Il paradosso delle assunzioni “Una cattedra su due scoperta”

da La Stampa

flavia amabile

ROMA

Ogni giorno ha il suo numero. Nel mondo della scuola da qualche tempo va così. I più belli sono i numeri di agosto, hanno il sapore di autunni radiosi con classi e anni scolastici in cui finalmente tutto funzionerà al meglio. Poi arrivano i numeri di settembre e ottobre a rovinare tutto, e si scopre che verrà assunta solo una parte della cifra annunciata, e che bisognerà fare ricorso ai supplenti soprattutto nelle materie scientifiche, per il sostegno e per le cattedre al Nord. Una novità? No, in realtà è così ogni anno.

L’ultima cifra a diversi zeri annunciata dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina risale a giovedì sera: in prima serata televisiva per raggiungere una platea di spettatori più ampia possibile, ha annunciato 97.223 assunzioni a tempo pieno con 1,3 miliardi in più per finanziare l’aumento di organico, l’affitto degli spazi, le risorse per gli enti locali. Il miliardo e trecentomila euro era notizia nota, ora si ha il dettaglio sulle assunzioni. Comprendono 84.808 docenti, 11.323 personale Ata (in larga parte bidelli), 472 insegnanti di

religione cattolica, 91 educatori. Ci sono risorse anche per 529 dirigenti scolastici: 458 assunzioni avverranno per scorrimento della graduatoria del concorso del 2017 (fra le quali anche quella della stessa ministra), 29 dalla graduatoria del 2011 e 42 per «trattenimenti in servizio».

Tutto bene, quindi, si assume, la ministra era molto soddisfatta. Ma davvero le 84 mila assunzioni saranno la soluzione ai problemi di distanziamento e di carenze di organico della scuola? Alle cifre di giovedì sera se ne possono aggiungere altre di ieri, dell’altro ieri e persino dello scorso anno per raccontare in modo più realistico che cosa accadrà all’inizio del prossimo anno scolastico.

«Quello che è sempre accaduto – spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda insegnanti –. Questi 84 mila di cui si parla sono posti messi a disposizione dal ministero ma nei fatti ogni anno in media se ne assegna la metà». E gli altri vanno a ingrossare le eterne graduatorie.

Lo scorso anno il Mef aveva autorizzato l’assunzione di 53.627 insegnanti ma alla fine ne erano stati assunti 25mila lasciando senza una cattedra circa 22mila aspiranti docenti. Una cifra che quest’anno rischia almeno di raddoppiare. Secondo la Gilda le assunzioni effettive saranno 20mila, una stima condivisa dall’Anief mentre la Uil scuola è invece più ottimista, e parla di 30mila. In ogni caso restano fuori almeno 60mila aspiranti insegnanti di ruolo.

Com’è possibile? Dipende dallo scarto tra posti disponibili nelle scuole e insegnanti disponibili a insegnare: troppo pochi quelli che effettuano il sostegno o hanno un’abilitazione nelle materie scientifiche o sono disposti a trasferirsi al Nord.

«Non è colpa della ministra Azzolina, è il sistema che non funziona. È un sistema che, per esempio, andrà a chiamare insegnanti precari presenti nelle graduatorie che risalgono al 2016 e che avrebbero dovuto essere triennali e invece sono ancora piene di precari alle soglie del 2021», conclude Di Meglio.

Ogni anno quindi si ripropone lo stesso problema e ogni anno i sindacati a loro volta lo ripropongono, con le soluzioni possibili. «In tempi non sospetti avevamo chiesto un modello di reclutamento più efficace pensando proprio a questi effetti -avverte Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola -. Se non programmano da subito un sistema di reclutamento come il doppio canale, le cattedre vacanti aumenteranno. Che sia chiaro, la scuola non può coprire tutti i posti che si liberano per le supplenze ma garantire le coperture dei posti vacanti dopo i trasferimenti è un dovere ministeriale».

Un dovere che ogni anno resta vacante come i posti degli insegnanti e che risulta assolto soltanto grazie ai supplenti: quest’anno si prevede che saranno oltre 200mila, un aumento di probabilmente almeno il 10% rispetto allo scorso anno. Sempre a proposito di cifre. —