghi impegnati nelle prossima maturità? Di incontrare giovani lettori capaci, attraverso gli strumenti acquisiti, di accettare in prima persona la sfida che ogni testo lancia e capaci, parafrasando le parole di un noto professore dell’ateneo bolognese, di iniziare la propria ricerca laddove termine quella dell’autore.

  • docente di italiano e latino al liceo Malpighi di Bologna