Scuola, più supplenti e lezioni online solo se indispensabili

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

La serie tutta italiana sul ritorno in classe a settembre si arricchisce di una nuova puntata. È stata rinviata a oggi la Conferenza unificata, inizialmente prevista per ieri, che deve fissare la data di inizio del nuovo anno scolastico (quasi sicuramente al 14 settembre) ed esaminare le linee guida della ministra Lucia Azzolina. Sul tavolo c’è un nuovo testo, frutto di una riscrittura notturna, che prova a superare le resistenze di governatori e dirigenti scolastici. E a dare qualche risposta in più a studenti, docenti e genitori che hanno manifestato in 60 città su iniziativa del comitato “Priorità alla scuola”. Chiarendo, ad esempio, in maniera esplicita che potranno essere assegnate ulteriori unità di personale e che la didattica a distanza alle superiori potrà essere utilizzata solo «in via complementare» accanto a quella in presenza.

Le novità non finiscono qui. Il “Piano Scuola 2020-2021” inviato alle autonomie a metà giornata interviene innanzitutto sulla governance per la riapertura di settembre. Nel chiarire che la cabina di regia Covid-19 continuerà a coordinare le azioni avviate lungo la penisola, il nuovo testo individua nelle Conferenze dei servizi di enti locali e dirigenti scolastici l’organismo operativo e lascia ai tavoli regionali presso gli Usr le funzioni di controllo. È nelle prime che bisognerà discutere di arredi, aule e interventi di edilizia scolastica, se possibile trovando anche le soluzioni. A disposizione ci sarà il «cruscotto informativo» che è stato messo a punto dall’Istruzione e che adesso viene citato espressamente dal Piano. Interrogando la banca dati, sarà possibile sapere se in quella certa classe di una tale scuola è possibile o meno rispettare il distanziamento tra gli alunni.

Come sottolineato nell’ultimo aggiornamento del Comitato tecnico-scientifico – che abbiamo anticipato sul Sole 24 Ore di ieri e che è entrato come allegato nelle linee guida ministeriali – da bocca a bocca dovrà esserci almeno un metro (due dalla cattedra). Sarà questo il parametro di partenza che i dirigenti scolastici – nel rispetto dell’autonomia scolastica che sulla carta esiste dal 1999 – dovranno utilizzare per individuare la soluzione più opportuna a riaprire in sicurezza. Al netto della precisazione sulla funzione residuale della didattica a distanza citata prima, il bouquet di soluzioni resta lo stesso: ingressi scaglionati per alleggerire metro e bus, classi divise in gruppi più piccoli, moduli orari ridotti, apertura al sabato, frequenza scolastica in turni differenziati, aggregazioni delle discipline in aree di apprendimento più vaste.

Immutata è anche la possibilità per i presidi di adeguare i locali interni o esterni (con banchi monoposto, nuovo layout delle classi, moduli provvisori, eccetera) a ospitare gruppi di alunni oppure chiedere in prestito spazi alternativi per la didattica. Le idee sono sempre quelle: cinema, teatri, biblioteche, musei e scuole non più utilizzate dopo gli interventi di dimensionamento degli anni passati. Sulla base di «patti educativi di comunità», che potrebbero garantire alla scuola personale educativo aggiuntivo da utilizzare per attività integrative o alternative alla didattica.

Tra i cambiamenti dell’ultim’ora meritano un accenno anche la possibilità di svolgere le assemblee studentesche da remoto e una maggiore flessibilità nel servizio mensa. In caso di spazi angusti nei refettori e di lunchbox al banco potrà esserci infatti una semplificazione dei menù.

Nessuna sorpresa invece sull’obbligo di mascherina. Per ammissione dello stesso Cts solo nell’imminenza della riapertura, e dunque tra fine agosto e settembre , si potrà valutare se eliminare l’obbligo di tenerla in classe (che oggi è previsto dai 6 anni in su) almeno alla scuola primaria. Ammesso che il quadro epidemiologico, per allora, lo consenta.

E veniamo infine ai temi che più stanno a cuore a regioni ed enti locali (su cui si veda altro articolo in pagina): risorse e personale. Sul primo punto, il documento ricorda lo stanziamento di 1 miliardo per il fondo Covid-19 previsto nel decreto rilancio; sul secondo, si avvia un monitoraggio per individuare le singole criticità e disporre («ove necessario», dice il testo) «ulteriori incrementi di organico, aggiuntivi, di personale scolastico per le istituzioni scolastiche», cioè più supplenti. Fino alla notizia fatta circolare in serata, secondo la quale la ministra Azzolina durante il Consiglio dei ministri di ieri avrebbe chiesto un miliardo per spazi aggiuntivi e potenziamento dell’organico incontrando l’appoggio della maggioranza dei presenti.La mossa che probabilmente sbloccherà l’impasse.