OGGETTO: Criticità del documento per la pianificazione delle attività
scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema
nazionale di Istruzione del 26 giugno 2020
In riferimento alle linee guida pubblicate sul sito del Ministero
dell’Istruzione, Università e della Ricerca (1) il giorno 26 Giugno,
come genitori, insegnanti, pedagosti, psicologi, legali e professionisti
vari, sintetizziamo in questo documento le criticità principali a nome
de “La Scuola Che Vogliamo”, realtà nazionale che si batte per una
scuola senza mascherine o dispositivi similari, distanziamento sia
fisico che di didattica a distanza.
Il decreto Ministero dell’Istruzione n.39 del 26 Giugno 2020 (2)
stabilisce la creazione di un tavolo per ogni Regione italiana volto a
organizzare l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021 a cui parteciperanno
il Direttore dell’USR, gli Assessori regionali all’istruzione, ai
trasporti e alla salute, il rappresentante regionale delle Provincie e
dei Comuni (ANCI) e il referente regionale della protezione civile.
In qualità di genitori vogliamo quindi esprimere i nostri dubbi a chi
parteciperà a questi tavoli con la responsabilità di permettere ai
nostri bambini un ritorno sui banchi di scuola nel modo più sereno
possibile. Non possiamo infatti non sottolineare come durante
l’emergenza COVID-19 i bambini siano stati decisamente la parte della
società civile più colpita da restrizioni e privazioni di libertà
fondamentali per il benessere psicologico e sociale. La sospensione
delle attività didattiche è stata una delle prime iniziative del Governo
nel mese di Marzo a differenza di molti Paesi europei dove sono state
adottate scelte diverse sulla gestione della scuola durante questi mesi:
a titolo di esempio riportiamo i casi di Francia, dove le scuole sono
state riaperte il 15 Giugno (3) (senza utilizzo di mascherina di
protezione per gli studenti come indicato dal documento della
Protezione civile a pag. 11), della Germania che ha riaperto già dal 27
Aprile per gli studenti che dovevano sostenere gli esami di maturità (4)
e infine della Danimarca che ha ripreso le attività delle scuole
elementari già dal 15 Aprile. Sottolineiamo come in tutti questi casi,
riprendendo le parole dell’articolo de “Il sole 24 ore” dove le scuole
sono state riaperte “non si è registrato un aumento di contagi” (5). A
conferma del non aumento di contagi alla riapertura delle scuole in
Europa il Professor Guido Silvestri (Docente negli USA alla Emory
University di Atlanta) ha reso noto uno studio francese dove si ha la
conferma che “i bambini asintomatici trasmettono l’infezione con
bassissima probabilità e che l’efficacia della chiusura delle scuole nel
contenimento del contagio è molto bassa” (6). Nello studio viene
riportato il caso di un bambino di 9 anni, positivo al COVID-19, che
nonostante sia venuto a contatto con 172 persone non ha contagiato
nessuno (7). Secondo lo studio il motivo della minore suscettibilità al
COVID-19 sarebbe dovuto alla presenza minore di recettori nelle membrane
mucose. Questa teoria è stata riportata anche in uno studio di JAMA
Pediatric del 20 Maggio scorso (8) e ripreso da numerosi medici italiani
come il Professor Lo Palco che riassume lo studio sottolineando come “i
bambini esprimono poco il recettore ACE2, quello che COVID-19 usa per
infettare le cellule nell’epitelio nasale. Il fatto di aver pochi
recettori giustifica da sola la minore suscettibilità dei bambini
all’infezione” (9). I numerosi studi sull’impatto del COVID-19 nella
popolazione pediatrica sono riassunti sul sito dell’Agenzia regionale di
sanità (ARS TOSCANA) (10) dove ricercando i principali studi dei 3 siti
principali della comunità scientifica internazionale (Pub Med, Cochrane
e CINAHL) emerge che:
– I bambini di qualsiasi età hanno manifestato lievi sintomi respiratori
o erano asintomatici
– 1 solo caso di infezione grave per un neonato di 13 mesi
– Non sono stati segnalati decessi da 0 a 9 anni
– Ad eccezione del neonato ricoverato di 13 mesi, nessuno dei pazienti
ha richiesto la terapia con ossigeno
Risulta quindi a nostro modo incoerente la gestione con regole
stringenti della riapertura della scuola rispetto a quanto incida il
COVID-19 con la popolazione pediatrica che frequenta i locali
scolastici.
In particolar modo i punti più critici sono:
– DISTANZIAMENTO FISICO (non sociale, cosa ben diversa)
Nel documento del comitato tecnico scientifico allegato al documento
MIUR si specifica che “il distanziamento fisico di 1 metro rimane un
punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione” e si dà
autonomia “a ciascuna scuola, nell’ambito della propria autonomia, di
programmare e adottare tutte le misure organizzative utili a prevedere
il miglior layout dell’aula”. Per garantire questo distanziamento, visto
che in molte classi il numero di studenti non permetterà di garantire il
metro di distanza, il documento segnala alcune “forme di flessibilità”
derivanti dallo strumento dell’autonomia come:
– Riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi
– Articolazione modulare di gruppi di alunni da diverse classi o diversi
anni di corso
– Frequenza scolastica in turni differenziati
– Diversa modulazione del tempo scuola (esempio aumentando i giorni di
frequenza da 5 a 6 includendo il sabato)
Non possiamo non far presente che siamo molto preoccupati delle
conseguenze psicologiche e organizzative di questi provvedimenti. Se da
un punto di vista organizzativo “differenziare i turni” e “rimodulare il
tempo scuola” pone seri problemi alle famiglie (specialmente nel caso di
più figli), quello che ci preoccupa maggiormente è il contraccolpo
psicologico per i nostri figli. Il distanziamento sociale, peraltro
ormai previsto solo a scuola visto che da pochi giorni sono autorizzati
anche gli sport di contatto amatoriali nella nostra Regione, potrebbe
avere effetti devastanti sui bambini e ragazzi. Riprendendo le parole di
Claudia Casini, psicologa e psicoterapeuta, ricordiamo infatti che
“l’apprendimento passa dal corpo” (11). “Le parole infatti nascono dal
corpo e i bambini e bambine hanno bisogno di fisicità, di conoscersi
attraverso il gioco con gli altri”. OMS definisce il concetto di salute
come “stato completo di benessere fisico, mentale e sociale e non la
semplice assenza dello stato di malattia”. Imporre distanze ai bambini
potrebbe trasformare la frequenza scolastica in un incubo e non in un
luogo positivo dove crescere e formarsi. Come genitori rabbrividiamo e
NON permetteremo la frequenza scolastica ai nostri figli qualora gli
esperimenti di braccialetti “smart” visti in questi mesi diventassero
“regola” in una o più scuole della nostra Regione (12). Pensare di
tutelare la salute di bambini facendo suonare un braccialetto qualora
non si mantenga una distanza di 1 metro è inaccettabile e ci attendiamo
una ferma risposta negativa a proposte di questo tipo da chi ha il
compito di “fare scuola”. Oltretutto, come citato in precedenza, tenendo
in considerazione che i bambini sono la fascia di popolazione meno
colpita dal COVID-19 e i meno contagiosi. Pensare che si possa giocare a
calcetto la sera ma che bambini di 7 anni debbano indossare braccialetti
o essere continuamente ripresi dagli insegnanti se non rispettassero la
distanza non è tollerabile in un paese civile. Dopo anni in cui, in
riferimento all’istruzione scolastica, si sono spesi fiumi di inchiostro
per parlare di inclusione, importanza della socialità, di cooperazione,
di condivisione, e dopo che siamo diventati consapevoli del fatto che il
contatto fisico ha un’importanza fondamentale nella costruzione
dell’identità dei bambini piccoli, leggiamo che, per disposizione
ministeriale, i nostri figli dovrebbero andare a scuola restando
lontani, non solo fisicamente ma anche “socialmente”.
Chiunque abbia avuto, anche per un tempo limitato, esperienza di
infanzia sa che non è possibile applicare stabilmente alcun principio di
distanziamento né tra bambino e maestro né, a maggior ragione, tra i
bambini.
La costruzione dell’identità è possibile unicamente all’interno di un
contesto culturale e sociale, con stimoli provenienti dalle cure del
mondo degli adulti. L’altro diventa una minaccia da distanziare, un
essere anonimo di cui diffidare, che mi risulta come indistinto ed
inafferrabile pericolo.
– DIDATTICA A DISTANZA
Nonostante le tante promesse in TV e sui giornali il documento ufficiale
del MIUR prevede che “per le scuole secondarie di 2 grado una
pianificazione di didattica in presenza e, in via complementare, di
didattica digitale integrata (meglio conosciuta come didattica a
distanza)”. Dopo l’esperimento FALLIMENTARE della didattica a distanza
che ha concluso l’anno scolastico 2019/2020 ci auguriamo che da questo
tavolo emerga, nero su bianco, l’impossibilità di qualsiasi scuola di
poter continuare con la didattica a distanza qualora la struttura non
permetta il distanziamento nelle classi più affollate (di certo non per
scelta dei genitori ma per una politica della scuola che, negli anni, ha
badato al risparmio e non agli investimenti in docenti, collaboratori
scolastici e strutture). In un’inchiesta dell’università di Bordeaux su
31.000 famiglie è emerso che la D.A.D. ha “portato la dispersione
scolastica all’8%” (13).
Oltre ai traumi psicologici per i ragazzi che potrebbero dover
continuare a studiare “a distanza” rimane non trascurabile il problema
dell’organizzazione familiare, soprattutto alla luce del fatto che le
attività produttive (ferme durante il lockdown) sono tutte ripartite e
che in Italia, secondo uno studio di Eurofund e Organizzazione Mondiale
del Lavoro, solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smart working
(14).
Riteniamo indispensabile che dal tavolo regionale emerga in modo chiaro
e netto che la didattica a distanza non può essere una soluzione anche
per l’anno scolastico 2020/21, soprattutto tenendo in considerazione che
secondo ARS Toscana (15) il quadro epidemiologico della nostra regione
mostra un “progressivo aumento dei pazienti che guariscono e costante
diminuzione dei nuovi casi positivi”.
Per noi genitori l’esperimento della didattica a distanza è stato
fallimentare e deve essere considerato un mezzo emergenziale e poco
efficace il cui utilizzo deve rimanere limitato al breve periodo di
tempo in cui realmente non esistano alternative. Non può diventare un
metodo di insegnamento al di fuori di questi strettissimi confini: il
senso dell’intervento didattico non può essere subordinato a presunte
motivazioni esterne, siano esse di natura sanitaria o di altro tipo.
Le difficoltà che abbiamo riscontrato sono molteplici, sia di ordine
pratico che educativo, e sono state evidenziate in modo trasversale da
tutte le componenti della scuola, inclusi gli insegnanti.
Sul piano concreto più elementare è risultato un ostacolo il fatto che
non tutte le famiglie dispongano delle apparecchiature necessarie per
poter attivare la didattica a distanza (e quand’anche vi fosse un
contributo economico statale rimarrebbe il problema della corretta
fruizione di questi strumenti e della relativa connessione a internet).
Si consideri poi che non tutti hanno gli strumenti linguistici e
concettuali per adeguarsi a questo sistema e poter efficacemente
affiancare i propri figli.
Inoltre ai genitori è spettato l’onere di seguire la didattica dei figli
sostituendosi come potevano agli insegnanti, pur continuando a svolgere,
sul luogo di lavoro o da casa, il proprio impegno lavorativo. Questa non
può in alcun modo essere considerata una soluzione praticabile al di
fuori di un contesto emergenziale di brevissima durata, così come non si
può pretendere che un genitore possa avere le stesse capacità di
insegnare di una maestra o di un professore.
In generale abbiamo riscontrato nei nostri figli una regressione
nell’apprendimento, nelle facoltà di concentrazione, in quelle motorie,
relazionali, di espressione linguistica, e un abbassamento
dell’autostima, elemento indispensabile per alimentare quella sicurezza
in grado di sostenere poi le difficoltà che la vita presenterà loro. È
proprio grazie alla relazione costante e continua, attraverso il
confronto diretto, le difficoltà condivise con compagni e insegnanti che
il bambino e il ragazzo formano quegli elementi fondamentali per una
crescita armoniosa in grado di sostenerlo nel presente e nel futuro.
Rileviamo inoltre un forte disagio a seguire le lezioni scolastiche da
remoto, che molto spesso si concretizzano in gravi manifestazioni di
insofferenza, inferiorità e auto isolamento dei minori. Tutte emotività
che ben potrebbero facilmente risolversi nella consueta percezione di
contatto con compagni e insegnanti.
Riteniamo questa esperienza di pochi mesi sufficiente per stabilire che
la modalità della didattica a distanza rappresenti il fallimento della
scuola pubblica nel suo ruolo educativo, formativo, inclusivo e di
opportunità di crescita sociale garantita a tutti in pari misura.
La scuola, da quando è stato codificato nella nostra carta
costituzionale il diritto all’istruzione (art. 34), è per antonomasia il
luogo in cui si rende possibile ridurre lo svantaggio sociale. Entrati
in classe si è tutti uguali, tutti partecipi in un percorso pedagogico
che formerà i cittadini di domani.
– MASCHERINA OBBLIGATORIA
Sul tema delle mascherine come misura igienico-sanitaria dal documento
leggiamo l’indicazione: “La scuola garantirà al personale ogni giorno la
mascherina chirurgica che dovrà essere indossata per tutta la permanenza
nei locali scolastici. Anche gli alunni di età superiore ai 6 anni
dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici una
mascherina chirurgica o di comunità (monouso, lavabili, autoprodotte) ad
esclusione dei momenti in cui viene fatta attività fisica o la pausa
pasto.”
Ci sembra assurdo che ai bambini venga richiesto di indossare le
mascherine per tante ore di seguito, quando molti medici avvertono ormai
dei rischi che essa comporta, sia in riferimento al contagio da COVID-19
sia per gli effetti collaterali ad essa intrinseci.
Sono molti gli studi che sottolineano i rischi dell’uso di questi
dispositivi di sicurezza, tanto che la stessa Organizzazione Mondiale
della Sanità, in una nota di aprile, ha espressamente ribadito che “non
ci sono prove che indossare una maschera (medica o di altro tipo) da
parte di persone sane in un contesto di comunità più ampio possa
impedire loro di contrarre virus respiratori, incluso COVID-19. Le
mascherine chirurgiche devono essere riservate agli operatori sanitari”
(16).
Inoltre va evidenziato come indossare la mascherina “può dare un falso
senso di sicurezza e indurre le persone a ridurre l’adesione alle altre
misure di controllo, come il lavaggio delle mani” (17).
Moltissimi medici esprimono dubbi sull’utilità e la pericolosità di far
indossare ai bambini mascherine per ore al giorno, a titolo di esempio
citiamo la lettera pubblicata su Quotidiano sanità (18) dove vengono
ricordati i principali effetti collaterali già riconosciuti (falso senso
di sicurezza riducendo così il rispetto delle altre misure come il
lavaggio delle mani e il pericolo che si corre toccando frequentemente
la mascherina con le mani) ma anche altri effetti collaterali potenziali
come:
– Indossare una mascherina fa entrare l’aria espirata dagli occhi con il
risultato che, oltre alla sensazione spiacevole, i bambini possano
toccarsi gli occhi infettandosi se hanno toccato prima una superficie
contaminata.
– Respirazione più difficile. Viene inalata una percentuale di Co2
espirata in precedenza aumentando così frequenza e profondità della
respirazione. Questo può provocare la diffusione di COVID-19 se le
persone infette che indossano mascherine diffondono più aria e può anche
peggiorare le condizioni cliniche perché potrebbe spingere la carica
virale in profondità nei polmoni (19).
– Indossare una maschera facciale per molte ore crea un ambiente umido
in cui COVID-19 può restare attivo più facilmente, determinando così un
aumento della carica virale e infettando anche soggetti che, grazie al
sistema immunitario, potrebbero non ammalarsi in condizioni di
respirazione normale.
Nella pratica oltretutto riteniamo impossibile, specialmente per i
bambini della scuola primaria, pensare che le mascherine non vengano
toccate in modo scorretto provocando più danni che benefici. Se per un
adulto indossare una mascherina per molte ore è pratica molto difficile,
per i bambini siamo sicuri che questa misura non sarà praticabile e
efficace.
Ci chiediamo inoltre a chi sarà dato incarico, con conseguente
responsabilità civile e penale, di controllare che qualche bambino,
indossando la mascherina perché obbligatoria per decreto ministeriale,
non presenti difficoltà respiratorie.
Saranno responsabili i dirigenti e gli operatori scolastici in caso di
infortuni conseguenti ad effetti collaterali derivanti dall’uso
prolungato della mascherina quali la ridotta ossigenazione (in caso di
mascherina indossata per diverse ore anche del 20%), aumento di anidride
carbonica nel sangue che potrebbero determinare aritmie, collassi,
ischemie e altri danni alla salute come ripotato da diversi studi che
citiamo in calce? (20)(21)(22) “
Oltre che dal punto di visto medico vorremmo inoltre far presente che
per lo sviluppo della personalità del bambino i presidi di protezione
indicati come idonei (le cosiddette mascherine) indossati dalle maestre
e dai maestri rappresentano un elemento oltremodo perturbante per il
bambino che non ha modo così di percepire l’intenzionalità,
l’espressione che rispecchia una emozione, né il labiale mentre la
maestra parla. Negare il volto integrale della maestra significa per il
bimbo negarne la peculiarità e l’identità, significa minare la fiducia
che è alla base dell’affidarsi. Espropriare il bambino del diritto al
paesaggio del volto dell’adulto che parla, la cui voce sorge dalle
labbra e viaggia fino a lui, quali risonanze sviluppa in termini di
acquisizione del linguaggio e della sua stessa interazione con il mondo?
– RAFFREDDORE – FEBBRE – TOSSE e ISOLAMENTO IN CASO DI FEBBRE
Il documento del Comitato tecnico scientifico suggerisce come
precondizione per la presenza a scuola di studenti e personale
scolastico, oltre a non essere ovviamente in quarantena o isolamento
domiciliare e di non essere stati in contatto con persone positive al
Covid-19, l’assenza di sintomatologia respiratoria o temperatura > 37.5
°C. Questo significa che alunni e/o insegnanti che presentino
raffreddore o tosse (anche senza febbre) NON potranno andare a scuola
fino alla scomparsa dei sintomi. Riteniamo indispensabile stabilire in
modo univoco se un singolo colpo di tosse o starnuto comporterà la
necessità di far uscire il bambino dalla classe e chi avrà il compito di
sorvegliare su questo aspetto medico.
All’atto pratico questa misura sembra quantomeno esageratamente
stringente, anche in considerazione del fatto il comune raffreddore
secondo un articolo pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di
Sanità (23) si manifestano dalle 6 alle 10 volte all’anno nei bambini e
dalle 2 alle 4 negli adulti.
Rimane da approfondire anche un punto, non molto chiaro, in cui il
documento specifica che “va identificata una idonea procedura per
l’accoglienza o isolamento di eventuali soggetti che dovessero
manifestare una sintomatologia respiratoria o febbre” (pag.18 del
documento MIUR). In particolare il CTS specifica che “dovrà essere
attivata l’assistenza necessaria secondo le indicazioni dell’autorità
sanitaria locale”.
Chiediamo che il protocollo delle autorità sanitarie locali rispetti il
principio cardine della medicina moderna: il consenso informato. Qualora
un bambino presenti sintomi tali da non poter proseguire la lezione
riteniamo FONDAMENTALE che venga contattata la famiglia che provvederà,
nel pieno rispetto della responsabilità genitoriale, a valutare la
visita dal proprio pediatra di fiducia o specialista. Non possiamo
accettare che una temperatura corporea di 37.5 °C comporti l’avvio di
procedure di isolamento e visite / cure senza il previo consenso dei
genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale.
Ci auguriamo che la voce dei genitori, supportata da studi scientifici e
pareri autorevoli, possa contribuire in modo significativo alla
definizione di un protocollo per la ripesa dell’anno scolastico
2020/2021 che possa basarsi principalmente sul benessere fisico e
psicologico dei bambini.
7 https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2766522
11
https://www.orizzontescuola.it/un-braccialetto-per-mantenere-la-distanza-tra-i-bambini-a-scuola/
12
https://www.repubblica.it/scuola/2020/05/18/news/scuola_didattica_a_distanza-256975788/
13
https://www.greatplacetowork.it/risorse/blog-media/smart-working-l-italia-e-ultima-in-europa
14
https://www.ars.toscana.it/2-articoli/4294-report-ars-toscana-nuovo-coronavirus.html
17
http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=84689
18 https://www.preprints.org/manuscript/202004.0436/v1
20 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5359232/
21 http://scielo.isciii.es/pdf/neuro/v19n2/3.pdf
22 https://www.epicentro.iss.it/parainfluenzali/epidemiologia
Il direttivo
La Scuola Che Vogliamo