La doppia vita di prof e madre

da la Repubblica

Viola Ardone

Nei giorni in cui la ministra dell’Istruzione, il Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza, gli Uffici scolastici regionali, i Dirigenti e i sindacati sono al lavoro, non senza polemiche, per far ripartire il transatlantico scuola, vengo assalita, complice il caldo ardente, da una sorta di “sindrome da Prof. Jekyll e Mamma Hyde”, che Stevenson mi perdoni.

La Prof. Jekyll che è in me si alza di buon mattino leggendo avidamente i giornali alla ricerca di indicazioni per l’inizio del nuovo anno scolastico, poi incrocia i dati con le curve ascendenti dei contagi e l’abbassamento dell’età media dei “positivi” e inizia a immaginare il 14 settembre con crescente apprensione.

La Mamma Hyde che parimenti alberga in me si sveglia più tardi perché sa che le ferie sono agli sgoccioli e bisogna approfittarne, fa il conto alla rovescia per l’inizio della scuola, prega in cuor suo che le curve epidemiologiche invertano la tendenza e invoca la giustizia terrena e divina affinché le lezioni riprendano regolarmente e in presenza. Ricorda bene, Mamma Hyde, che durante i mesi di chiusura delle scuole ha dovuto occuparsi di caricare e scaricare compiti dalle più svariate piattaforme, implorare i figli perché abbandonassero i videogiochi e si mettessero a studiare, elaborare algoritmi efficaci per sincronizzare gli orari delle videoconferenze e risolvere problemi audio, video, hardware e software.

A ora di pranzo la Prof. Jekyll è perplessa: anche per lei la didattica online è stata faticosa, ma era l’unico modo per mantenere il contatto con i propri alunni, si è sentita a suo modo eroica, durante i grigi mesi di chiusura, ad aprirsi ogni giorno una finestra nelle vite degli studenti, a continuare a fare il proprio lavoro in condizioni proibitive. All’inizio dell’estate, confidando in una remissione del virus, ha pregustato il momento dell’appello, il primo giorno di scuola. Afferra la forchetta ma non ha appetito: come si farà, si chiede, a garantire la sicurezza di alunni, professori e personale scolastico se nei fatti poco è cambiato dal punto di vista logistico rispetto al 4 marzo?

Chi ci assicura che le famiglie ogni mattina misureranno la temperatura ai figli prima di accompagnarli in classe?

Insomma, se ai primi casi sospetti si dovrà optare ancora per la didattica da casa, si prospetta un anno complicato.

Mamma Hyde addenta una bruschetta ma presto le va via l’appetito: più passano i giorni e più le appare chiaro che la ripresa è piena di incognite e teme che la conseguenza per i suoi figli possa essere una istruzione dimezzata. E poi si chiede: perché la temperatura va misurata a casa e non a scuola, come avviene ormai in tutti i locali pubblici?

Nel pomeriggio vorrebbe leggere un libro, la Prof. Jekyll, ma non si concentra. Ogni classe: tanti ragazzi, ogni ragazzo una famiglia, ogni famiglia tanti contatti. La scuola, che è il luogo dello scambio e dell’incontro per eccellenza, rischia di diventare l’epicentro delle paure e del rischio di contagio. La Prof. Jekyll è irritata da uno strisciante senso di panico che cozza violentemente contro il suo senso del dovere. Ci sono poi i colleghi a rischio, riflette chiudendo il libro, come faranno gli ultrasessantenni, le docenti in gravidanza, coloro che sono afflitti già da altre patologie? Alla Prof. Jekyll viene in mente la definizione “lavoratori fragili” e non le piace: non sono i colleghi ad essere fragili ma questo virus ad avere effetti in taluni casi devastanti.

Nemmeno Mamma Hyde riesce a concentrarsi sulle sue occupazioni. È sempre stata convinta che la scuola pubblica, con tante approssimazioni e grazie a tante professionalità, sia stata la grande valvola di democrazia del nostro Paese: il diritto allo studio gratuito e garantito per tutti. Poi, pensando a un autunno e a un inverno simili alla primavera scorsa, le viene l’ansia. Quando i figli saranno a casa ad ascoltare i loro insegnanti da un monitor, come farà lei ad assentarsi ancora dal lavoro?

Che ne sarà della socialità, del gruppo classe, del cooperative learning, del problem solving e di tutte le strategie che ha imparato a conoscere nel corso dei colloqui scuola-famiglia? Riusciranno le scuole, ciascuna nell’ambito della sua autonomia, a organizzare in breve tempo strategie complesse e a dare risposte chiare?

Ma in fondo, mi rendo conto rimuginando, la Prof. Jekyll e Mamma Hyde che convivono in me non sono poi così diverse: entrambe alternano preoccupazione e rabbia, senso di impotenza e paura, fanno la tara tra la necessità inderogabile che la scuola torni a essere centrale nella vita del nostro Paese e le numerosissime incognite davanti alle quali un presente scivolosissimo ci pone. Entrambe arrivano a sera battibeccando tra di loro, fino a capire che solo unendo le proprie voci sarà forse possibile riuscire a mettere in moto la macchina complicatissima di un nuovo anno scolastico. Che va difeso a tutti i costi, mettendo da parte le separazioni.

L’autrice è insegnante e ha scritto “Il treno dei bambini” (Einaudi Stile Libero)