Pedagogia e medicina di fronte al dono di Xi

Pedagogia e medicina di fronte al dono di Xi

di Gabriele Boselli

Cosa potrebbe succedere

Spero che il dono di Xi svanisca a settembre, prima della riapertura delle scuole. O, se proprio non vuol scomparire, divenga più buono.

Devo sperarlo poiché, come prevenzione dei contagi, che probabilmente riprenderanno a colpire partendo questa volta dai territori a Sud e a Est dell’Europa, le “rime buccali” (un metro di distanza bocca/bocca) mi sembrano cosa igienicamente risibile: le bollicine non hanno paura di percorrere un metro e del resto i ragazzi si muovono, si abbracciano, qualche volta si menano.

Alcuni soggetti, affetti da problemi psichiatrici, sono poi del tutto incontrollabili, anche senza gli arcuriani banchi a rotelle, prossimi strumenti di grande spasso durante la ricreazione e non solo.

Pare che i giovani in salute resistano bene al covid ma in ambienti affollati e quasi sempre chiusi insegnanti, bidelli e personale educativo, spesso di età piuttosto elevata e che pertanto possono andare incontro alle forme più gravi della malattia, rischiano forte. D’altra parte il sistema economico deve funzionare al massimo e le scuole –dispositivo diffusore principale insieme agli ospedali, alle case di riposo (spesso eterno), alle permeabili carceri e alle indifese frontiere- non possono restare costantemente chiuse, le loro funzioni affidate sempre all’educazione famigliare o, come quelle superiori, funzionare prevalentemente a distanza.

Epistemologia di discipline sorelle

Un bell’articolo di Raffaele Iosa Per un ri-torno mite a scuola (Scuolaoggi, Giugno 2020) sollecita giustamente riflessioni pedagogiche. Io penso che in questa difficile contingenza, comunque assai aspra da governare, occorra un ripensamento profondo sia della Politica che delle due scienze maggiormente interessate ai confinanti argomenti della salute e dell’ educazione. Qualcosa il pedagogista può dire al medico e viceversa. Poichè non sono un medico e nemmeno un politologo, comincio con il pedagogista.

Penso alla Medicina come scienza umana orientata al ben-essere del soggetto, oltre che scienza clinica, che sta “ai piedi del letto” del malato. Prossima dunque alla Pedagogia, essenzialmente scienza filosofica che orienta l’essere-al-mondo di tutti e di ciascuno di noi. L’enigma-uomo nei suoi rapporti con altre forme di vita é scritto nelle lingue ambigue e solo in parte note del suo apparire fisico e verbale. La comprensione della stratificazione di enigmi da parte di un altro soggetto può avvenire attraverso la malattia (manifestazione) del corpo nel suo oscillante accompagnarsi alla parola. Il malato esprime per grida o per cenni (eccesso/difetto) la propria situazione di alterità sofferente; il medico –diceva il grande Franchini- è egli stesso un enigma che neviga tra gli enigmi, ma ha la responsabilità di procedere come se conoscesse davvero il malato e se stesso. Le misure anticovid più efficaci sono le stesse da secoli adottate in tutti i tipi di pestilenza.

La medicina potrebbe apprendere dalla pedagogia a:

—Passare dalla semiotica (spiegazione dei segni, dei “dati”) all’ermeneutica, comprensione dei “dati” in quanto origine/manifestazione di fenomeni dell’ipercomplesso mondo vitale.

—Ritenersi attori delle fondazioni scientifiche, non dei fondamenti: le fondamenta -statiche- sono irrimediabilmente incrinate; le fondazioni -dinamiche- meglio resistono agli stati di equilibrio instabile. La precarietà del mondo, le violente discontinuità dell’epoca si riverberano nella qualita della vita, nell’anima e nel corpo del paziente e del suo medico.

—Per i virologi: sottrarsi alla tentazione dello stregone (depositario di un sapere certo). Non dire mai: “La scienza afferma che….” ma: “Data la mia interpretazione dell’attuale sviluppo del sapere medico e degli strumenti e dei collaboratori di cui dispongo, sarei portato a pensare che…..e via con il condizionale e il congiuntivo..” I virologi più seri già lo fanno.

—Questo virus è nuovo, forse artificialmente prodotto; di fronte al Novum biologico, opportuna la rinuncia ai modelli diagnostici e terapeutici (figure sintagmatiche seriali, offerte alla replica da parte d’altri), invenzione di scenari. Lo scenario si differenzia dal modello per la sua struttura intenzionalmente incompiuta, strutturalmente aperta, tesa a disegnare ciò di cui tratta attraverso piena apertura al Novum, la prospettazione del contesto intero e delle linee relazionali.

-Come il Maestro di scuola elementare di un tempo (1), il Medico, da quello di famiglia a chi lavora all’università, ha il diritto-dovere di interessarsi dell’ intero campo teorico e non solo della parte più immediatamente correlata alla pratica quotidiana. Gli orticelli specialistici non spiegano nulla.

— Cone noi con la pedagogia, il medico serio riconosce la storia della medicina come storia propria: vede la medicina anche come sapere narrativo, che compone una costellazione sterminata di esperienze in una teoria-storia di storie di con-vivenza con l’habitat, col proprio corpo e le consuetudini di cura (2) .

—Smettere di pensare all’uomo come ad una machina e alla psiche come a un supercomputer e di ritenere che sia possibile il governo degli eventi corporei prevalentemente attraverso la chimica o la programmazione razionalistica della condotta.

“quasi-regole”

-Sviluppare un’idea binswangeriana di cura -dimettendo la frenesia dell’ agire e il pensare subordinato all’azione e alle possibilità di riconoscimento- nel terapeuta e in chi si rivolge a lui capacità di meditazione e riflessione sulla propria identità globale-

-Riconoscimento della centralità del soggetto del benessere e della sofferenza: l’ entropatia (figurarsi, restando se stessi e non presumendo troppo, come l’ altro può vivere la proposta clinica che il medico sta per fargli) é la base di partenza dell’ aver (in) cura.

-Recupero (o invenzione) del punto di vista intersoggettivo: non si progetta un intervento dal punto di vista del soggetto-altro ( impossibile) ma nemmeno dal solo punto di vista personale e/o della corporazione/ordine e/o della società ( sarebbe alienante).

-Individuazione dei problemi come problemi per……qualcuno formulati da qualcun’altro: i problemi cambiano a seconda dell’ identità e del contesto di chi li vive e di chi li configura. -Imparare di più a conoscere i limiti oltre cui l’azione-per diventa un’azione/agitazione-su ( rif.
all’accanimento terapeutico generalizzato).

-Valorizzazione dell’ attesa: il futuro in clinica non può essere pensato solo come effetto di un progetto ma anche prospettato da una disposizione di attesa di qualcosa che maturerà anche extraintenzionalmente e non per questo sarà da vivere in negativo.

Gli eventi son sempre diversi dal loro apparire immediato o secondario a protocolli professionali di etichettatura ed anche dal progetto che li ha evocati o riconformati. Mi sembra però verosimile che un progetto valido e rispettoso di tutte le dimensioni delle identità in gioco possa comunque positivamente esercitare una qualche influenza sullo sviluppo delle situazioni. Questo é esercizio di trasmissione della Speranza, virtù importante per tutti, ma in modo particolare per educatori e medici.

Cattive soluzioni della contingenza scolastica (ma non vedo altro)

—Soluzione Bolsonaro: rassegnazione alla ripresa in grande stile dei contagi tra ragazzi e da questi a insegnanti e famigliari anziani, nonché delle invalidità (strascico non raro delle “guarigioni”) e dei decessi; tutto proceda a scuola e altrove come prima del Covid, tanto prima o poi si deve morire.

—Soluzione a basso costo economico : dimezzamento delle classi e degli orari di lezione per alunno (con proporzionale riduzione del rischio contagio) e integrazione informatica. Soluzione buona per s, superiori e università ma assai problematica nella scuola dell’infanzia e fino alla secondaria inferiore di ridottissima efficacia didattica.

—Soluzione a costo economico vicino al doppio: dimezzamento delle classi a orario intero con raddoppio insegnanti e turni aula mattina/pomeriggio. Difficilmente praticabile per motivi di costo e reperimento insegnanti oltre che per i problemi giuridici e pratici legati allo spostamento degli alunni in sedi extrascolastiche .

—Soluzioni di compromesso fra le due precedenti. Gli alunni motivati e seguiti da famiglie culturamente forti se la caveranno egregiamente. Ex grege; la massa invece….

Ma speriamo di essere tutti graziati dal virus.

1) G.Boselli Inibizioni del Novum in Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.24 n.56 (2020)
2) Avicenna Libro della guarigione, UTET, 2018. Un mattone di 1000 anni fa ancora prezioso per l’acquisizione dei processi logici generativi di qualsiasi forma di sapere.