I numeri sbagliati del bando Arcuri E per le aziende andrà deserto

da ItaliaOggi

Per rientrare in classe in sicurezza a settembre mancano 2.540.236 banchi monoposto e 1.374.425 sedie tradizionali. A fornire l’elenco delle necessità delle scuole italiane sono stati 8.808 presidi che hanno risposto alla rivelazione del ministero dell’istruzione, sebbene siano rimasti fuori 300 istituti che il ministerod ell’istruzione sta cercando di rintracciare. I conti però non quadrano tra le previsioni del ministero e del commissario straordinario all’emergenza covid-19 Domenico Arcuri e le reali esigenze delle scuole. Non solo le richieste totali degli istituti prevedono circa 500 mila banchi singoli in meno rispetto alle stime «fino a 3 milioni di pezzi »del bando Arcuri. Ma anche nel dettaglio la fotografia attuale degli arredi scolastici è lontana da quella del ministero. I presidi, infatti, hanno richiesta 2.009.991 banchi tradizionali, mentre il bando ne metteva a gara 1,5 milioni: 500 mila banchi tradizionali in meno. Mentre un altro 1,5 milione di pezzi riguardava i banchi innovativi, quelli in plastica con le rotelle, che sono appena il 17% del totale delle domande delle scuole, solo 440.245 banchi: circa 1,1 milione in meno di quelli messi a gara. Del resto, Sud Arreda, azienda che li produce da 8 anni, spiega che «si tratta di una sedia che non è stata concepita per la didattica quotidiana ma per i laboratori». Non va meglio per le sedie. Il bando ne prevedeva 700 mila per i banchi tradizionali. Alle scuole ne servono quasi il doppio: 1.374.425 pezzi. Numeri comunque elevati e tempi di produzione e consegna strettissimi: entro il 31 agosto, si legge nel bando, dovranno essere nelle scuole, «immediata risoluzione del contratto» se arriveranno con un «ritardo superiore a 7 giorni». Il bando scadrà il 30 luglio, dopodomani, e i contratti saranno firmati entro il 7 agosto.

«Una missione impossibile», secondo le associazioni dei produttori e distributori dell’arredo scolastico e le aziende del settore, che rimarcano che «in 23 giorni compresi tutti i festivi dovrebbe essere concentrata la produzione di 5 anni di tutte le aziende nazionali certificate per fornire arredamento alla pubblica amministrazione». «Nella migliore delle ipotesi», spiegano Assufficio di FederlegnoArredo e Assodidattica, «la capacità produttiva attuale potrebbe arrivare a 120 mila pezzi consegnati entro fine settembre, a patto che siano disponibili pannelli, tubolari, insomma tutti i componenti per la realizzazione dei banchi. A tutto ciò si aggiunga che anche la consegna e la messa in loco degli arredi è in capo ai fornitori». Emidio Salvatorelli, presidente di Vastarredo, ricorda che «per consegnare 1,5 milioni di banchi servono 3.000 tir»; ciascuno, infatti, può trasportare 500 banchi. E, aggiunge Massimiliano Di Biase di Arreda La Scuola, «se anche avessi 200 mila banchi in magazzino avrei bisogno di 10 chilometri di camion per farli uscire dall’azienda. E poi quanto tempo è necessario per portarli nelle scuole? Duecentomila banchi si distribuiscono in due mesi». Risultato: «il bando andrà deserto».

Pronta la replica di Arcuri: «Non possiamo riservare la gara solo alla produzione nazionale, ci rivolgiamo anche a produttori europei». Intanto, in Sicilia si pensa a soluzioni artigianali estreme per garantire banchi singoli a tutti in tempi rapidi e a costi decisamente contenuti: segare quelli doppi, se sono in legno, o comunque separarli. Ci stava pensando, già a inizio luglio, la task force regionale guidata da Adelfio Cardinale. Non va meglio nel Lazio, dove secondo il monitoraggio dell’urs Lazio nelle 730 scuole della regione nelle mancano all’appello 285 mila banchi monoposto. «Il numero è molto elevato: sono preoccupato», commenta il direttore generale Rocco Pinneri. «Le scuole, tramite gli enti locali, al momento ne hanno acquistati 35 mila». Nel savonese «sono stati richiesti al ministero circa 3.300 banchi», dichiara il direttore dell’ust Alessandro Clavarino. Si tratta di circa il 12% del totale degli studenti. Come a dire che 1 su 8 rischia di rimanere in piedi.