G. Carofiglio, Le tre del mattino

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Carofiglio, così vero, così profondo

di Antonio Stanca

   Lo scorso Luglio in allegato al “Corriere della Sera” è uscito Le tre del mattino, secondo nella serie di romanzi di Gianrico Carofiglio programmati dal quotidiano milanese.

   Le tre del mattino risale al 2017, a quando Carofiglio si dedicava alla scrittura ormai da quindici anni. Nato a Bari, è stato per molto tempo un pubblico ministero. Nel 2007 viene nominato consulente della commissione parlamentare antimafia e dal 2008 al 2013 è senatore della Repubblica. Nel 2002 ha cominciato a scrivere di narrativa, Testimone inconsapevole è il suo primo romanzo e tanti altri sarebbero seguiti tra romanzi, racconti e saggi. Anche in altre operazioni lo si sarebbe visto impegnato, avrebbe collaborato nelle riduzioni cinematografiche, teatrali o televisive di alcune sue opere, nella versione audiolibro dei sei romanzi dedicati all’avvocato Guido Guerrieri e dei tre al maresciallo Pietro Fenoglio.

   Un autore molto attivo si sarebbe rivelato Carofiglio, molto attento a rappresentare la realtà, la vita negli infiniti aspetti che può assumere, nei tanti problemi, nelle tante complicazioni che vi possono sopraggiungere. È stata questa sua adesione, questa sua partecipazione alle innumerevoli circostanze della vita a fare di Carofiglio un autore molto amato, molto letto, molto premiato, molto tradotto. Alla sua notorietà ha contribuito anche la maniera espressiva sempre chiara, semplice, sempre rivolta a far luce, spiegare quanto sta succedendo all’interno e all’esterno, nell’anima, nei pensieri dei suoi personaggi e nella loro vita, nella loro realtà. Sembra non ci sia aspetto, momento, risvolto dell’esperienza umana, morale, sociale che non sia stato da Carofiglio rappresentato, che non abbia costituito il motivo, il tema di una sua opera. Completo ha voluto essere, niente ha voluto tralasciare.

   In Le tre del mattino il caso è quello di un adolescente, Antonio, che frequenta il liceo, vive con la madre da quando i genitori, entrambi docenti universitari, si sono separati, e all’improvviso scopre di essere affetto da epilessia. Viene sottoposto ad osservazione medica, specialistica, ne risulta una forma abbastanza lieve di tale malattia ma il padre pensa di farlo visitare da un noto specialista francese che lavora a Marsiglia. Anche da questi viene diagnosticato un tipo di epilessia non grave e possibile di essere curato nel giro di pochi anni. Così succederà tra il piacere di Antonio e dei genitori che si erano spaventati poiché avevano pensato ad una malattia da tenere nascosta, della quale vergognarsi.

   Non sarà, però, solo questo il motivo dell’opera del Carofiglio poiché la seconda volta che padre e figlio andranno a Marsiglia, saranno costretti a rimanervi per due giorni e quel periodo servirà ad avvicinarli, a metterli a contatto, in comunicazione, a far dire, fare loro quanto mai avevano detto o fatto prima, quanto per anni non avevano potuto.

   Staranno insieme, parleranno di tanto, di tutto, di casa, di loro, della mamma, di altro, diventeranno amici. Saranno un bene per entrambi quei discorsi, quelle confessioni, quei ricordi, quei progetti che si scambieranno. Impareranno cose nuove, staranno, si sentiranno meglio, si completeranno, acquisiranno quanto non avevano. E non impareranno soltanto ad essere padre e figlio ma anche persone civili, sociali, la loro sarà una maturazione, una formazione che comprenderà ogni senso, ogni aspetto della vita. Dal caso particolare della malattia di Antonio giunge Carofiglio alla condizione generale sua, del padre, della loro famiglia, della loro storia. Li fa entrare nella vita, li fa accorgere di questa.

   Molto originale, molto chiaro, molto vero, molto profondo è stato Carofiglio!