Distanziamento a scuola? No, classi accorpate anche da 30 alunni

da Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

Si scrive distanziamento ma si legge affollamento. Può sembrare incredibile, ma mentre governo e regioni discutono sulla giusta distanza da tenere in classe (un metro lineare fra un banco e l’altro o due metri quadri per alunno?) e non si sa ancora quando si tornerà a scuola (anche se la data del 14 settembre sembra condivisa da tutti), i presidi degli oltre 8.000 istituti scolastici italiani già da diverse settimane sono alle prese con la formazione delle classi «come se» l’emergenza coronavirus non ci fosse mai stata. Già il 10 aprile, al culmine dell’epidemia, i dirigenti hanno ricevuto dal Miur una nota con cui da un lato si annunciava urbi et orbi la lieta novella che gli organici scolastici sarebbero rimasti invariati nonostante il calo demografico, che fa prevedere per l’anno prossimo 50 mila studenti in meno. Dall’altro però, poiché l’esecutivo non ha voluto mettere mano alla normativa vigente, quella stessa nota ministeriale legava mani e piedi ai dirigenti, soprattutto delle scuole superiori, ribadendo che le prime classi devono avere almeno 27 alunni e che, nel passaggio dal primo al secondo biennio, se una sezione ha meno di 22 alunni, va smembrata punto e basta smistando i ragazzi in altre classi.

Le classi pollaio

Spiega Nadia Buraglio, vice preside del liceo scientifico Frisi di Monza: «Il criterio nella formazione delle terze superiori è sempre lo stesso: il divisore fra numero totale degli studenti e classi deve fare 27. Se sono di meno si procede agli accorpamenti». Ma smistare gli studenti alla fine della seconda vuol dire fare apposta a formare delle classi da quasi trenta alunni. Il tutto proprio mentre il governo ha dato ordine alle direzioni regionali di provvedere a una mappatura dei territori per capire di quali spazi dispongano le singole scuole e quante potrebbero già così, con qualche piccolo aggiustamento, garantire la giusta distanza fra gli alunni e per quante altre invece debbano essere individuati dei locali aggiuntivi.

Lo spazio vitale

La senatrice grillina Laura Granato ha annunciato ieri che per il M5S si potrebbe abbandonare l’indicazione della Protezione civile di un metro lineare fra i banchi . E’ una misura che anche le regioni considerano inapplicabile. Lo dice anche il capo del sindacato dei presidi Antonello Giannelli: «Renderebbe inservibile il 40 per cento delle aule in tutto il Paese». Il suggerimento che viene sia dalle regioni che da una parte della maggioranza è un assai più flessibile rapporto alunno-superficie di poco meno di 2 metri quadri (per la precisione 1,80 – equivalente a un quadrato di lato 1,34 – nelle scuole materne, elementari, medie e 1,96 – in pratica un quadrato di lato 1,40 – nelle scuole superiori).

Test sierologici per tutti?

Del resto, a quanto par di capire, il governo si starebbe orientando per assumere soprattutto più collaboratori scolastici (indispensabili per tutte le operazioni connesse alla sanificazione e alla sicurezza degli istituti) e più educatori e maestre per le materne e le elementari (dove la didattica in presenza è assolutamente indispensabile), mentre alle medie e alle superiori punterebbe ad accorciare la durata delle lezioni (da 60 a 40-50 minuti, è lasciato all’autonomia scolastica decidere). E’ da capire se avrà seguito la proposta che circola in queste ore di chiedere ai docenti di lavorare fino a 24 ore alla settimana in classe anziché le 18 di base (pagando la differenza, naturalmente): questo consentirebbe di recuperare forze per le lezioni in caso le classi dovessero essere divise poi a metà per mantenere il distanziamento. Intanto si fa largo nel dibattito – oltre all’uso della mascherina limitato agli spazi comuni e non in classe – l’idea di sottoporre gli insegnanti e il personale scolastico al test sierologico all’inizio dell’anno: lo vorrebbero fare la Campania e il Lazio, ma lo stanno valutando anche altri governatori.

Non si cambia la legge

Da Milano a Roma sono decine i licei e gli istituti tecnici e professionali che si sono visti in queste settimane recapitare provvedimenti di taglio delle classi nel passaggio dal biennio al triennio. Spiega Roberta Fantinato, preside dello storico liceo classico Minghetti di Bologna: «Gli uffici scolastici territoriali ci hanno assegnato gli organici come se non ci fosse stata l’emergenza Covid. Con l’ulteriore paradosso che quest’anno – proprio per via della chiusura delle scuole durante l’epidemia – nessuno è stato bocciato. E di conseguenza, senza la consueta tosatura delle classi alla fine del primo biennio, le terze sono molto più affollate del solito».

I  casi più eclatanti

Ci sono regioni come le Marche in cui alcune scuole hanno per tutto il percorso delle superiori più di trenta alunni per classe con punte fino a 42. Trentuno prof del liceo classico Tasso di Roma hanno scritto al provveditore per chiedere un ripensamento: ci sono 11 seconde con 21 studenti in media, che il prossimo anno avrebbero dovuto diventare delle terze con lo stesso numero di alunni, visto che non ci sono stati bocciati. Sono state previste, però, solo 9 terze con 27 studenti. A Milano sono otto gli istituti superiori coinvolti dagli accorpamenti. A Varese, è andata anche peggio agli studenti del liceo Manzoni: hanno protestato contro la scelta della preside di dividere una seconda di 19 alunni. Il preside ha spiegato che è già andata bene così perché è stata «tagliata» una sola classe quest’anno e in cambio la scuola ha ottenuto di avere una prima in più, per dividere i ragazzi e le ragazze che arrivano e che spesso si trovano in classi molto numerose. A Urbino, al Liceo Scientifico Statale Luciano Laurana di Urbino, si vuole passare da 6 a 5 terze, con una classe con ben 32 studenti. A Bagno di Ripoli, alle porte di Firenze, i rappresentati dei genitori delle classi seconde dello scientifico e del linguistico Gobetti hanno scritto al direttore regionale del Miur per denunciare in nome e per conto di tutti i genitori il disaccordo con la scelta effettuata di accorpare le tre seconde scientifico in due terze e le attuali cinque del linguistico in quattro terze. A Tolentino nelle Marche è intervenuto addirittura il sindaco per salvare dall’accorpamento le classi quarte del Liceo Classico «Filelfo», con una delibera della giunta: l’amministrazione è pronta ad agire anche per vie legali.