Niente 80 mila docenti in più

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Al di là del dato dell’adesione allo sciopero proclamato da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda (uno 0,5% di docenti avrebbe incrociato le braccia sul 70% delle scuole rilevate dall’Aran), la spaccatura tra mondo dei sindacati della scuola e governo ieri si è consumata. Uno strappo che va di pari passi con il processo al premier che è stato avviato dal Pd di Zingaretti e da Iv di Renzi.

Gli strumenti messi in campo per il riavvio del prossimo anno scolastico sono giudicati insufficienti, sia sul fronte finanziario, 1,5 i miliardi stanziati contro i 15 richiesti dal comitato di tecnici presieduto da Patrizio Bianchi, che sul metodo e i tempi. Sarà proprio Bianchi oggi in commissione cultura alla Camera a formalizzare la richiesta, anticipata martedì scorso da ItaliaOggi, di incrementare gli organici dei docenti di un 10-15%, dai 70 agli 80 mila in più, così da garantire classi più piccole e dunque con maggiori margini di sicurezza contro il rischio di contagio da Covid-19. La richiesta, secondo quanto trapela dal governo, non è ritenuta percorribile: al ministero dell’istruzione si stanno esaminando interventi mirati, che tengano conto della realtà delle singole scuole e dei singoli territori. L’incremento di docenti, da assumere in deroga rispetto all’organico di diritto, avverrà in modo chirurgico e solo per scuola dell’infanzia e primaria. Anche perché raddoppiare le classi e i docenti senza avere spazi dove poter ospitare tutti, è il ragionamento, sarebbe un controsenso.

Ieri l’Upi, l’Unione delle province italiane, denunciava che il 51% degli edifici ospitanti scuole secondarie di secondo grado è stato costruito prima del 1976, solo il 10% sono stati costruiti negli ultimi 20 anni (dal 1998 ad oggi). Solo il 49% delle scuole secondarie superiori ha una palestra o area attrezzata a palestra, e solo il 43% dispone dell’aula magna. «E quindi, specie nelle strutture situate nei contri urbani in palazzi storici, non sarà possibile applicare rigidamente il distanziamento», dice la nota Upi. Del resto interventi di messa a norma delle scuole, per adeguarle ai nuovi parametri, «non sono fattibili, siamo a giugno è tardi per intervenire sull’edilizia», ha detto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Senza interventi radicali di edilizia e senza iniezioni massicce di personale, il futuro della scuola si giocherà dunque in ogni singolo istituto in base alle capacità organizzative dei dirigenti e degli altri rappresentanti delle istituzioni.

Per la prossima settimana sono attese le Linee guida per il nuovo anno della ministra dell’istruzione Lucia Azzolina che è ancora in attesa dia vere il quadro delle singole realtà regionali. L’idea è di avviare tavoli di confronto regionali, così da verificare quali spazi possano essere utilizzati e dove serva e sia possibile aumentare gli organici. La macchina amministrativa dovrà lavorare a pieno regime in piena estate per assicurare un avvio ordinato delle lezioni.

Salvo che nelle sette regioni dove sia andrà al voto nella seconda metà di settembre: con l’astensione della Lega e i voti contrari di Fdi, è passato alla camera, con parere favorevole del governo, l’emendamento di Forza Italia che fissa il periodo di voto per le amministrative: dopo il 15 settembre. Praticamente gli istituti non farebbero in tempo ad aprire per poi richiudere. E così la scuola che doveva partire prima, per oliare l’organizzazione e recuperare sulla didattica, riaprirà i battenti a ottobre.