L’ispettore al tempo del covid

L’ispettore al tempo del covid

di Maurizio Tiriticco

Sono un ispettore! Ebbene, sì! Anche se in quiescenza – che brutta espressione! Come se uno fosse condannato a “dormire” in attesa di una morte, sperabilmente serena… e la più lontana possibile. O forse sono un dirigente tecnico,un’espressione che dice poco, ma che tanti anni fa ci ha permesso di fare un balzo, piccolino, ovviamente, ma significativo. nello “sviluppo di carriera”: si dice così! La dirigenza! Tanto attesa, tanti anni fa, da direttori didattici e presidi! Vuoi mettere la differenza che correre tra un direttore o un preside e un dirigente? Questione nominalistica? No! Di soldi!

Mai avrei pensato che avrei fatto l’ispettore! Perché la figura dell’ispettore, quello che va a fare le pulci all’insegnante, e ad ostentare il suo potere – che poi non esiste – mi è sempre piaciuta poco! Ciò quand’ero studente e quando ero insegnante E poi… un comunista ispettore? Maiii!!! E neanche preside! Però allora, tanti anni fa! Ma poi, un bel giorno di tanti altri anni fa ebbi modo di leggere nel decreto delegato n. 417/1974 come veniva delineata la nuova “funzione ispettiva”! Per la miseria! Le mie titubanze cominciarono a cadere! E decisi invece per il Sì!

Ecco il testo di quel decreto: “La funzione ispettiva concorre, secondo le direttive del Ministro per la pubblica istruzione, e nel quadro delle norme generali sull’istruzione, alla realizzazione delle finalità di istruzione e di formazione, affidate alle istituzioni scolastiche ed educative. Essa è esercitata da ispettori tecnici centrali e periferici. Gli ispettori tecnici centrali operano in campo nazionale e gli ispettori tecnici periferici in campo regionale o provinciale. Gli ispettori tecnici contribuiscono a promuovere e coordinare le attività di aggiornamento del personale direttivo e docente delle scuole di ogni ordine e grado; formulano proposte e pareri in merito ai programmi di insegnamento e di esame e al loro adeguamento, all’impiego dei sussidi didattici e delle tecnologie di apprendimento, nonché alle iniziative di sperimentazione di cui curano il coordinamento: possono essere sentiti dai consigli scolastici provinciali in relazione alla loro funzione; svolgono attività di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche ed attendono alle ispezioni disposte dal Ministro per la pubblica istruzione o dal provveditore agli studi”. E non è finita! “Gli ispettori tecnici svolgono altresì attività di studio, di ricerca e di consulenza tecnica per il Ministro, i Direttori Generali, i Capi dei Servizi Centrali, i Soprintendenti Scolastici e i Provveditori agli Studi”.

Insomma! Hai voglia allora a pensare, a progettare, a decidere, a scrivere, a fare. Si prospetta una serie di attività molto interessanti! Ed allora io, forte della mia decennale esperienza pedagogica alla Terza Università di Roma con Raffaele Laporta, dei miei frequenti interventi nelle scuole – con lucidi, fotocopie a iosa, lavagne luminose, dibattiti costruttivi – mi dissi: “Ma questo sono io”! E concorsi! E vinsi! La sede? La Soprintendenza Scolastica del Lazio. Abito a Roma. Che cosa potevo volere di più? E così fu! E poi passai – o meglio passammo tutti, noi periferici – a Viale Trastevere. E divenni ispettore centrale!

E si lavorava sodo! Sperimentazioni, soprattutto! Con molte scuole medie. Ma soprattutto con il Direttore Generale Giuseppe Martinez, che guidava l’Istruzione Professionale, una Direzione Generale all’avanguardia. Infatti Martinez era riuscito in pochi anni a far compiere all’Istruzione Professionale un grande salto di qualità! C’era stato anni prima il boom economico e il nostro Paese, da essenzialmente agricolo, era diventato un Paese industriale,tra i primi al mondo! E l’Istruzione Professionale fu in larga misura la gamba portante di questo balzo in avanti

Ma poi poi poi… dovetti andare in pensione! Era il settembre del 1995. Ma non era cosa per me. E il lavoro così è continuato… ed ancora va! Nel senso che ancora sgambetto nelle scuole – salvo questo periodo infame di covid 19 – quando un DS e/o un collegio docenti ha bisogno di… e allora via con la valutazione… molto gettonata! E ricordo sempre ai docenti che prima occorre misurare, ma il MI non sa nulla di misurazione e nei suoi dpr nulla dice in proposito. E così gli insegnanti sono sempre nel dubbio! Come posso “portare” – notare il verbo – questo cinque a sei? Ma i dubbi sono tanti. Per non dire, infatti, di quella sorte di trimurti indiana che lega insieme, in un indissolubile crescendo, conoscenze, abilità e competenze! Mamma mia! E le capacità dove le metto? Più dubbi che certezze!

Ma ora torno a me e mi chiedo: chissà se a settembre potrò rotolare su qualche “unibanco” mobile tra una lavagna di ardesia e una lavagna luminosa con gruppo di insegnanti, rotolanti anch’essi,… sapendo però che prima dovrò contare se tra l’uno e l’altro corra la dovuta distanza… e poi proporre loro quesiti e stimolare risposte… sempreché vi siano ancora insegnanti coraggiosi, pronti più a scoprire nuovi saperi e darsi risposte che a badare alle distanze interpersonali tra uno studente mascherato e un altro. E infine che dire? In genere si dice: così va il mondo! Noi possiamo dire: così va oggi la scuola in Italia! Aspettando settembre! O aspettando Godot? Perché forse il teatro dell’assurdo meglio riflette l’assurdo di questo momento storico, in cui sembra che tutti gli umani siano finalmente solidali e uniti! Sì! Dalle mascherine anticovid!