“Ora il pericolo più grande è la fuga degli studenti Cancellerò le classi pollaio”

da La Stampa

«Il centrosinistra è il nostro naturale interlocutore. Sui territori è più complicato, ma a livello nazionale la direzione deve essere quella di un dialogo serrato tra il Movimento e il Pd». La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, M5S, non ha mai mostrato rimpianti per aver archiviato l’esperienza di governo con la Lega. Men che mai lo fa ora, subissata quotidianamente dalle critiche di Matteo Salvini: «Ma la verità è che fugge dal confronto con me in tv sulla scuola» punge. Gli attacchi del Carroccio aumentano di intensità, a meno di due mesi dal nuovo anno scolastico, tra le critiche per i banchi singoli con le ruote e le ore da 45 minuti, «ma sono polemiche stucchevoli – taglia corto Azzolina –. Con una crisi economica alle porte, il pericolo maggiore invece è quello di avere ragazzi costretti a lasciare la scuola per cercare lavoro».

Siamo già in testa alle classifiche europee sul tema dell’abbandono scolastico. Dopo il lockdown e in previsione di una crisi economica, come vuole intervenire?

«Iniziamo valorizzando gli istituti tecnici e professionali, che in alcuni territori danno lavoro a oltre il 90 per cento degli studenti già dal primo anno dopo la scuola. Durante il lockdown abbiamo deciso che chi è rimasto indietro a causa dell’emergenza non perde l’anno, ma ricomincia insieme agli altri a settembre. E comprando computer e tablet per la didattica digitale abbiamo usato un principio che favoriva le famiglie più disagiate. Stesso criterio dei libri di testo gratis a settembre, destinati a centinaia di migliaia di studenti. Nella programmazione di spesa dei fondi europei del Next generation Ue, poi, il mio primo obiettivo sarà quello di combattere la dispersione scolastica».

In che modo intende indirizzare i fondi europei?

«Voglio archiviare definitivamente le classi pollaio, che impoveriscono la didattica, e intervenire sugli edifici. Lavoriamo per scuole aperte oltre l’orario delle lezioni. Abbiamo messo 6 miliardi sulla scuola da inizio anno – 2,9 miliardi solo per settembre – ma siamo a un punto di svolta: gli investimenti europei per

la scuola italiana sono un’opportunità irripetibile».

Ci sarà particolare attenzione per il Sud? Il divario tra l’istruzione del Nord e quella del Mezzogiorno, secondo i dati Istat, sta aumentando ancora…

«Non riguarda solo la scuola, purtroppo. Ci sono però tanti istituti d’eccellenza al Sud e tante regioni che stanno lavorando bene in vista della riapertura di settembre. Il divario esiste, ma non può essere combattuto solo dalla scuola, deve essere un tema del sistema Paese».

Per la riapertura del 14 settembre lei ha promesso che sarà tutto pronto, ma i sindacati lamentano ancora troppa confusione. Non si capisce, ad esempio, cosa succederà se uno studente risulterà contagiato…

«In quel caso, il modello potrebbe essere simile a quello utilizzato di recente per gli esami di Stato. Tutti i compagni dovrebbero fare i tamponi e l’intera classe, temporaneamente, non si presenterebbe a scuola. Ma sono misure che stiamo ancora scrivendo con i sindacati e con il Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute. Faranno parte di un protocollo di sicurezza che contiamo di chiudere al più presto».

Non ha l’impressione che con i sindacati si sia rotto qualcosa?

«Abbiamo avuto momenti di criticità, come sul concorso straordinario, e i riverberi ci sono ancora adesso. Ma io devo tutelare l’intero mondo dell’istruzione, non solo una parte. Famiglie e docenti vogliono la riapertura a settembre: su questo dovremmo essere tutti d’accordo».

Lei è diventata anche un bersaglio fisso delle opposizioni. Crede che il fatto di essere una donna in politica incida sul fatto di finire spesso nel mirino?

«Non è una questione personale. E non riguarda le donne in politica, ma le donne con ruoli di potere. I commenti sessisti spesso nascondono un coefficiente di maschilismo, è evidente a tutti. Io chiedo solo che si parli del lavoro e non del costume da bagno o del rossetto. È troppo? » .

Il caso della deputata americana Alexandra Ocasio Cortez e della sua denuncia contro gli insulti sessisti ricevuti da un collega repubblicano sta facendo il giro del mondo. Cosa ha provato quando l’ha ascoltata?

«Grande empatia. Mi ritrovo moltissimo in quel che ha detto e credo lo abbia espresso nel miglior modo possibile. Il suo è il pensiero di moltissime donne. L’istruzione ha un ruolo importante per combattere certi fenomeni, ma non si può delegare tutto alla scuola, è un problema culturale che riguarda tutti. In Parlamento ho assistito a insulti sessisti rivolti a colleghe che arrivavano da ogni forza politica».

I suoi colleghi M5S l’hanno difesa, ma dal Pd non si è mai sollevata una voce. Eppure lei è considerata una dei Cinque stelle più vicini all’area Dem. Si aspettava una solidarietà maggiore dagli alleati di governo?

«Ci sono sempre grandi discussioni sulla scuola in questo Paese, niente di nuovo. Ma non mi sento isolata. Con molti colleghi della maggioranza come i ministri Manfredi e Speranza, o la ministra Bonetti, ad esempio, lavoro benissimo. Abbiamo affrontato tante difficoltà insieme e so che c’è pieno sostegno da parte loro».

In vista delle prossime regionali, però, questa sintonia stenta a decollare. Ritiene si debba provare a correre insieme, come ha chiesto il premier Giuseppe Conte?

«Ho sempre pensato che le collaborazioni politiche, soprattutto per le elezioni locali, si debbano costruire a partire dalle persone e dai territori. A livello nazionale la direzione deve essere assolutamente quella di un dialogo serrato e in passato ho spinto perché si formasse questo governo. Per me che vengo dalla scuola è più facile essere vicina ai valori di inclusione del centrosinistra, ma se ci sono rapporti deteriorati sui territori è difficile correre insieme. I problemi riemergerebbero al momento di prendere le decisioni».

Il progetto di Conte – e di Beppe Grillo – va però in quella direzione. Crede che il premier possa essere un buon capo politico per il M5s?

«Ha enormi responsabilità da gestire e penso sia totalmente concentrato sul fare il presidente del Consiglio. Ci sono poi tante affinità valoriali con il Movimento, altrimenti Di Maio non lo avrebbe scelto. Lo vedo come una persona che può dare ancora tantissimo al Paese, compreso il Movimento». —