Confronti con altre opere per arricchire il testo di partenza

da Il Sole 24 Ore

di Ortensio Celeste

L’elaborato, momento iniziale dell’unica prova d’esame prevista per l’anno 2020, è destinato a rivestire un ruolo importante, potenzialmente decisivo, per lo svolgimento dell’intero colloquio: quale regia immaginarne per una buona riuscita, ovvero per certificare il superamento della prova e perché lo studente resti soddisfatto?

Il testo di partenza

Gli studenti di tutte le classi terminali dell’istituto ove lavoro (importante che vi sia un nucleo forte di condivisione) produrranno un elaborato su un argomento (più che assegnato, concordato) secondo i seguenti criteri: titolo, 2-3 cartelle, corpo 12, carattere Calibri, interlinea 1,5 e testo giustificato. L’elaborato prenderà avvio da uno o più testi in lingua greca o latina, di cui lo studente fornirà traduzione, analisi e commento, e svilupperà una serie di approfondimenti e confronti (sin qui le richieste vincolanti A) che potranno essere di natura linguistica, letteraria e culturale in chiave tematica, diacronica o legati al genere letterario, con testi e opere di autori compresi o non compresi nei programmi di studio delle due discipline (sin qui richieste personalizzabili dallo studente B) ed eventualmente con altre. Oltre all’eventuale bibliografia (richieste opzionali C).

Le risposte dello studente

Le richieste A spingono lo studente a mettere al centro un testo/due testi in lingua/e originale/i, che costituisca/no la base dei successivi confronti e gli permetta/no di dimostrare una gestione analitica del testo nei suoi elementi di base. Ad esempio lo studente si ritrova con l’inizio (5-10 righe di testo) di uno dei cosiddetti romanzi greci, le Etiopiche di Eliodoro. Un brano che porta il lettore in medias res (segno di raffinatezza per questo genere letterario) e che presenta un tratto caratterizzante il genere: le avventure (dei briganti scoprono una nave abbandonata e affrontano uno scenario di morte che ha risparmiato solo un ragazzo e una ragazza).

A questo testo lo studente quindi affianca un brano, in traduzione o anche in lingua, a seconda del tipo di confronto che voglia instaurare, del Satyricon del latino Petronio (il capitolo 114 ad esempio, di dimensioni simili a quello greco: si salvaguardano così equità e imparzialità tra studenti), in cui i protagonisti, in viaggio su una nave, si imbattono in una terribile tempesta.

Lo studente (richieste B) può ora decidere la/le modalità e l’/gli ambito/i entro i quali muoversi per il confronto; questi (di natura linguistica, letteraria e culturale in chiave tematica, diacronica o legati al genere letterario) permettono diversi e liberi atti combinatori ai singoli studenti e possono liberare il docente dal dilemma: testi di partenza tutti diversi/testo unico per tutti. Al contempo ogni studente sarebbe quasi certo di poter sviluppare un discorso fortemente personalizzato (articolo 17, comma 1, lettera a) dell’ordinanza ministeriale), pur partendo da un brano condiviso con altri.

Gli ulteriori sviluppi

Lo studente si farebbe ulteriormente apprezzare se, a questi testi di partenza, accostasse in un’ottica comparativa altre opere delle letterature antiche; e non solo dei programmi dell’ultimo anno di corso. Immaginando, ad esempio, che lo studente abbia scelto, tra gli ambiti e le modalità di indagine, anche solo la prospettiva del genere letterario, risulterebbe agevole il riferimento ad Apuleio e/o a Luciano; e addirittura brillante, ad esempio, il richiamo alla narratività dell’epica omerica, prodotto di un mondo molto lontano dal romanzo (ma rilevante per la sua genesi). Il dialogo col docente contribuirà alla dinamicità del tutto.

L’importanza delle richieste C sta soprattutto nella capacità di indirizzare il prosieguo del colloquio. Lo studente infatti, anche solo accennando alla componente avventurosa di un romanzo moderno o contemporaneo, in lingua italiana e/o inglese, potrebbe agevolmente offrire lo spunto per la seconda parte del colloquio (analisi di un breve testo di letteratura italiana). Qualsiasi docente di italiano, anche quello che avesse dedicato poco spazio nella propria programmazione a questo genere, disporrebbe di materiale sufficiente (anche solo il vecchio Manzoni, se non addirittura Calvino).

E non solo. Poiché la commissione all’inizio di ciascuna seduta, per ogni studente, predispone un materiale per il terzo momento del colloquio e acquisisce gli argomenti degli elaborati, anche questa terza fase, grazie a una selezione oculata dei materiali, potrebbe contribuire a dare organicità e a valorizzare ogni colloquio. Sarebbe in sostanza molto più semplice per la commissione, rispetto al colloquio come si è svolto lo scorso anno scolastico, offrire lo spunto allo studente per dare organicità al proprio discorso (come d’altra parte esplicitamente riconosce la griglia unica di valutazione).

Organicità che raggiungerebbe il suo apice, se i consigli di classe avessero previsto una declinazione anche disciplinare delle attività di Cittadinanza e Costituzione e dei Pcto (l’ex alternanza scuola-lavoro).

Correzione o no?

In cauda venenum: l’elaborato va corretto? In molti si stanno ponendo la domanda e le risposte ascoltate sono le più disparate, anche perché a loro volta queste comportano altre domande (ad esempio: se sì, come deve essere la griglia?). L’ordinanza ministeriale da questo punto di vista nulla dice, anzi, in maniera esplicita parla solo di valutazione complessiva del colloquio.

È molto probabile che la domanda nasca da una distorsione dello sguardo. Lo studente di certo si aspetta che, una volta inviato l’elaborato al docente (o ai docenti, nel caso i due insegnamenti di greco e di latino fossero assegnati a due diverse persone; e magari alla segreteria?), costui lo legga perché conosca l’oggetto, le modalità, le prospettive del discorso e possa così immaginare su quale/i aspetto/i dell’elaborato entrare in dialogo con lo studente.

In effetti l’ordinanza ministeriale, quando parla di coerenza dell’elaborato con le discipline caratterizzanti, intende sottolineare le specificità in senso epistemologico delle diverse discipline, non che l’elaborato debba ricadere in una tipologia specifica. Vale dire a dire, detta in termini brutali e come exemplum fictum: a uno studente di liceo scientifico non si chiederà di produrre un elaborato che preveda di analizzare e discutere, sul piano linguistico e retorico, un teorema di Pitagora. Questo vuol dire che un elaborato per liceo classico, qualsiasi forma esso assuma (e non è detto che debba ricalcarne una consolidata), non potrà che vertere sulle conoscenze e le competenze specifiche delle discipline caratterizzanti. Il che, in termini anche di comodità dei soggetti coinvolti, vorrà dire che gli indicatori fissati per la seconda prova scritta rappresentano i punti di riferimento, e solo questi, sulla base dei quali gli studenti costruiranno e il docente leggerà l’elaborato.

Al momento della discussione è riservato l’accertamento di tali indicatori, con in più l’oralità del colloquio. E solo alla fine di tutto il colloquio la commissione, senz’altro considerare se non quanto è accaduto nel corso dello stesso, passerà alla sua valutazione.

Docente di Latino e greco – Liceo classico Marco Minghetti di Bologna