Sono Down, non malata

da Superabile

“Sono Down, non malata. Perché non posso fare le montagne russe?”. Il video di Sofia

Il braccialetto vedere, con cui nel parco divertimenti di Valmontone vengono contrassegnate le disabilità intellettive, pone limiti all’accessibilità delle attrazioni. La mamma: “Sofia, che adora le giostre ed è in piena salute, ha avvertito l’ingiustizia e si è molto risentita”: Aipd: “La comunità non ponga ai nostri ragazzi limiti non giustificati”

1 agosto 2020 ROMA – “Io non sono malata, sono Down. E sono coraggiosa. Perché non posso fare le montagne russe? Tu sei matta!” Sofia affida la sua delusione e la sua protesta a un breve video, che ha registrato la sera, dopo essere tornata a casa dopo una giornata che avrebbe dovuto essere spensierata, ma che invece le ha lasciato amarezza e delusione. Sofia ha 10 anni, è appassionata di giostre, è autonoma e assolutamente capace di rispettare le regole. Soprattutto, è coraggiosa e gode di ottima salute. Non riesce proprio a capire, quindi, perché ieri al Parco Rainbow Magicland non le volessero permettere di andare sui tronchi galleggianti, né sulle “montagne russe baby”. Le dispiace e si stupisce che Valentina, l’operatrice di Aipd Latina che l’accompagnava, discutesse con i gestori del parco, ma la sua accompagnatrice, abituata a battersi per i diritti e l’inclusione, conoscendo bene la passione e le capacità di Sofia, non poteva tollerare quell’incomprensibile e ingiustificabile limitazione. E non la tollera Samantha, la mamma di Sofia, presidente della sezione dell’Aipd di Latina.

L’operatrice: “Quel braccialetto è uno schiaffo all’inclusione”

Valentina Marcoccio, operatrice e coordinatrice della sezione AIPD di Latina, mercoledì mattina è andata al parco divertimenti insieme a Sofia. Con loro c’erano Giulia, anche lei 10 anni con la Sindrome di Down, e la sua operatrice. “In biglietteria mi hanno spiegato che le bambine avrebbero avuto il biglietto gratuito, per via della loro disabilità, e avrebbero indossato un braccialetto verde, corrispondente alla disabilità intellettiva, con il quale sarebbe stato impedito l’accesso ad alcune giostre. Mi sono però resa conto che le giostre in questione erano molte e tutte piuttosto, a mio giudizio, tranquille: le ‘montagne russe baby’, per esempio, o i tronchi in acqua. Ho spiegato che le due bambine, pure avendo la Sindrome di Down, non presentano alcun impedimento all’accesso a queste giostre come tutti gli altri bambini, ho chiesto di parlare con il direttore, mi sono molto arrabbiata, perché trovavo quella norma e quel braccialetto uno schiaffo all’inclusione per la quale lavoriamo. Alla fine ho rinunciato al biglietto omaggio e ho pagato il biglietto per Sofia che, tra le due amiche, era quella che più desiderava andare su tutte le giostre. Abbiamo fatto tutte le giostre, nessuno all’interno del parco ha mostrato  difficoltà,  le bambine rispettavano tutte le norme anti COVID 19, indossavano la mascherina e in fila  si comportavano in modo impeccabile. Ma mi porto dentro  lo sconcerto  che ho provato per la discriminazione che abbiamo vissuto e per la delusione che ho letto sul volto di Sofia, per le difficoltà che erano state palesate”.

La mamma: “Battaglia di civiltà, per l’inclusione quotidiana”

Samantha, la mamma di Sofia, è “indignata e delusa: sono 10 anni che mi batto per i diritti e l’inclusione di mia figlia e ancora dobbiamo sopportare questo. Mi chiedo: quando non ci sarò io, o non ci sarà Valentina, a difendere i suoi diritti di cittadina , cosa accadrà? Se tra qualche anno alle giostre andrà con gli amici, potrà trovarsi in questa stessa situazione che la ferisce e la imbarazza? Ieri sera e ancora stamattina ne parlava, raccontando a modo suo quello che aveva vissuto: Sofia ha compreso e per lei è stato molto triste rendersi conto che  il suo aspetto condiziona  regole diverse e limitanti. Io non voglio sconti per Sofia, non li ho mai voluti: voglio che lei paghi come gli altri e che abbia però le stesse opportunità, senza subire queste umiliazioni. Questa per me è discriminazione. Il divertimento e lo svago sono un diritto tanto quanto l’istruzione e il lavoro, non possiamo tollerare, come associazione, che i nostri figli siano trattati diversamente per  una Sindrome che, in molti casi, non compromette le loro autonomie nei contesti di vita naturali. Come dice Sofia, lei non si considera malata e non deve essere trattata come tale. Dobbiamo superare il pregiudizio di chi pensa che le persone con disabilità siano tutte non autosufficienti: non è così, la disabilità è un mondo complesso e variegato, di cui i nostri figli fanno parte con le loro specificità e caratteristiche. Chiedo che il parco in questione riveda le sue regole, perché questi braccialetti verdi, rossi e gialli rischiano di creare problemi per come vengono interpretati. Il personale venga  formato, soprattutto gli operatori che stanno all’accoglienza, che possano raccogliere le informazioni degli accompagnatori dei minori con disabilità e si possano di conseguenza rapportare con le singole e diverse situazioni in modo adeguato. E’ una battaglia di principi e di civiltà, perché l’inclusione è fatta anche di piccole vicende quotidiane”.

Rainbow per tutti

 Per ragioni di sicurezza e di incolumità degli ospiti, la fruizione di alcune attrazioni potrà essere sconsigliata a soggetti affetti da patologie fisiche e/o psichiche, come da avviso apposto all’ingresso di ogni singola attrazione interessata da questa problematica. L’ingresso alla singola attrazione non sarà comunque impedito una volta presa cognizione del suggerimento del gestore; in tal caso, infatti, l’utente debitamente informato si assume l’integrale responsabilità in ordine alla decisione di accedere comunque all’attrazione”: questo è quanto prevede, in merito ai visitatori con disabilità, il regolamento del Parco, che dunque garantisce l’inclusione e la libera fruizione delle attrazione da parte di tutti. Esiste anche una Guida per i visitatori con  disabilità, che rimanda alla tabella denominata “Attrazioni accessibili per tipo di disabilità. Questa contiene proprio le limitazioni previste, rispettivamente, per chi indossa il braccialetto giallo (disabilità fisica), verde (disabilità cognitiva) o rosso (disabilità sensoriale).

Aipd: “Inclusione significa non porre limiti, ma offrire opportunità”

“Apprezziamo l’attenzione rivolta al tema della disabilità – afferma Tiziana Grilli, Presidente Nazionale di AIPD – ma crediamo che sia necessario ricordare che ogni persona è diversa ed esprime un potenziale di autodeterminazione ben preciso: sarebbe buona norma  riconoscere agli accompagnatori, che meglio conoscono le persone, la capacità di valutare la fattibilità in sicurezza dei giochi. Vorremmo che la comunità in generale, e non soltanto i parchi divertimento, non ponessero ai nostri ragazzi limiti spesso non giustificati, ma permettessero e favorissero il pieno godimento e la libera espressione delle loro capacità e della loro indubbia gioia di vivere. Desideriamo e chiediamo per i nostri figli e per tutte le persone con disabilità il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza attiva abbattendo le barriere che ostacolano l’esercizio del diritto stesso ovunque queste si presentino. Questa, per noi, si chiama Inclusione”. Qui il video di Sofia.

La risposta del Parco

Alla storia qui sopra raccontata, ha risposto l’amministrazione delegato di MagicLand, Guido Zucchi, con il testo che riportiamo qui sotto:
 Ho letto questo articolo con attenzione, sorpresa e rammarico. Innanzitutto mi rammarica che Sofia non abbia potuto godere appieno della giornata trascorsa tra di noi: il primo ed unico obiettivo di MagicLand è divertire e generare emozioni e ricordi positivi indimenticabili. Non essere stati in grado, questa volta, di raggiungere questo obiettivo è per me e tutto il team che lavora nel Parco Divertimenti, motivo di frustrazione e dispiacere.
 Ma prima ancora di divertire, MagicLand vuole assolvere sempre ed in ogni momento ad un’altra priorità, ben più importante, basilare, indiscutibile e sottintesa ad ogni forma di divertimento e svago che è garantire la totale e continua sicurezza dei nostri ospiti. Il divertimento non può esistere senza sicurezza. Vorrei poi chiarire un aspetto fondamentale: i criteri che applichiamo per decidere se una persona può o non può accedere ad una attrazione, una montagna russa, un gioco, etc. sono definiti in modo preciso dai manuali dei fabbricanti delle attrazioni stesse (che sono come i libretti di istruzioni di una autovettura o un elettrodomestico) nonché dalle autorizzazioni che riceviamo annualmente dalla Commissione Prefettizia Provinciale di Vigilanza per il Pubblico Spettacolo. Le prescrizioni e limitazioni, quindi, non nascono da nostra decisione ma, al contrario, l’unico nostro obbligo è la loro applicazione precisa e sistematica. Al fine quindi di conseguire questo obiettivo, abbiamo introdotto procedure precise che ci permettono di ricevere ogni ospite al suo arrivo, illustrargli tutte le limitazioni previste utilizzando anche una “Guida per Persone con Bisogni Speciali” (tra l’altro disponibile anche online), che spiega in modo preciso come potrà usufruire al meglio del parco divertimenti.  Consapevoli poi delle limitazioni e restrizioni a cui andranno incontro questi nostri ospiti e del fatto che non è loro possibile usufruire appieno del Parco, abbiamo quindi deciso, come trattamento di maggior favore, di convertire questo biglietto in un ingresso gratuito.  
 Ci rammarica quindi enormemente ricevere l’accusa di non essere favorevoli all’inclusione in quanto tale accusa è prima di tutto frutto di disinformazione. L’inclusione non può e non deve essere conseguita a discapito della sicurezza e ci sorprende che un Ente preposto, appunto, alla tutela e salvaguardia delle persone diversamente abili non tenga in considerazione questi elementi e non ci supporti e aiuti, al contrario, nella loro applicazione.