La scuola riapre il 14 settembre Un milione di alunni senza aule

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Con l’intesa politica di ieri si chiude il primo tempo della partita governo-autonomie per il ritorno in classe a settembre. Sul punteggio di 1 a 1, perché la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, porta a casa l’accordo in Conferenza unificata sulle linee guida per la riapertura delle scuole mentre i governatori incassano gli impegni ad avere maggiori risorse – con il premier Giuseppe Conte che in conferenza stampa ha parlato di «un ulteriore miliardo per nuovi investimenti» e di altre risorse che arriveranno dal Recovery Fund -, personale aggiuntivo (con altri 50mila supplenti in arrivo tra prof e Ata) e trasporti. Ma mai come questa volta per conoscere il risultato finale dell’incontro (e le ricadute tecniche) bisognerà attendere il secondo tempo. Che inizia oggi e si concluderà il 14 settembre (ma già il 1° partiranno le attività di recupero per chi ha chiuso l’anno con un’insufficienza), quando suonerà in tutta Italia la prima campanella per gli oltre 8 milioni di studenti italiani. Come, per quante ore, in quali giorni e in quale classe lo sapranno solo nelle prossime settimane. Quando i presidi faranno i conti sulle misure da prendere per assicurare la distanza di un metro tra le bocche degli alunni, le conferenze di servizi troveranno le soluzioni su arredi, aule e cantieri e i tavoli regionali monitoreranno il tutto.

Le criticità non mancano. E la stessa titolare dell’Istruzione ne è consapevole. Anche se, per sua stessa ammissione, si stima che le situazioni più difficili riguardano «il 15% degli studenti», che significa comunque un milione e passa di alunni da risistemare. O adeguando le classi o attingendo agli spazi esterni da reperire in parchi, musei, cinema, biblioteche, teatri e archivi oltre ai 3mila ex istituti dismessi. Nel frattempo, ma ci vorrà almeno fine agosto, il Comitato tecnico-scientifico del ministero della Salute valuterà il livello raggiunto dal contagio e deciderà se l’obbligo della mascherina (che adesso è dai 6 anni in più) potrà essere limitato agli spazi comuni ed eliminato in classe classi. A prevedere espressamente questa ipotesi (da rivalutare «2 settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico») è l’ultima versione del Piano Scuola 2020/21, che ha imbarcato altre tre novità “politiche”.

La prima è la garanzia che ogni intervento straordinario per risolvere le criticità trovi «adeguata copertura finanziaria» rispetto ai 4,6 miliardi stanziati finora secondo i conti di viale Trastevere. La seconda riguarda il coinvolgimento dei sindacati nella verifica dell’attuazione del piano (anche sugli «incrementi di organico»). La terza interessa invece il trasporto locale e scolastico sotto forma di tavolo separato da avviare con Infrastrutture, Regioni Anci e Upi, anche per trovare fondi.

Minimi invece i ritocchi tecnici. Come la previsione che anche i presidi possano attivare le Conferenze dei servizi, l’eliminazione del riferimento agli educatori aggiuntivi da reperire con i «patti di comunità» – ci si limita a un più neutro «sostegno alle comunità scolastiche nella costruzione delle collaborazioni» – e la sostituzione dell’apertura di sabato con «una diversa modulazione settimanale del tempo scuola». Laddove restano ferme le altre opzioni in mano ai dirigenti scolastici anticipate nei giorni scorsi su questo giornale: ingressi scaglionati per alleggerire metro e bus, classi divise in sottogruppi, moduli orari ridotti, frequenza scolastica a turni, aggregazioni delle materie in aree più vaste e (solo alle superiori) mix di didattica in presenza e a distanza con quest’ultima solo «complementare».

Soddisfazione per l’accordo è stata espressa da tutti i protagonisti in campo. A cominciare da Conte e Azzolina, e poi dai ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Affari regionali), al presidente della Conferenza delle Rehioni, Stefano Bonaccini (Emilia Romagna). Opposizione a parte le uniche voci fuori dal coro sono arrivate dal governatore campano, Vincenzo De Luca, che non ha dato l’intesa perché contrario a votare il 20-21 settembre e i dirigenti scolastici. Con il presidente dell’Associazione presidi (Anp), Antonello Giannelli, che ha ricordato come le misure di sicurezza spettino all’autorità centrale e sull’uso dei cinema dice: «Meglio affittare un locale per un anno».