Nuovo anno, c’è solo la data

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

A ieri l’unico punto fermo era quello dell’avvio delle lezioni, su cui la decisione ufficiale ci sarà comunque giovedì 25: ministero dell’istruzione e regioni, con l’eccezione di Liguria e Campania, propendono per la data del 14 settembre, analogamente alla ripresa delle lezioni universitarie. Nessuna partenza differenziata dunque, ma una data unica su tutto il territorio. L’avvio dell’anno invece dal primo settembre: due settimane per fare i recuperi degli apprendimenti. Probabile poi che prima delle lezioni ci siano test sierologici per tutto il personale scolastico, richiesta che sarebbe emersa ieri sera dalla riunione del Cts, il Comitato tecnico scientifico.

Incerto il resto. A partire dalle Linee guida del ministero, che dovranno essere aggiornate alle indicazioni del Cts e su cui domani la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ha convocato i sindacati a viale Trastevere. Per una illustrazione, più che un confronto, lamentano i sindacati, visto che al massimo il giorno successivo le Linee guida saranno emanate. Del resto siamo a fine giugno e un ulteriore ritardo sarebbe inaccettabile, rischierebbe di compromettere le operazioni di adeguamento delle strutture e la riorganizzazione dei singoli istituti.

I sindacati però un’idea se la sono fatta: e l’orientamento è che le condizioni per una avvio in sicurezza non ci sono.

Per cui il protocollo sul nuovo anno, questo è l’indirizzo prevalente, non sarà firmato. A differenza di quanto avvenuto per lo svolgimento degli esami di stato. «Sulla scuola e la sicurezza di milioni di persone servono regole certe e finanziamenti cospicui. Mancano entrambi», attacca il segretario della Uil Pino Turi, «se restano così le cose, io non firmo protocolli».

Se si volessero rispettare per esempio i parametri sul distanziamento indicate dal Cts (un metro lineare comporta uno spazio di quasi 4 metri quadrati ha calcolato la Cgil, richiamando un documento dell’Inail), servirebbe il raddoppio delle classi: 270 mila nuovi locali. Sempre che le attuali aule rispettino i parametri di sicurezza della vecchia normativa.

In una lettera inviata ieri al ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, il segretario della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, ha chiesto la riconversione dei fondi europei, una riprogrammazione dei fonde Sie 2014/2020, oltre al ricorso ai fondi necessari che dovessero essere presi con gli altri strumenti, dal Mes al Recovery fund, per finanziare la scuola. «Le lezioni devono riprendere e devono riprendere in presenza per tutti e in sicurezza», dice Sinopoli, «servono 13 miliardi, con uno e mezzo non si va da nessuna parte».

Sul fronte dello screening per tutto il personale scolastico, chiesto dal direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, il ministero dell’istruzione fa sapere di non essere competente. Ci sono regioni che si sono già avviate in autonomia, come la Campania e altre che stanno per farlo, come il Lazio. La richiesta perché i test siano fatti a livello nazionale e generalizzato è giunta ieri dal Cts: ovviamente su base volontaria.

Nel documento del Cts si chiede la previsione di referenti per le scuole nelle Asl, medici che dovranno gestire il fronte più prettamente sanitario di più istituti. Confermata anche la regola del distanziamento di un metro lineare, con la richiesta di attrezzare nuovi spazi anche esterni alla scuola, per tenere le lezioni.

Resta l’obbligo delle mascherine per i docenti, per i maestri dell’infanzia le visiere. Gli studenti dovranno indossarle dalla primaria in su, sotto i 6 anni no. Ma per la primaria si potrebbe prevedere un allentamento a ridosso dell’avvio delle lezioni se la situazione sanitaria dovesse migliorare.