Spazi in aula, docenti, scuolabus: i tre nodi per il ritorno in classe

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

A oggi l’unico punto fermo è la data di riapertura della scuola: il nuovo anno, per gli 8 milioni di studenti, inizierà il 14 settembre, ma già dal 1° settembre partiranno le attività di recupero per chi ha chiuso il 2019/2020 con un’insufficienza. Mai come questa volta però il ritorno, in sicurezza, in classe dopo l’emergenza sanitaria è avvolto ancora da tanti interrogativi: come riprenderanno le lezioni, per quante ore, in quali giorni, in quali classi. Tutto questo, molto probabilmente, famiglie e ragazzi lo scopriranno nelle prossime settimane. Quando i presidi faranno i conti sulle misure da prendere per assicurare la distanza di un metro tra le bocche degli alunni, le conferenze di servizi troveranno le soluzioni su arredi, aule e cantieri e i tavoli regionali monitoreranno il tutto.

Caccia agl spazi
Una prima criticità riguarda gli spazi. E lo stesso ministero dell’Istruzione ne è consapevole, visto che si stima un 15% di studenti (1,2 milioni) di ragazzi da risistemare. O adeguando le classi o attingendo agli spazi esterni da reperire in parchi, musei, cinema, biblioteche, teatri e archivi oltre ai 3mila ex istituti dismessi. Nel frattempo, ma ci vorrà fine agosto, il Comitato tecnico-scientifico del ministero della Salute valuterà il livello raggiunto dal contagio e deciderà se l’obbligo della mascherina (che adesso è dai 6 anni in più) potrà essere rimodulato.

Le scelte non sono facili. «Abbiamo disegnato il layout di ciascuna aula, indicando la capienza massima di alunni nel rispetto delle regole di sicurezza – racconta Alessandro Artini, preside del “Galileo Galilei” di Arezzo -. Ho chiesto al consiglio di istituto di bloccare eventuali nuovi iscritti (la mia scuola è molto attrattiva…), salvo il trasferimento in uscita di alcuni alunni. Il saldo complessivo deve rimanere invariato, altrimenti viene meno la regola della distanza. Alcuni laboratori saranno trasformati in aule. Sacrificheremo anzitutto quelli di informatica, perché potremmo comunque adottare la didattica laboratoriale anche nelle aule, dotando gli alunni di portatili».

Dalle superiori alle primaria il passo è breve, e anche qui ci sono scelte delicate da compiere. «La mensa, ad esempio, va garantita – ha sottolineato un preside di un istituto comprensivo calabrese -. Ma ho molti alunni e dovrò individuare altri locali, oppure sarò costretto a fare i turni».

Su tutti questi punti l’Associazione nazionale presidi sta svolgendo un monitoraggio nazionale. Ma alcuni numeri sono già stati fornititi nei giorni scorsi. Per il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, si può stimare «un 40% di scuole dei grandi centri in difficoltà». Con una situazione che varia da zona in zona. «Per il 20-30 per cento di scuole occorrono lavori di ristrutturazione interna, ad esempio palestre, aule magne, laboratori», ha detto Mario Rusconi (Anp Lazio).

Linee guida alla mano, un aiuto dovrebbe arrivare dal «cruscotto informativo» messo a punto dal ministero per superare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. In teoria, i numeri dovrebbero già esserci e basterebbe usare un cursore per conoscere la situazione delle singole scuole; in pratica, alcuni Uffici scolastici territoriali (Piemonte, Puglia, Sicilia) stanno chiedendo ai presidi di inserire proprio in questi giorni le informazioni su sedi, aule e locali interni ed esterni.
Il «nodo» personale in più
Altro tema delicato è il personale che gioco forza dovrà essere implementato. Perché? «Se abbiamo una classe di 20 alunni con un docente e se per attuare il distanziamento dobbiamo dividere la classe in due gruppi, abbiamo bisogno di due docenti – hanno aggiunto dall’Anp -. Se abbiamo 1.500 studenti che utilizzano i servizi igienici almeno una volta al giorno e i bagni devono esser immediatamente puliti dopo l’uso, abbiamo bisogno di più collaboratori scolastici». Per tamponare l’emergenza dallo scostamento di bilancio arriverà 1 miliardo in più per assumere, a tempo determinato, 50mila persone in più, tra docenti e personale Ata. Ma la situazione rischia però di essere più complessa visto che già oggi, sulla base delle stime Cisl Scuola, sono vacanti oltre 85mila cattedre, soprattutto al Centro-Nord. Risultato: complice il rinvio del concorso straordinario da 32mila posti, voluto da sindacati e parte della maggioranza (Pd e LeU), a settembre ci si trovi con più di 200mila precari in servizio.

Trasporto scolastico

Una volta aperta, a scuola bisognerà pure arrivarci. Probabilmente con orari di ingresso scaglionati e con un impatto sugli scuolabus ancora tutto da quantificare. Nella trattativa sulle linee guida della settimana scorsa le Regioni hanno strappato l’impegno a un tavolo di confronto separato dove si discuterà, ad esempio, di eventuali risorse aggiuntive e di regole di sicurezza (ad esempio sull’uso della mascherina e le distanze). Ma per avere dettagli più precisi serviranno a quanto pare delle linee guida specifiche. E intanto il tempo stringe.