Zaia: ecco le regole delle Regioni per tornare a scuola, senza mascherina

da Corriere della sera

Gianna Fegonara

Sono quasi pronte le linee guida per il rientro a settembre. Intanto nella conferenza stato regioni che si riunisce insieme alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina si saprà se la data di ritorno a scuola sarà effettivamente il 14 settembre. Il governatore del Veneto Luca Zaia nel frattempo ha anticipato la proposta di linee guida concordata tra le Regioni e consegnata martedì al ministero. «Ancora non sappiamo se sarà accettata», mette le mani avanti l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan, anche se informalmente «ci hanno detto che sono proposte valide».

La febbre

La novità principale rispetto alle prime indicazioni date dal Cts il 28 maggio è che le regioni chiedono che in classe, seduti al banco, gli studenti possano togliere la mascherina. La dovrebbero portare solo negli spazi comuni, in corridoio e all’ingresso. Rispetto alle prescrizioni del Cts le Regioni propongono che invece venga misurata la febbre all’ingresso a chiunque arrivi a scuola. Il Cts aveva ipotizzato di saltare questo passaggio, lasciando ai genitori l’incombenza di misurare la temperatura ai figli prima dell’uscita da casa, perché inevitabilmente rischierebbe di creare i famosi assembramenti all’ingresso: anche scaglionando l’orario di arrivo, ci sarebbero centinaia di persone davanti ai portoni.

Banchi più vicini

Infine le regioni suggeriscono, spiega Zaia, di ridurre un po’ la distanza tra i banchi, garantendo due metri quadrati (e non quattro) per ogni studente: una soluzione che permetterebbe di aggiungere qualche banco in ogni aula, riducendo la distanza tra le file visto che i bambini si danno la schiena e il rischio di contagio aereo è minore. Resterebbe invece la distanza di due metri con l’insegnante. Si tratta di una soluzione simile a quella annunciata dal ministro dell’Istruzione francese Blanquer per il ritorno a scuola il 22 giugno. A questo scenario di distanziamento ridotto starebbero pensando anche i tecnici di viale Trastevere: la soluzione ideale sarebbe quella di rendere alternative le due misure, cioè chi usa la mascherina può ridurre il distanziamento e viceversa, se c’è una distanza sufficiente si può togliere la mascherina.

No mascherine

La preferita di Zaia è questa soluzione: «Non possiamo pensare che i bambini respirino la propria anidride carbonica, dentro le mascherine per 5 o 6 ore al giorno», spiega per motivare la sua contrarietà all’uso del dispositivo di protezione. Certo però, se si volesse ridurre del tutto o quasi la distanza tra i banchi sarebbe invece la mascherina a garantire una maggior sicurezza, almeno per i più grandi.

Gli scenari del Miur

Al ministero dell’Istruzione qualche idea per le linee guida se la sono fatta in queste settimane, ma stanno aspettando un pronunciamento ulteriore del Cts: se infatti nelle regioni del Sud continuassero «zero contagi» anche nelle prossime settimane si potrebbe pensare ad un rientro in classe quasi normale: cioè mantenere le regole di igienizzazione ma poi lasciare le classi come sono. Per questo le linee guida avranno tre scenari: quello della normalità che prescrive poche regole di pulizia e sicurezza; uno scenario intermedio e molto complicato da realizzare – e demandato ai presidi, che dovranno disporre il piano per la loro scuola – con distanziamento, riduzione dell’orario e divisione delle classi a metà, turni per consentire in caso di recrudescenza del virus di portare i ragazzi a scuola. E infine lo scenario da lock down con didattica a distanza però non più improvvisata ma gestita con criteri e indicazioni nazionali. Un approccio quello delle tre diverse ipotesi che di fatto scommette sul ritorno alla normalità a settembre, lasciando gli altri due scenari come residuali e locali. Speriamo che non sia un azzardo.