L’incubo dei presidi “I distanziamenti sono impossibili”

da La Stampa

franco giubilei

Con l’apertura delle scuole alle porte – le lezioni cominceranno il 14 settembre, ma una parte di studenti entrerà negli istituti già il primo del mese per i corsi di recupero -, sale la pressione sui presidi, costretti a barcamenarsi fra una miriade di regole anti-Covid di varia provenienza e il timore fondato di ritrovarsi con un numero insufficiente di insegnanti. Come sempre, le preoccupazioni maggiori riguardano il Sud del Paese: «Il problema centrale è il distanziamento degli alunni – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) -. Non tutte le aule sono adeguatamente spaziose, e molte di quelle che lo sono hanno banchi a due posti, per cui si attendono i banchi monoposto. Questo significa che, in un primo tempo, i ragazzi dovranno sempre indossare le mascherine. La situazione più difficile è nelle regioni meridionali, dove i presidi sono inviperiti perché gli enti locali fanno molta fatica a individuare gli spazi dove far svolgere le lezioni». Secondo i dati dell’Anp, su circa 350mila aule in tutta Italia sono 20mila quelle in cui non potrà essere garantito il distanziamento da subito.

Ma ci sono anche altre difficoltà ad agitare i sonni dei dirigenti scolastici: la giungla di linee guida, disposizioni e accordi in materia di prescrizioni anticontagio, tanto che l’Anp ha realizzato un vademecum con la sintesi delle regole da osservare, e il tema della responsabilità penale in caso di vittime da Covid nelle scuole. «Nel decreto liquidità c’è stata la revisione della responsabilità civile – commenta Giannelli -, stiamo premendo perché sia modificata anche quella penale». Ma a livello locale, specie al Sud, la preoccupazione è grande: «Siamo sommersi dalla mole dei provvedimenti e molto disorientati – dice Anna Maria De Luca, dirigente dell’Istituto comprensivo Fuscaldo, nel Cosentino -. Alle direttive nazionali si aggiungono quelle delle regioni, come quella calabrese che prevede il divieto per i bambini da 0 a 3 anni di scambiarsi i giochi».

Il primo problema saranno le distanze a bordo degli scuola bus, e qui dovranno intervenire i comuni. Una volta a scuola, si presenta subito la difficoltà di tenere separati ingressi e uscite dei ragazzi. Molti istituti non hanno la possibilità di garantirlo perché la porta è una sola: «Il dirigente scolastico rischia penalmente in caso di inosservanza delle regole, visto che il Covid è stato equiparato all’infortunio sul lavoro – aggiunge De Luca -. Io gestisco 11 plessi distanti fra loro, si può immaginare la dimensione del problema».

All’interno delle classi gli alunni dovranno stare a un metro di distanza l’uno dall’altro, ma obbligare a stare lontani bambini e ragazzi disabili, o iperattivi, o semplicemente molto vivaci, è semplicemente impossibile. Un’altra grande questione sono i docenti: è stato promesso l’arrivo di circa 80mila supplenti di rinforzo, ma quanto al fatto che si presentino in tempo per l’inizio dell’anno scolastico i presidi hanno grossi dubbi. «Metà classe dovrà comunque seguire un altro insegnante, con la conseguenza che si interromperà la continuità didattica, noi abbiamo pensato di sorteggiare i ragazzi per limitare il malcontento dei genitori».

Le famose stanze di isolamento dove tenere gli alunni con sintomi sospetti sono reperibili in certe scuole e non in altre. La ricreazione così come il servizio mensa, il cui spazio dovesse essere riconvertito in aula, potrebbero saltare. Se poi si ammala di Covid un prof o un bidello, ecco nuovi dilemmi: «Neanche in questi casi sappiamo come fare», dice De Luca. Da domani il ministero avvierà un help desk, numero verde più mail, per rispondere ai dubbi dei docenti: «Il nostro problema è che non abbiamo punti fermi». —