Precettazione, trattative rinviate

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da ItaliaOggi

Carlo Forte

Docenti precettabili in caso di sciopero, trattative rinviate a settembre. Lo ha fatto sapere il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, nel corso di una riunione con le organizzazioni sindacali che si è tenuta giovedì scorso.

Il rinvio va incontro ad una richiesta avanzata dai sindacati nel corso di una precedente riunione, volta a buttare acqua sul fuoco sui contrasti emersi durante le trattative sul nuovo accordo per la regolazione dei servizi minimi in caso di sciopero. Che secondo la Commissione di garanzia, rappresentata al tavolo dall’Aran, dovrebbe prevedere la possibilità di precettare un numero minimo di docenti, per provvedere alla vigilanza sugli alunni. Ipotesi fortemente osteggiata dalle sigle sindacali, perché comporterebbe una limitazione al diritto di sciopero.

L’Aran ha spiegato che le trattative ripartiranno dopo la metà di settembre su un nuovo testo che sarà predisposto dalla Commissione di garanzia. Che però dovrebbe comunque comprendere la precettazione. La strada, dunque, è tutta in salita e non è e escluso che la trattativa si concluda con un nulla di fatto.

In questo caso la palla passerebbe al governo, che dovrebbe procedere con un provvedimento autoritativo. Ipotesi, questa, giuridicamente plausibile, ma politicamente improbabile. Perlomeno non prima delle prossime elezioni regionali. L’adozione di un atto unilaterale in tal senso, infatti, avrebbe l’effetto di rompere il delicato equilibrio costruito con costanza certosina dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Che ha ripristinato la prassi ormai desueta della concertazione, per ampliare il più possibile la sfera di condivisione delle decisioni con i sindacati riguardanti le misure anti-Covid 19. E che ora è stato in parte pregiudicato a causa delle misure adottate dal governo sul reclutamento. Che non recepiscono gli accordi con i sindacati. E adesso, se l’esecutivo dovesse decidere di procedere unilateralmente sulla questione della precettazione dei docenti in caso di sciopero, rischierebbe di dare il colpo di grazia al faticoso lavoro di ricomposizione delle relazioni sindacali efficacemente portato avanti negli ultimi mesi.

Per giungere alla precettazione dei docenti in caso di sciopero, peraltro, il governo dovrebbe superare non solo gli ostacoli politici e negoziali, ma dovrebbe anche dirimere una questione essenzialmente giuridica. La precettazione, infatti, comporterebbe un vero e proprio demansionamento dei docenti interessati. Che sarebbero costretti ad operare con mansioni di mera vigilanza. Vale a dire erogando una prestazione diversa e inferiore rispetto a quella per la quale sono stati assunti. Ciò risulterebbe in violazione delle disposizioni contenute nel codice civile e nel decreto legislativo 165/2001, che vietano espressamente al datore di lavoro il ricorso al demansionamento dei dipendenti. E che potrebbe ingenerare l’ennesimo contenzioso seriale.

Le Sezioni unite della Suprema corte, infatti, con la sentenza 6572/2006 hanno stabilito che l’assegnazione di mansioni inferiori rispetto a quelle per le quali il lavoratore è stato assunto è un inadempimento contrattuale che deriva dalla violazione dell’articolo 2103 del codice civile e determina l’insorgenza del diritto al risarcimento del danno. La necessità di rivedere l’accordo è scaturita dalla frequenza con la quale i sindacati a basso tasso di rappresentatività proclamano gli scioperi. Che mettono in allarme i genitori e, talvolta, li inducono a non mandare i figli a scuola. Salvo poi constatare che le adesioni allo sciopero siano state assolutamente trascurabili e che, quindi, le lezioni si siano tenute regolarmente.

Per fare fronte a questo problema, peraltro, nel corso delle trattative i sindacati avevano già accolto la richiesta dell’Aran di agevolare la trasmissione alle famiglie delle informazioni circa le dichiarazioni (su base volontaria) di preventiva adesione allo sciopero e sui dati riguardanti il peso delle sigle sindacali che avessero indetto l’agitazione.