Un solo medico ogni 23 istituti: prevenzione a rischio

da la Repubblica

Michele Bocci

Ogni medico dei dipartimenti di prevenzione delle Asl sarà il referente di ben 23 sedi scolastiche. Per far funzionare le linee guida sulla gestione di casi sospetti e focolai nelle scuole dei ministeri alla Salute e all’Istruzione, dell’Inail e dell’Istituto superiore di sanità c’è bisogno di rinforzare il sistema. Ora i camici bianchi sono troppo pochi. Lo dice la logica e lo dice la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti).

Il documento dove si è disposto che ogni scuola abbia un referente nel dipartimento di prevenzione introduce una novità importante, riportando quasi in vita il medico scolastico. Quasi, appunto, perché gli organici sono molto ridotti. In Italia infatti in quelle strutture delle Asl lavorano 1.700 professionisti mentre le sedi scolastiche sono 40mila, raggruppate in 8.290 istituti comprensivi. Anche se i dottori contano sulla collaborazione di tecnici della prevenzione e infermieri, sono troppo pochi per potersi occupare approfonditamente delle singole scuole. Basta pensare che questi professionisti già lavorano all’organizzazione dei tamponi e al contact tracing e a breve potrebbero trovarsi con focolai in tre, quattro o anche più scuole tra quelle delle quali sono referenti. «Ci vorrebbero almeno altri mille medici al lavoro nei dipartimenti di prevenzione», dice Italo Angelillo, presidente della Siti. «Il governo ha stanziato già mesi fa le risorse per assumere un gran numero di camici bianchi, a tempo determina e indeterminato. Fino a 30mila. «Ma ogni regione investe nei settori che crede — spiega Angelillo. Fino ad ora si sono potenziati tanto gli ospedali e poco il territorio. Eppure la prevenzione è un settore centrale. Che soffre, visto che spesso ci si lamenta che le inchieste epidemiologiche e i tamponi non vengono fatti in tempo».

In base al documento con le linee guida, all’interno delle scuole comunque avranno un nuovo ruolo anche i medici di famiglia e i pediatri. Si occuperanno di disporre i tamponi quando ci sono casi sospetti, segnalati dal referente interno alla scuola. Quando arriverà il freddo e con questo le malattie respiratorie stagionali ci sarà il rischio di confondere altre patologie con il Covid, quindi la scelta se fare il test diventerà molto delicata. «È vero che i colleghi entreranno nella partita — dice sempre Angelillo — Ma una volta che arriva la diagnosi di nuovo caso spetterà a noi coordinare l’indagine epidemiologica per ricostruire i contatti dell’alunno e decidere di chiudere la classe e mettere tutti in quarantena ». Se c’è una circolazione del virus ampia nella zona dove si trova la scuola potrebbero essere prese decisioni più drastiche, che possono riguardare un maggior numero di studenti e operatori. «Quello è il nostro lavoro. Abbiamo bisogno di essere più numerosi per svolgerlo al meglio nelle scuole».