L. Slimani, Il diavolo è nei dettagli

Leïla Slimani, la scrittrice impegnata

di Antonio Stanca

Al 2016 risale il breve volume Il diavolo è nei dettagli, che quest’anno è stato ristampato da Rizzoli con la traduzione di Elena Cappellini. Lo ha scritto LeïlaSlimani, giornalista e scrittrice francese di origine marocchina. Nell’opera ha raccolto sei dei suoi tanti interventi sul settimanale francese “Le 1”, impegnato inquestioni di attualità, di politica, di società.

La Slimani è nata a Rabat, Marocco, nel 1981. Di famiglia colta, ha frequentato scuole francesi e a Parigi, dove si è trasferita nel 1999, ha studiato Scienze politiche e giornalismo. Ha iniziato a lavorare come giornalista e poi si è dedicata pure alla scrittura narrativa. Col suo secondo romanzo Ninna Nanna del 2016 ha vinto il Premio Goncourt. Altri premi ha vinto e molto tradotte sono le sue opere. Nel 2017 è stata nominata dal presidente francese Macron ambasciatrice internazionale per la francofonia. Anche racconti e saggi ha scritto nei quali, come nei romanzi, muove sempre da quanto accade, dalla realtà, da problemi di caratteresociale, da questioni morali, civili, religiose ancora irrisolte specie in paesi come il suo d’origine o altri dialtre aree sottosviluppate dove tanti sono ancora i vincoli, i limiti imposti al pensiero, all’azione dei cittadini. Per una vita nuova, diversa, liberata da imposizioni religiose, da divieti sociali, la Slimani era andata dal Marocco ed aveva fatto di Parigi la sua nuova residenza. Qui si era sentita rinnovata, rinata ma nonaveva smesso di dire, di scrivere dei problemi africani. Naturalmente anche di altri problemi, di altra attualità si sarebbe interessata come giornalista e come scrittrice dal momento che dalla realtà, vicina o lontana, privata opubblica, si è detto che trae origine la sua opera qualunque sia il genere.

La sua è una delle coscienze critiche del nostro tempo, una delle figure più impegnate nell’osservazione, nella valutazione di fenomeni, avvenimenti, problemi contemporanei, nelle riflessioni, nelle considerazioni che da essi provengono, nelle conclusioni, nelle indicazioni che si ricavano. Così succede pure in Il diavolo è nei dettagli, nei sei scritti che contiene e che fanno parte del giornalismo della Slimani. Vi scrive di sé e di altri, di Rabat e di Parigi, del Marocco e della Francia, dice che pericolosi sono i sistemi politici improntati a rendere ipopoli sudditi, a comandare, ad isolare, e utili quelli che perseguono la libertà, la collaborazione, la solidarietà. Si sofferma a segnalare il ruolo che la letteratura deve assumersi, il compito che deve svolgere. L’intellettuale, l’artista, per la Slimani, non deve rimanere estraneo a quanto succede nella vita, nel mondo, nella storia ma deve impegnarsi, intervenire. La sua voce, la sua parola, la sua scrittura, la sua opera deve contribuire alla soluzione dei problemi, a modificare il modo di pensare, di fare, a migliorare la vita. Nel libro si dice pure dei pericoli, dei danni che i moderni sistemi di vita comportano per quei principi, quei valori che per tanto tempo sono stati fondamentali. Nonostante tutto la maniera della Slimani rimane quella della fiducia, del coraggio non della rinuncia al confronto: non bisogna accettare l’idea che la volgarità dei costumi o il fanatismo religioso vinca sulla civiltà.

   Tanti sono i problemi che la modernità ha comportato, tanti gli aspetti che hanno assunto e tante volte è intervenuta la Slimani a chiarire, spiegare, cercare di risolvere. Esempi di tale suo costante impegno contiene questo libro. 

Un documento, un insegnamento, un invito, un consiglio può essere considerato!