Supplenti, ci sarà una fase due

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Paradossalmente il difficile viene ora. Ora che le regioni hanno dato il via libera alle Linee guida per la riapertura del prossimo anno scolastico, ora che il premier Giuseppe Conte ha deciso che ci saranno più docenti per far funzionare la scuola post Covid, come chiesto da sindacati e forze di maggioranza, e che il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha deposto le armi e ha detto che il miliardo di più necessario sarà presto messo sul piatto (probabilmente con la manovrina in arrivo per metà luglio).

Il ministero dell’istruzione, già in affanno con le procedure di assunzione dei docenti di ruolo e con le supplenze ordinarie, deve trovare il modo per garantire le 50 mila assunzioni in deroga, tante se ne faranno con la quasi totalità del miliardo disponibile, necessarie per sdoppiare le classi e far fronte a orari di servizio più ampi. I posti in più devono andare alle scuole che ne hanno effettivamente bisogno, ha precisato la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ai suoi tecnici, per evitare che fatta l’operazione mediatica poi si creino malumori e disfunzioni all’atto pratico. Quello che è certo dunque è che il miliardo di euro non sarà distribuito a pioggia tra le scuole in base al numero di studenti e docenti in dotazione. Così come è certo è che la nuova pattuglia dei 50 mila arriverà dopo il 14 settembre, quando le scuole riapriranno e, si spera, i docenti ordinari avranno preso posto in cattedra.

Insomma, anche per gli organici quest’anno ci sarà una fase 2. E toccherà a viale Trastevere trovare il metodo più efficace per intervenire con il bisturi lì dove necessario, scontando una situazione sul territorio assai diversa. Non solo tra Nord e Sud, ma tra centro e provincia e spesso tra scuole della stessa città.

L’idea che si sta affacciando è di procedere con un meccanismo simile a quello dei posti in deroga che viene già usato per il Sostegno: non di interviene sull’organico di fatto ma di autorizzare posti sulla singola scuola in base al fabbisogno.

In tal senso, ii primo punto è acquisire ai tavoli regionali, istituiti dalle Linee guida, i dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, da integrare con le segnalazioni delle scuole sugli interventi di adeguamento che riusciranno ad operare in questa estate contrassegnata dall’apertura di micro cantieri. E con gli accordi che si potranno raggiungere con enti pubblici e privati, qualora fosse necessario incrementare gli spazi ricorrendo ad ambienti esterni alla scuola. L’obiettivo principale è sempre quello di garantire il distanziamento tra alunni e personale, cardine dell’atto di indirizzo del Cts sul prossimo anno.

Ogni direzione scolastica regionale a quel punto dovrebbe indicare il fabbisogno stimato a livello locale, con un’assegnazione di docenti su più scuole riunite in rete. Una sorta di prima previsione, che dovrà orientare il ministero nella macro attribuzione regionale dei posti. In seconda battuta, dovrebbero essere le dg regionali a decidere le attribuzioni alle singole scuole per disciplina e orari. Si tratta al momento di uno scenario. La quadra è tutta da trovare.