Educazione civica, a settembre parte la sperimentazione

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Sono questi i tre nuclei tematici fondamentali intorno ai quali i docenti dovranno tessere l’ordito disciplinare dell’educazione civica. L’introduzione della nuova materia, che sarà insegnata per un’ora la settimana (33 annuali) nelle forme previste dalla legge 20 agosto 2019, n. 92, partirà dal prossimo anno. E il ministero dell’istruzione ha predisposto le linee guida e il decreto di attuazione.

I provvedimenti hanno acquisito un sostanziale via libera dal Consiglio superiore della pubblica istruzione il 18 giugno scorso. L’amministrazione, quindi, dovrebbe provvedere a breve alla pubblicazione. Il ministero dell’istruzione aveva previsto, inizialmente, che la nuova materia avrebbe dovuto fare il suo ingresso già da quest’anno nelle aule scolastiche. Ma il Cspi aveva espresso un parere negativo e l’amministrazione, con la nota 1830 del 12 settembre 2019, aveva ritenuto di raccogliere le perplessità avanzate dal parlamentino dell’istruzione e di rimandare il tutto al prossimo anno. Le linee guida e il nuovo decreto prevedono che per il 2020/2021 e il 2021/2022 saranno direttamente le scuole a definire il curriculo indicando traguardi di competenza, i risultati di apprendimento e obiettivi specifici di apprendimento. Dal 2020, invece, ci penserà il ministero.

In buona sostanza, dunque, il prossimo biennio sarà utilizzato per la sperimentazione e poi l’amministrazione farà la sintesi e tutto andrà a regime. In ogni caso la nuova veste dell’educazione civica sarà quella di una disciplina trasversale, che assumerà «la valenza di matrice valoriale trasversale che va coniugata con le discipline di studio». I contenuti dell’educazione civica individuati dal legislatore, a cui dovranno fare riferimento i docenti, sono indicati nell’articolo 3 della legge 92/19 : a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; c) educazione alla cittadinanza digitale; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; e) educazione ambientale; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile. Il dispositivo, dunque, rende cogente e imperativo l’insegnamento di una lunga serie di contenuti e il perseguimento di obiettivi e competenze a cui gli insegnanti dovranno fare riferimento ai fini del relativo processo didattico-apprenditivo. Ma non individua una figura specifica a cui affidare tale nuovo insegnamento, salvo un riferimento espresso al docente di discipline giuridiche, se presente nell’organico dell’istituzione scolastica di riferimento. L’educazione civica, dunque, viene qualificata come insegnamento fungibile, da affidare di volta in volta a docenti diversi. A nulla rilevando la specificità del posto o della cattedra di titolarità dei docenti assegnatari. E viene prevista l’individuazione di un insegnante all’interno della classe cui affidare ruoli di coordinamento, al quale spetterà anche il compito di formulare «la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica».

La nuova disciplina, infatti, viene qualificata alla stregua di trasversale. Ma in ogni caso, a tale nuovo insegnamento è destinata un’ora di lezione settimanale e un monte annuale di 33 ore da sottrarre al monte ore delle altre discipline senza prevedere un ampliamento del monte ore complessivo. Nulla è dovuto a titolo di retribuzione ai docenti che insegneranno la nuova disciplina. Mentre, per il solo ruolo di coordinatore, il testo di legge prevede la possibilità di individuare una qualche forma di retribuzione a livello di contrattazione integrativa di istituto, sempre però all’interno della capienza ordinaria del fondo dell’istituzione scolastica. Ed è proprio la mancanza di una qualche forma di retribuzione per i docenti, che dovranno occuparsi della nuova disciplina, uno dei punti deboli della nuova legge.

Se da un lato il legislatore non prevede l’aumento delle ore di insegnamento in senso stretto, dall’altro lato non tiene conto della modifica unilaterale della quantità e della qualità della prestazione derivante dalla necessità, in capo ai docenti a tal fine individuati, di provvedere alla preparazione delle relative lezioni. Conseguentemente, i docenti assegnatari dell’insegnamento dell’educazione civica dovranno necessariamente sottoporsi a un percorso di studio e formazione individuale su una disciplina estranea alla loro materia di insegnamento.