Concorso docenti di Religione, per partire serve l’accordo con i vescovi: fioccano le polemiche

da La Tecnica della Scuola

È alla stretta finale il confronto tra ministero dell’Istruzione e Conferenza episcopale italiana per trovare la quadra sul prossimo concorso per gli insegnanti di Religione previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre.

L’avvio del tavolo

Come già rilevato, al tavolo, presieduto dalla dottoressa Lucrezia Stellacci, consigliere della ministra Lucia Azzolina, si dovrà definire l’intesa su come gestire il concorso da bandire entro il prossimo 31 dicembre, finalizzato a coprire i posti per l’insegnamento di Religione Cattolica che risulteranno vacanti e disponibili nell’arco del prossimo triennio.

Resta fermo, ha tenuto a dire il ministero, quanto previsto dal decreto di dicembre circa lo scorrimento delle graduatorie generali di merito del precedente concorso.

Il problema da risolvere è però soprattutto quello degli oltre 10 mila precari che nel corso degli ultimi 15 anni si sono venuti a creare. E il concorso ordinario, così come previsto dal decreto, sembra volerne stabilizzare solo una piccola parte.

Pittoni (Lega): il concorso non piace

Secondo il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile del dipartimento Istruzione della Lega, la soluzione ai problemi di reclutamento dei docenti di Religione non è affatto vicina.

“Non ci risulta – ha detto il leghista – che al tavolo Ministero-Cei, avviato oggi, si sia discusso modalità e tempistica del concorso per docenti di Religione, notoriamente poco condiviso dagli interessati nella formula espressa dal decreto Scuola 2019. Nel comunicato del ministero si esprimono obiettivi solo del ministero. E se Azzolina ha deciso di aprire l’ennesimo fronte contro i lavoratori della scuola, siamo pronti…”.

Lo Snadir rammaricato: dov’è il concorso riservato?

Anche lo Snadir ha diverse perplessità su come si sta procedendo. E ricorda che “l’intesa tra Cei e Ministero dell’istruzione per la predisposizione del bando di assunzione in ruolo non è materia prevista dalla legge 121/1985”.

Poi il sindacato avverte: “Deve essere chiaro a tutti che qualsiasi decisione finale dovrà essere a favore dei docenti precari di Religione”.

Lo scorso anno, nel febbraio del 2019, i sindacati “strapparono” la promessa a don Daniele Saottini, responsabile del servizio nazionale per l’Irc della Cei, di procedere ad un reclutamento tramite concorso “straordinario”, aperto ai precari che avessero maturato almeno 36 mesi di insegnamento con incarico su cattedra senza titolare.

“La successiva legge n. 159/2019 – ricorda ancora lo Snadir – ci dice che le cose, purtroppo, sono andate diversamente: a fronte di concorsi da attuarsi con procedure straordinarie per i precari delle diverse discipline, solo per i docenti di religione precari è stata prevista una procedura ordinaria da bandire entro il corrente anno 2020”: quella procedura, contenente una quota riservata ai precari storici, su cui ora il ministero vuole trovare un accordo con la Cei.

Prof di Religione discriminati?

Intanto, il primo sindacato dei prof di religione pone un altro problema: “il Decreto ministeriale n. 499 del 21 aprile 2020 ha previsto l’accesso al concorso ordinario di scuola secondaria di I e II grado anche per i docenti già assunti a tempo indeterminato senza il requisito dei 24 cfu in discipline psicopedagogiche e metodologie didattiche di cui al dm 616/2017. Il requisito di accesso è per loro l’abilitazione già in possesso per la classe di concorso richiesta oppure per altra classe di concorso o grado di istruzione”.

“C’è però un problema – prosegue lo Snadir -: il menu a tendina presente nel sistema di “Istanze on line” non permette di inserire il superamento del concorso ordinario di cui al DDG 2 febbraio 2004, riguardante la procedura concorsuale per l’immissione in ruolo degli insegnanti di Religione cattolica, come disposto della legge 186/2003. Ancora una volta, un’intera categoria di docenti si trova davanti all’ennesima discriminazione da parte di un’amministrazione sorda, pigra e incapace di dar risposte a tutte le donne e gli uomini che da anni subiscono gli effetti nefasti delle politiche economiche del nostro paese”.

Per tali motivi, lo Snadir ha inviato una lettera al Miur ricordando che il superamento di una procedura concorsuale “abilita” all’insegnamento l’avente diritto, come più volte ribadito nelle diverse disposizioni di legge, evidenziando quella che considerano “la palese discriminazione relativa all’impossibilità di far valere l’abilitazione all’insegnamento per gli insegnanti di ruolo di Religione cattolica, che hanno legittimamente superato un concorso per esami e titoli indetto con la citata L. 186/2004”.

“In diversa ipotesi – conclude il sindacato guidato da Orazio Ruscia – saranno intraprese tutte le iniziative giudiziarie a tutela dei legittimi diritti degli insegnanti di Religione cattolica”.