Scuola, Azzolina decide di non decidere “Scelgano i presidi come ripartire”

da la Repubblica

Michele Bocci

Restano le mascherine, almeno per ora, le classi non saranno spacchettate ma gli alunni che le compongono potrebbero fare attività diverse nelle stesse ore. Inoltre forse si andrà a scuola ovunque, si entrerà e si uscirà a orari scaglionati, e anche il sabato. Sono tutti suggerimenti, tranne quello che riguarda i dispositivi di protezione, perché il ministero dell’Istruzione nella bozza delle linee guida per la ripresa della scuola il 14 settembre presentata a sindacati e Regioni, fa continui rimandi ad altri documenti e proposte già presentati.

Intanto si citano le conclusioni di fine maggio del Comitato tecnico scientifico. Poi, demandando di fatto gran parte delle decisioni alle amministrazioni locali, agli uffici scolastici regionali e ai presidi, si chiama in causa l’autonomia. Questa è definita «strumento privilegiato per elaborare una strategia di riavvio dell’anno scolastico che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie». Il ministero parla di «esempi», dà indicazioni apparentemente non vincolanti. Si parla di «riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento ». Quindi, si propone di far lavorare gli alunni della stessa classe in ambienti diversi (in aula e in un laboratorio, ad esempio). Allo stesso tempo potrà esserci una «articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi da diversi anni di corso». Si potranno cioè creare gruppi di studio eterogenei anche per età. Poi c’è la possibilità di fare turni di frequenza differenziati. E per le scuole superiori si suggerisce «una fruizione per gli studenti di attività didattica in presenza e didattica digitale integrata », cioè a distanza. E poi si dà la possibilità di estendere il tempo scuola, dove non previsto, anche al sabato. Detto questo, si torna sull’autonomia: «Le istituzioni scolastiche avranno cura di garantire, a ciascun alunno, la medesima offerta formativa, ferma restando l’opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti, per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale». Di fatto la responsabilità su come organizzare la didattica viene lasciata al livello locale.

Il ministero punta anche sui patti di comunità, con enti locali e associazioni che potrebbero mettono a disposizione spazi — come teatri e biblioteche — per le scuole. A livello regionale si chiarirà anche di quante assunzioni c’è bisogno, a seconda delle esigenze nate dalla nuova organizzazione. C’è un miliardo di euro a disposizione per l’operazione e per scuole dell’infanzia ed elementari si parla già di 10-20 mila persone in più che entrerebbero.

Riguardo alle mascherine dai 6 anni in su, si è chiesto al Cts di non farle indossare mentre si seguono le lezioni al banco ma solo negli spostamenti nella scuola. Il comitato però non è d’accordo e ha proposto di aspettare la fine dell’estate. Dire già oggi che l’utilizzo delle mascherine a scuola può essere ridotto significherebbe dare un segnale di eccessivo ottimismo a tutta la popolazione. Forse invece si deciderà subito di ammorbidire le regole sulla distanza, passando da un metro tra un banco e l’altro a 1 metro tra ogni alunno. E se dovesse tornare il lockdown, con la didattica online, continueranno ad andare a scuola gli alunni disabili e i figli di chi lavora in sanità. Da settembre in tutte le scuole esordirà l’educazione civica, materia che avrà un voto in pagella.