Quel 24° posto dell’Italia

da tuttoscuola.com

Quel 24° posto dell’Italia

Il settimanale inglese The Economist ha pubblicato, insieme alla casa editrice multinazionale Pearson, un rapporto comparativo sull’educazione. L’Italia è stata classificata al 24° posto “su 50 Paesi” posti a confronto, ha riportato la stampa italiana che ne ha parlato. Una posizione insomma a metà classifica.

In realtà i Paesi considerati nel rapporto, che fa parte di un più ampio programma di ricerca della Pearson, intitolato The Learning Curve, sono 40, e l’Italia non ne esce bene, anche se peggio di noi fanno la Francia e la Spagna, classificate rispettivamente al 25° e al 28° posto.

Obiettivo del rapporto predisposto dalla Economist Intelligence Unit con la collaborazione di autorevoli esperti come l’economista dell’educazione Eric Hanushek e il vicedirettore per l’educazione dell’OCSE Andreas Schleicher, è quello di identificare un superindicatore della qualità dei sistemi educativi, denominato Global Index of Cognitive Skills and Educational Attainment, costruito sulla base dei risultati di altre indagini comparative condotte sui livelli di apprendimento degli studenti come PIRLS, TIMMS e PISA e di una serie di altri parametri di carattere sia quantitativo che qualitativo (in tutto 60) relativi al grado di autonomia delle scuole, ai tassi di scolarizzazione, al rapporto (non solo numerico) tra insegnanti e alunni, alla spesa pubblica e privata per l’istruzione, all’inserimento lavorativo dei diplomati/laureati e così via.

L’aspetto singolare e interessante di questo rapporto è che non definisce e non propone alcun modello educativo giudicandolo ottimale e da seguire: in testa alla classifica stanno infatti due Paesi, la Finlandia e la Corea del Sud, che presentano sistemi completamente diversi e per molti aspetti opposti: duttile e leggero quello finlandese, con poche ore di insegnamento frontale e praticamente nessun compito a casa, mirato a privilegiare la creatività sull’apprendimento mnemonico; al contrario rigido, basato su test standardizzati e sull’apprendimento mnemonico quello coreano, dove gran parte degli studenti oltre a seguire i corsi al mattino segue corsi privati al pomeriggio.

In comune i due sistemi hanno però un fattore che il rapporto considera determinante per il loro successo: il prestigio sociale dei docenti e il rispetto che alunni e genitori nutrono verso di loro e verso la scuola. Tanto da rendere la professione di insegnante attraente e competitiva agli occhi dei migliori studenti universitari.