Protezioni, ingressi, lezioni in aula L’ipotesi: regole diverse tra le regioni

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Nel giorno in cui oltre ai contagi crescono i timori per il ritorno a scuola in sicurezza, è l’epidemiologo Luigi Lopalco a dare un’indicazione pragmatica: «Con la riapertura c’è da aspettarsi qualche focolaio che va gestito per evitare che si trasformi in un dilagare incontrollato». Era stata l’Oms, in un’intervista di Ranieri Guerra al Corriere, a parlare del rischio di «arrivare a ridosso della riapertura delle scuole con un numero di casi che la renderebbero pericolosissima». «Non possiamo vanificare gli sforzi di questi mesi — ha promesso il ministro della Salute Roberto Speranza — la nostra priorità deve essere quella di riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza».

A meno di un mese dal ritorno in classe degli studenti italiani, previsto per il 14 settembre, però la situazione torna a complicarsi. Non c’è soltanto la possibilità di derogare al metro di distanza (purché si porti sempre la mascherina), prevista ora dal Comitato tecnico scientifico, nel caso in cui i nuovi banchi non siano arrivati o i locali aggiuntivi per sostituire le aule troppo piccole non siano pronti. Una misura eccezionale, certo, per ovviare ai ritardi, che ha però fatto arrabbiare i presidi di tutta Italia, portando l’associazione nazionale di categoria a invitare i dirigenti a mettersi polemicamente in ferie contro i continui cambiamenti di regole.

Mercoledì il Cts darà i dettagli su come si dovranno comportare le scuole in caso di contagio o di focolaio, ma intanto ha già messo nero su bianco che a ridosso dell’inizio previsto della scuola, gli esperti del ministero della Salute potranno «effettuare valutazioni sulla possibilità di prevedere una differenziazione delle misure da adottare nei territori in cui la diffusione del virus risulti contenuta». Le eventuali misure differenziate potrebbero incidere non solo sull’uso della mascherina ma anche su turni, orari, ingressi a scaglioni e ricorso alla didattica a distanza. Si saprà non prima della fine del mese, se ci saranno aree in cui le scuole potranno togliere l’obbligo della mascherina per gli alunni fino a 11 anni, in cui si potrà tornare a scuola più o meno come prima di marzo perché il virus non desta preoccupazione particolare. Mentre potrebbero esserci zone «rosse» in cui ci saranno più restrizioni se il virus dovesse tornare a circolare in modo preoccupante.

L’epidemiologo Lopalco: «Con la riapertura avremo qualche focolaio: dovremo gestirlo»

Sulla questione della misurazione della temperatura corporea all’ingresso ogni mattina, il Cts ha per ora ribadito che non è competenza della scuola e che va misurata a casa sotto la responsabilità dei genitori. Ma si moltiplicano le richieste e i dubbi, non solo dei presidi, sulla necessità di un ulteriore controllo prima di entrare in classe.

Non sono comunque le sole questioni aperte. In queste ultime settimane prima dell’inizio incombono problemi organizzativi. Nei prossimi giorni, mentre cominciano i test sierologici volontari sul personale scolastico, si conosceranno le regole per i lavoratori fragili, cioè quegli insegnanti che per motivi di salute dovranno essere sostituiti perché è troppo rischioso che tornino a scuola. Per quanto riguarda le assenze dei docenti, il decreto Agosto ha previsto che chi resta a casa venga per quest’anno sostituito dal primo giorno di malattia (di solito è dal terzo e nei primi due giorni i ragazzi vengono smistati nelle altre classi, ipotesi improponibile).

In questi giorni cominciano le immissioni in ruolo: ci sono 85 mila cattedre vuote, ma molti precari dovranno cambiare regione per avere l’assunzione a tempo indeterminato. L’anno scorso la metà dei posti restarono vuoti, quest’anno anche senza dar credito all’allarme del sindacato Gilda che stima che verranno coperti solo 20 mila posti, è presumibile che molte cattedre non troveranno un titolare.