Scuole, adesso la domanda è d’obbligo: perché le abbiamo chiuse?

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da HuffPost – IL BLOG 14/08/2020

Scuole, adesso la domanda è d’obbligo: perché le abbiamo chiuse?

di Mila Spicola

La colpa è mia, sono stata tra le prime, osservando i miracoli della ministra all’Istruzione, a desiderare che un Commissario la affiancasse. Ma Dio li fa e poi li accoppia, alla fine il Commissario è arrivato nella persona di Arcuri. Nulla di personale su entrambi, le critiche sono tutte sulla pessima gestione a cui abbiamo assistito.

Personalmente, visti gli affanni di viale Trastevere, auspicavo un Commissario che gestisse tre temi: la digitalizzazione della Scuola (connessione, fornitura device su tutti), la fornitura dei dispositivi di sicurezza (mascherine, rilevatori di temperatura per edifici pubblici, come quelli che vediamo già in ogni altro edificio pubblico) e l’istallazione di impianti di climatizzazione/ventilazione forzata autosanificante, questi ultimi utili non solo in tempo di emergenza da pandemia, ma anche dopo. Avrebbero permesso una qualità ambientale costante dei luoghi in cui passano la maggior parte delle loro giornate 9 milioni di italiani e italiane e avrebbero finalmente reso possibile l’utilizzo di quegli edifici anche in estate per attività estive, richieste dalle famiglie sia a fini didattici che più in generale educative (sport, corsi, teatro, attività col digitale e via dicendo). I fondi ci sono e se si partiva quando lo scrissi oggi eravamo già in tutt’altra situazione.

Alla ministra sarebbe rimasto da fare quel che dovrebbe fare: ad esempio monitorare e studiare quanto è avvenuto, valutare la Dad, capire cosa è mancato non solo riguardo i dispositivi, ma in merito alla didattica, e altro ancora. Iniziare insomma un discorso CON la Scuola e non SULLA Scuola, per riflettere sulle domande, sulle possibilità, sulle direzioni possibili dettate dai mesi di lockdown: quale didattica, quali docenti, quale organizzazione, quale visione. Come innestare una spinta innovatrice, pedagogico e didattica, insieme agli operatori della conoscenza, prima ingozzarli di strumentazioni innovative, che fossero tablet o banchi con rotelle poco cambia. Nulla di tutto questo.

Venne Arcuri, venne il bando monstre sui banchi monoposto (tradizionali o su rotelle, sorvoliamo) su cui tanto s’è detto e scritto. I banchi monoposto derivano dalla necessità di mantenere la distanza statica di un metro dalle rime buccali. Ormai siamo esperti, non ho bisogno di soffermarmi sulla neolingua.

La distanza statica di un metro tra le rime boccali diventa in viale Trastevere il moloch principe per definire tutto il resto: assunzioni, didattica, prevenzione, sicurezza, lavori di adeguamento nelle scuole, questionari ai dirigenti e ai sindaci, e di ogni e bisogna.

Espletato a fine luglio, il Bando ha causato l’accusa di polemici menagramo a quanti azzardavano dire che forse si era in ritardo, che forse era scritto male, che forse… Zitti tutti, hanno fatto miracoli. Critiche stucchevoli.

Tutti i “che forse” si sono avverati. I menagramo lo erano.

Le ditte hanno risposto, ma le condizioni del bando sono cambiate in corso d’opera, altre ditte se la son presa, faranno denuncia, ma la notizia è (vedi che strano) che i banchi non arriveranno a settembre ad apertura, come promesso, per prevedibile tempistica dovuta alla commessa enorme. Arriveranno scaglionati, anche a fine ottobre. Forse, pare, parrebbe.

E dunque? Che si fa? Semplice, si abbatte il moloch: per i primi tempi si potrà derogare al distanziamento. Attenzione, attenzione, non è un’esercitazione, stop al distanziamento, stop al distanziamento. Chi? Cosa? Come? Per i primi tempi. Il mistero si infittisce alla dichiarazione della ministra: “La deroga non è di viale Trastevere! E’ del Comitato Tecnico Scientifico! Lo avevano detto già il 7 luglio!” Sentirsi peggio. Ma lo sa la ministra che in tutte le scuole d’Italia ci sono tecnici comunali, dirigenti scolastici, personale ausiliario, sindaci che vagano stravolti col metro in mano dalla fine di luglio? Lo sa. Certo che lo sa. Lo avevano detto già il 7 luglio, ok. A chi? Un miliardo in banchi e 90 mila docenti in arrivo per rispettare un obbligo che obbligo non sarebbe. O è per stendere un altro pietoso velo sugli effetti del padre di tutti i bandi fatti male? Ovvero che non tutti i banchi verranno consegnati entro il 14 settembre, diversamente alle promesse?

Domanda: se tale deroga, salvo intese e per i primi tempi è ammessa e se il protocollo di sicurezza si riduce alla mascherina e alla rilevazione casalinga della temperatura, perché abbiamo chiuso le scuole? La risposta si presume sia: “perché il protocollo di sicurezza non può ridursi all’uso della mascherina e alla rilevazione casalinga della temperatura”. Pare, non è sicuro, forse.

Vedo vagare tra i corridoi scolastici dirigenti che disegnano punti interrogativi nell’aria, non sanno se posare il metro, se lanciarlo dalla finestra, se chiudere tutto e rivediamoci il 1 settembre. A questo punto meglio affidarsi a una professionista. Se miracolo ha da essere, chiamiamo la Madonna.