L’Italia dei problemi

L’Italia dei problemi

di Antonio Stanca

   La rapidità, con la quale si propaga, spaventa, incute terrore, la facilità, con la quale assale, non permette nemmeno di rendersi conto, le vittime che miete possono essere di ogni età, di ogni luogo, le loro difese all’inizio erano minime, il nome è Coronavirus, un’epidemia che sembra aver riportato il mondo ai tempi delle pestilenze bibliche. Ma a differenza di allora il mondo moderno è altamente sviluppato, molto progredito ed è quasi impossibile pensare che si sia dovuto arrendere ad una malattia, che questa sia avanzata a passi così grandi. Si è trovato impreparato quel mondo, ha avuto bisogno di tempo per organizzare delle difese ed è riuscito, è riuscito a salvarsi dopo, però, aver perso tante vite. In alcune zone ancora difficile risulta contenere simile devastazione, ancora grave è il problema del contagio, dei luoghi, dei modi di cura, del personale addetto. Senza dire che dove la partita è “quasi vinta” sono rimaste le conseguenze dello stato di fermo, del blocco da essa comportato riguardo alle attività industriali, commerciali, artigianali ed altre. Gravi sono le conseguenze che attualmente si registrano in questo senso soprattutto in paesi come l’Italia dove già difficili erano le condizioni economiche. In questi paesi il Coronavirus ha comportato danni dei quali non si può prevedere la fine, è stato una rovina.

   Sembra, appunto, un racconto biblico, di quelli dove si dice di vicende paurose, avvenimenti catastrofici che si diffondono con facilità, non conoscono limiti, giungono ovunque, di quei racconti che comprendono il mondo intero anche se quello di adesso non è un racconto e l’umanità attuale è molto aumentata. Sono diventati tanti i popoli della terra, ognuno ha la sua vita, il suo sistema, le sue forze e nonostante tutto si è rivelato facile preda dell’epidemia, nessuno ha saputo sottrarsi.

   E’ partita probabilmente dalla Cina e ora sta infuriando in Russia, America, Sud America e altrove dopo averlo fatto in Europa. Si è trasformata in una pandemia, neanche del farmaco adatto a contenerla, del vaccino, sembra si possa ancora parlare con certezza. Anzi si dice di un ritorno del contagio in autunno: quando mai nella storia, remota e prossima, si è assistito ad una sciagura simile? Come mai un mondo così specializzato nelle sue funzioni quale il moderno ha dovuto cedere il passo ad una malattia? Quando mai ha trasferito ai privati cittadini le misure di sicurezza? E si è impegnato pure a controllare, tramite le forze dell’ordine, che fossero rispettate.       Spontanea sorge una domanda: perché non sempre? Se è possibile sorvegliare persone, strade, locali e tutto, perché non lo si fa sempre specie in paesi come l’Italia dove i pericoli comportati dal malcostume non finiscono mai? Il nostro è ormai uno Stato percorso da ogni genere di persone, uno Stato che permette di tutto, uno Stato dove neanche il Coronavirus ha fermato le trasgressioni, la violenza, la malavita. Stiano, dunque, perennemente quelle forze dell’ordine a vigilare se non più sul rispetto delle norme antivirus, sulla sicurezza dei cittadini.