Per i presidi più responsabilità ma 1.000 euro in meno di stipendio

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Non è un caso che tra i più perplessi in vista della riapertura di settembre ci siano proprio i dirigenti scolastici. A fronte di un aumento delle responsabilità (anche penali) collegate alla riorganizzazione da attuare per accogliere dopo l’estate tutti gli studenti in classe rischia di seguire un taglio dello stipendio che, nelle migliore delle ipotesi si aggira sui 1.000 euro al mese. Una manovra “a tenaglia” che ha portato nei giorni scorsi il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli, a chiedere un incontro urgente alla ministra Lucia Azzolina.

I temi sul tavolo sono dunque due. E se apparentemente sembrano separati – visto che il carico di lavoro in vista di settembre arriva dalle linee guida ministeriali mentre la penalizzazione stipendiale deriva dal mancato rifinanziamento del Fondo unico nazionale (Fun) – nei fatti risultano invece collegati. Sia perché ricadono entrambi sui capi d’istituto sia per la concomitanza dei tempi con cui si stanno verificando. Mentre sulla responsabilità penale datoriale in capo ai presidi – che vede il Covid-19 aggiungersi ai fattori di rischio esterni – appare per forza di cose necessario un intervento legislativo, sull’incapienza del Fun e sul suo impatto retributivo basta un decreto ministeriale dell’Istruzione.

Per capire i termini della questione facciamo un passo indietro. Anche nel 2019-2020 i dirigenti scolastici stanno ricevendo una parte consistente della loro retribuzione sulla base di un contratto integrativo regionale che risale al 2016-2017. In regime di prorogatio per i ritardi con la quantificazione del Fondo nazionale 2017-2018 (certificato dal ministero dell’Economia solo alla fine del 2019) e 2018-2019 (ancora non certificato). In sostanza, a produrre effetti sono ancora il contratto e il Fun di tre anni fa. Con il rischio in capo ai dirigenti, una volta firmati gli integrativi per il 2017-2018 e il 2018-2019, di dover restituire la differenza tra quanto già percepito (calcolato sui valori del contratto 2016-2017) e quanto avrebbero dovuto incassare in base alle risorse rese disponibili per il 2017-2018 e 2018-2019.

Si tratta di cifre che, secondo l’Anp, superano mediamente i 1.000 euro l’anno. E che, stando invece ai calcoli della Cisl Scuola, sarebbero ancora più alti. A seconda del territorio di appartenenza. Tant’è che i dirigenti calabresi subirebbero una riduzione per il personale in terza fascia di 1.733 euro lordi annui laddove i liguri (in prima fascia) se ne vedrebbero tagliati 1.200, sempre lordi annuali.

Al centro di tutto ci sono i 10 milioni per il Fun 2018-2019, che il ministero dell’Istruzione aveva reperito dal proprio bilancio per evitare ai dirigenti di dover restituire quanto percepito in più negli anni successivi al 2016-2017. Fatto sta lo schema di decreto di viale Trastevere non è stato però sottoscritto da via Venti Settembre e, quindi, continuano a ballare proprio 10 milioni. Ed è su questo che i dirigenti vorrebbero una risposta dalla ministra Azzolina insieme agli altri quesiti che sono stati posti sul tavolo in vista della riapertura in sicurezza di settembre. Due su tutti: se il metro di distanza va calcolato in maniera statica o dinamica e quante volte vanno areati i locali durante il giorno. Dubbi a cui risponderà il Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Salute e che potrebbero trovare una definizione nel protocollo nazionale da sottoscrivere insieme alla protezione civile e ai sindacati.