Dell’antifascismo e dintorni

Dell’antifascismo e dintorni

di Maurizio Tiriticco

Antifascisti, sì! Ma non virtuali! Effettivi! L’antifascismo convinto dovrebbe essere il legame che unisce tutti gli Italiani! Ma non credo che sia così! La storia a volte insegna poco! E lo studio della storia, insegna anche di meno! Perché – penso – la storia nelle scuole si insegna poco e male! E’ considerata una materia secondaria! In genere si pensa e si dice: basta leggere, imparare e ripetere!!! Ci rifletto da molti anni! E mi chiedo anche: ma la nostra scuola insegna anche e soprattutto allo sviluppo ed alla acquisizione di una coscienza civica ed alla convivenza civile? E non credo che possa e debba valere una disciplina specifica, l’Educazione Civica, o meglio l’insegnamento all’esercizio di una Cittadinanza attiva! Dovrebbe essere il particolare clima che l’insegnante instaura nell’aula con i suoi alunni il collante dell’imparare al vivere insieme e produttivo in un regime democratico!

Il fascismo insegnava ed imponeva a vivere secondo i princìpi del suo regime! E come! Appena nascevi, eri già figlio della lupa, poi balilla escursionista, poi balilla moschettiere, poi avanguardista, poi giovane fascista e infine fascista. Analogo percorso valeva per le femmine. Era la cosiddetta “leva fascista”. Ed ogni anno, il 21 aprile, Natale di Roma, quella Roma Immortale, dai Sette Colli baciati dal Sole, cantavamo tutti in coro: “Sole che sorgi libero e giocondo, sui colli nostri i tuoi cavali doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”! La traduzione del Carmen Saeculare di Orazio. E in tutte le piazze d’Italia si celebrava la cerimonia della leva fascista, cioè il passaggio delle consegne! Ad esempio, il balilla moschettiere consegnava il moschetto al balilla escursionista; l’avanguardista consegnava il pugnale al balilla moschettiere! E così via anche per le femmine!

E poi basta pensare che il Duce aveva pure pensato di far nascere una nuova Era! Concorrente con quella cristiana! E noi sui compiti di scuola dovevamo indicare sempre i due anni. ad esempio 1932, anno X° dell'”Era Fascista”: perché erano trascorsi dieci anni dalla “marcia su Roma”! Quella marcia che aveva slavato l’Italia dall’anarchia e dal comunismo! Oibò!

Per non dire poi della guerra! “Mi basta un migliaio di morti per sedere al tavolo della pace”! Così aveva detto ai suoi gerarchi il Duce quando, in quel maledetto 10 giugno del 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, esordì con queste parole: “Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue Stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi e i sacrifici di una guerra, è perché l’onore, gli interessi, l’avvenire fermamente lo impongono, perché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia….”… ecc. ecc. ecc. Ho voluto riportarlo in gran parte. E debbo aggiungere che, dopo ogni pausa – il Duce sapeva bene come parlare al suo popolo – una folla esultante.

Ma poi sappiamo com’è finita! Spesso mi chiedo: ma come fanno alcuni miei concittadini ad essere “nostalgici”? Nostalgici di un regime che ci ha condotti ad una guerra inutile, assurda e, per di più, perduta in partenza! Italia e Germania – e dopo anche il Giappone – contro il resto del mondo? Ma i fascistelli di oggi a scuola che cosa hanno imparato? O meglio… o peggio: a scuola che cosa hanno loro insegnato?